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Ci sono anche i Popolari per la Giunta: "Azzeriamola". Testa a testa Di Mauro-Ventura per il dopo Iaccarino

Partita a due tra il forzista Raffaele Di Mauro e il civico Lucio Ventura. Sarà il sindaco Landella a tirare le somme per l'indicazione del prossimo presidente del Consiglio comunale di Foggia dopo aver incontrato tutti i partiti e le forze della coalizione

Fumata nera. Niente presidente del Consiglio comunale di Foggia, per ora. Ripartono le consultazioni nel centrodestra dopo il pronunciamento del Tar Puglia che ha respinto il ricorso di Leonardo Iaccarino.

La novità, rispetto al round precedente, è la partecipazione dei Popolari Pugliesi, sempre al completo al tavolo delle trattative. In più, il sindaco ha ripreso in mano le redini. E cambia il metodo.

Ma andiamo per ordine. Estromessi nella prima fase dei negoziati, perché considerati una forza ibrida - fanno capo all'assessore regionale al Personale Gianni Stea - e guardati con sospetto per quanto abbiano giurato fedeltà a Landella, i Popolari si erano fatti da parte.

Lo spartiacque potrebbe essere stato rappresentato dalla loro apparizione davanti al civico del notaio il 18 febbraio, quando le opposizioni avevano firmato le dimissioni, provando ad azionare la procedura di scioglimento anticipato del Consiglio. Sarebbe allora che la maggioranza avrebbe preso il pallottoliere in mano e subito dopo avrebbe recuperato alla causa il gruppo.

Le rivendicazioni dei Popolari

Il 4 marzo, Massimiliano Di Fonso, Pasquale Rignanese, Antonio Capotosto e Danilo Maffei hanno inviato al sindaco Landella una richiesta di azzeramento della giunta che per loro "è una squadra che non funziona".

A detta dei Popolari manca "una complessiva progettualità di lungo periodo". Così hanno chiesto un'altra verifica politica e un loro coinvolgimento fattivo nelle decisioni della maggioranza.

Sfoderano il manuale Cencelli e chiedono che il riequilibrio dell'assetto della giunta avvenga in proporzione al peso politico, sulla scorta del criterio della rappresentanza consiliare adottato finora. Stando a questo ragionamento, essendo il gruppo costituito da quattro consiglieri, i Popolari Pugliesi dovrebbero avere perfino una posizione in più rispetto ad un assessorato, considerato che le altre forze maggioritarie si sono spartite anche le postazioni di sottogoverno nelle ex municipalizzate.

Da ultimo, hanno sollecitato la convocazione d'urgenza di un tavolo del centro-destra per avviare "iniziative concrete e pragmatiche". Potrebbero essere accontentati in toto, o quasi. Ma forse non subito.

Intanto, hanno partecipato a una prima riunione di maggioranza e venerdì pomeriggio anche alla riunione dei partiti e capigruppo nella sala giunta di Palazzo di Città, in campo neutro stavolta, durata circa un'ora e mezza. E si sono presentati tutti e quattro.

Landella come Mattarella

Non è casuale la parola consultazioni. Se, infatti, prima di andare in Consiglio a mani vuote lo scorso 15 febbraio rinviando l'elezione in attesa del pronunciamento del Tar Puglia sul ricorso di Leonardo Iaccarino, circostanza che era apparsa quasi provvidenziale, il sindaco Franco Landella aveva preferito tirarsi fuori dalle dinamiche per l'indicazione del presidente, ora sembra aver cambiato idea, forse nel tentativo di ricoagulare le forze.

Così, alla fine, si segue il modello della fase preparatoria della formazione del Governo che consiste, appunto, nella prassi costituzionale delle consultazioni. Proprio come il presidente della Repubblica Mattarella, il sindaco incontra uno per uno i partiti per individuare il potenziale presidente del Consiglio che possa ottenere la fiducia della maggioranza. Sentiti gli umori, sarà lui a fare una sintesi e a decidere sulla scorta del sentiment prevalente.

Sarebbe stato il consigliere comunale Lucio Ventura a suggerire il metodo. E proprio lui, il civico di Destinazione Comune, sarebbe ancora tra i favoriti per la sua esperienza. Forse addirittura il preferito del sindaco, che però non può permettersi di far trasparire favoritismi. La conferma arriva anche da qualche emissario che prova a blindare Alessandra Loretti, che equivale a indebolire l'altra proposta rappresentata dal segretario del partito che l'ha indicata. 

Si sarebbe instaurato, infatti, un asse Fratelli d'Italia-Forza Italia affinché Raffaele Di Mauro vada a ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio comunale, che avrebbe in tal caso anche una valenza politica per quanto figura istituzionale.

Quella casella era di Forza Italia e tale resterebbe. Ma Forza Italia dovrebbe cedere l'assessorato alla Sicurezza, affidato meno di quattro mesi fa, che potrebbe andare, per l'appunto, ai Popolari Pugliesi.

