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Emiliano e Lopalco muti sulla Puglia 'arancione'

Silenzio dell'assessore regionale alla Sanità, unico epidemiologo a ricoprire anche questo incarico, e del governatore sulla classificazione delle regioni che stabilisce misure differenziate, mentre i cittadini aspettano spiegazioni

Le regioni 'arancioni' sono solo due, come ormai arcinoto: Puglia e Sicilia. La prima è l'unica regione d'Italia ad avere un assessore alla Sanità epidemiologo, di questi tempi un supertecnico. Prima di diventare assessore alle Politiche della Salute e al Welfare (ufficialmente il 20 ottobre scorso), Pier Luigi Lopalco è stato a capo della task force regionale per l'emergenza Covid. Non è arrivato ieri.

Il 6 marzo, il presidente della Regione Michele Emiliano lo ha nominato, con proprio decreto, responsabile della struttura speciale di progetto Coordinamento Regionale Emergenze Epidemiologiche in seno all'Aress, agenzia regionale strategica per la salute e il sociale, presentato come "uno dei massimi esperti italiani per la gestione dell'emergenza Coronavirus". Ad agosto, quando ha ufficializzato la sua decisione di candidarsi nella lista Con, ha rinunciato al contratto - dell'importo complessivo di 120mila euro lordi l'anno, cifra corrispondente al suo stipendio all'Università di Pisa - continuando a prestare a titolo gratuito la sua collaborazione al gruppo di lavoro per l'emergenza epidemiologica in qualità di consigliere scientifico.

Emiliano lo aveva visto in tv prima di ingaggiarlo. Le sue apparizioni televisive, già allora, erano frequenti, fino a una sovraesposizione mediatica che nel pieno della prima ondata ha caratterizzato un po' tutti gli epidemiologi e i virologi, figure prima quasi sconosciute al grande pubblico.

Le ospitate di Lopalco, specie nei network nazionali, continuano con una cadenza frequente. Il presidente della Regione Puglia, dal canto suo, è arrivato finanche a comunicare prima dai network nazionali informazioni come la chiusura delle scuole. Oggi non hanno detto una parola. Nessuna traccia di dichiarazioni sui social o agli organi di informazione.

Interpellato, l'assessore alla Sanità non risponde. I cittadini bussano e pretendono spiegazioni proprio da loro sulla classificazione, domandandosi perché da ieri sera. E le meritano, specie in un momento convulso come questo. Nella babele generata dal Dpcm, da lunghe ore regna il silenzio, a parte la conferma dell'ordinanza sulle scuole chiuse in Puglia a dispetto delle indicazioni del governo.

Nino Spirlì, presidente facente funzioni della Calabria, regione 'rossa', ha annunciato che impugnerà l'ordinanza del ministro della Salute; il governatore Attilio Fontana ha parlato di "schiaffo alla Lombardia"; il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio lamenta due pesi e due misure. La Puglia non ha fiatato. Il nodo sono gli indicatori che collocano una regione nello scenario di tipo 3 o 4. Quelli che definiscono la resilienza sono 11. È indubbio che alcuni criteri configurino precise responsabilità politiche. Oltre all'incidenza Rt, l'indice di trasmissibilità del contagio, che indica una tendenza, si valuta la sofferenza del sistema a partire dal tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva.  Altri indicatori afferiscono all'attività di contact-tracing, personale sanitario a disposizione, dati che riguardano l'organizzazione del sistema sanitario regionale. Le Regioni conoscevano questi parametri da 24 settimane. "Bisogna leggere i dati nella loro interezza - ha avvisato oggi il Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza, nella conferenza stampa con il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, per illustrare gli indicatori che hanno portato all’ordinanza del 4 novembre - sia l'incidenza attuale di infezione, sia la tendenza Rt, sia i dati di resilienza". E ha evidenziato che per quanto l'Rt di una regione o il numero di casi possano essere bassi, si tiene conto anche dei posti letto occupati.

È plausibile che, prima di esprimersi, Emiliano e Lopalco abbiano preferito aspettare la conferenza stampa del ministero della Salute e l'esito della Conferenza Stato-Regioni convocata nel pomeriggio dal ministro Francesco Boccia. Altrimenti, sarebbe mutismo selettivo.

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