Se diventasse presidente, Di Mauro avrebbe inanellato una serie di risultati insperati fino a meno di un anno fa, quando il partito sembrava in rianimazione, per quanto ne potessero dire lui e Giandiego Gatta, che da lì, caparbiamente, non si sono mai mossi.

Il resto della storia è stato scritto anche a livello nazionale. Oggi Di Mauro non è più solo in Consiglio comunale, c'è Antonio Bove a fargli compagnia, per la durata della sospensione dalla carica di Bruno Longo.

Il primo partito del giro di consultazioni è proprio quello di Stea, i Popolari. Segue la Lega e domenica c'è Fratelli d'Italia. Poi dovrebbe toccare a Forza Italia. Nel mezzo, ci sarebbero anche civici e indipendenti. Martedì la coalizione conta di avere il nome pronto.

Rimpasto rinviato

La maggioranza pare voglia risolvere un problema alla volta. Prima proverà ad archiviare la pratica del successore di Iaccarino, per arrivare preparata al Consiglio comunale giovedì 11 marzo. Solo dopo si concentrerà sulla giunta, per quanto poi le mere sostituzioni possano avvenire quasi contestualmente. La Lega rimpiazzerà per conto suo la dimissionaria Raffaella Vacca. Potrebbe toccare a Concetta Soragnese, così da far scattare Antonio Vigiano, segretario cittadino e primo dei non eletti. Così tutto tornerebbe nel partito di Salvini.  

Consiglio comunale vis à vis

La conferenza dei capigruppo si è riunita giovedì e il Consiglio comunale è stato fissato dopo una settimana, l'11 marzo. La seduta è stata convocata in presenza, per la prima volta dopo sei mesi su Zoom, ma a porte chiuse in diretta streaming. L'ex candidato sindaco della coalizione di centrosinistra Pippo Cavaliere, su tutti, aveva da tempo sollecitato la verifica delle condizioni per tornare in aula.

Il primo punto all'ordine del giorno è la surroga di Leonardo Di Gioia, a distanza di quasi un mese dalle dimissioni presentate il 15 febbraio scorso, data dell'ultima riunione della massima assise. Entra Antonio De Sabato che lo sostituirà anche nella commissione Bilancio dopo la modifica che dovrà ratificare contestualmente l'aula. Al terzo punto c'è l'elezione del presidente e seguono tutti gli argomenti a partire da una sfilza di debiti fuori bilancio saltati nelle precedenti sedute una volta venuto a mancare il numero legale.

Il vice presidente del Consiglio comunale Giulio Scapato, alla vigilia della conferenza dei capigruppo, non aveva escluso l'opzione di evitare l'inserimento dell'elezione del presidente all'ordine del giorno pur di superare l'impasse e sbloccare i lavori del Consiglio.

Il Pd si dimostra ormai decisamente insofferente e parla di una "traballante baracca amministrativa", preconizzando "l'allargamento del conflitto all'interno della maggioranza e tra il centrodestra e il sindaco", per un semplice motivo: "Bisognerà trovare una quadra che non si era trovata quando era in ballo una poltrona, figuriamoci ora che è a disposizione una delle postazioni di governo più ambite per capacità di spesa e conseguente visibilità politica".

De Sabato scalpita

Antonio De Sabato parte in quarta, per mutuare il gergo automobilistico che ha scelto alla vigilia dell'insediamento. Vuole cambiare il motore della città, quello che la fa funzionare. "Si è rotto, forse definitivamente. Il tema non è solo aggiustarlo, rimettere insieme i pezzi. Il tema è sostituirlo, costruirne uno nuovo". Lo scrive in qualità di presidente dell'associazione culturale Possibili Scenari - Uniti da Foggia, prima di fare il suo ingresso in Consiglio comunale, in un momento decisamente critico.

È rimasto ai box per poco meno di due anni e oggi quasi non se ne fa un cruccio, perché li ha passati a intessere altre relazioni, "lavoro sottotraccia", come l'ha chiamato lui. Ringrazia Leonardo Di Gioia, da cui lo separavano 144 voti - lui ne aveva presi 563 - e qualche divergenza di opinione sulle scelte politiche, eppure legati da un cordiale rapporto di stima e reciproco rispetto. Già a maggio del 2019 si vociferava che l'allora assessore regionale si sarebbe fatto da parte per fargli posto, ma niente. Qualche mese dopo rassegnò le dimissioni, piuttosto, da assessore.

De Sabato, intanto, ha convogliato intorno al suo progetto La Società Civile, i ragazzi di Ottavia, No Cap e altre realtà del terzo settore e porta tutti in Consiglio, convinto che Foggia abbia bisogno di "unirsi intorno ad un'idea di città capace di tenere insieme tutti". Vuole lavorare a una progettazione partecipata, farne una questione collettiva, "un’occasione per Ri-costruire una città migliore". L'entusiasmo non gli manca di certo. "Giovedì sarà un giorno speciale". Ma dice bene, "nel marasma della politica locale".

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