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Foggia e quella 'svolta' che non c'è stata: con Di Gioia "agricoltura ko" (mentre lui pensa alla Lega)

Emiliano cerca il sostituto, in pole Pentassuglia, dem tarantino già assessore di Vendola alla sanità. La Capitanata potrebbe restare con un solo rappresentante territoriale. Se non si può crescere, si indietreggia

Nell’ambiente regionale le considerazioni si sprecano all’indomani delle dimissioni dell’assessore regionale all’Agricoltura, Leonardo Di Gioia, e paiono vertere unanimemente su un fatto: chi esce con le ossa più rotte dalla vicenda è il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. “Doveva togliergli le deleghe molto tempo prima, invece ha continuato, anche a fronte della dichiarazione di voto alla Lega da parte di Di Gioia in occasione delle Europee. Lui si è certamente indebolito dal punto di vista della credibilità, ma Emiliano ha fatto la magra figura di chi si preoccupa solo dei voti, incurante del progetto politico. Un danno di immagine pesantissimo”. Aperti a tutto, insomma, dalle parti del centrosinistra, rassegnati agli allargamenti alla Emiliano, ma la Lega proprio no. Gli strali e le richieste di dimissioni erano ormai quotidiane. Certo, l’ex assessore non se ne doleva, d’altronde è notoria la sua imperturbabilità. “Come fai a tenere insieme la sinistra di Borraccino e la Lega? E’ assurdo. Non ti crede più nessuno. Si è tirato appresso un canea a livello nazionale, ma è voluto andar dritto”. E ha perso. Oggi è Di Gioia a mollarlo. E a decidere finanche il quando: decorrenza dal 5 luglio. E’ a Roma in queste ore, a decidere e gestire. Emiliano accetta. Accetta tutto. L'ormai consigliere dovrebbe, pare, restare in maggioranza. "Almeno fino a quando la Lega, finora rimasta in silenzio, lo chiamerà a sé, premiandolo". 

D'altronde, che per le dimissioni, le seconde, fosse solo questione di tempo era convinzione diffusa negli ambienti di giunta e di consiglio regionale. Le difficoltà di gestire un assessorato pesante e complesso come quello all’Agricoltura e lo spostamento sempre più a destra del foggiano ex An-PDL hanno formato un combinato disposto che sarebbe esploso prima o poi. O imploso, a seconda dei punti di vista e delle prospettive che serba oggi l’ex assessore. “Le nomine in Arif? Un pretesto. Con quale credibilità e lealtà politica si accingeva ancora a chiedere nomine e poltrone? Lo sa bene che non è più affidabile. Solo Emiliano era convinto che a lui non l’avrebbe mai fatto. E invece l’ha fatto. Lo fa con tutti”, lo sfogo.

C’è chi lo dà valigia in mano verso Roma, grazie ai buoni rapporti col Ministro leghista Gianmarco Centinaio. “E’ un calcolatore, se lo ha fatto è perché i tempi sono maturi per altro”. In pole enti come Ismea o Agea. Ma non è detto, pare si muova altro anche. C’è chi invece legge in questo gesto una sorta di canto del cigno. “I psr hanno subito una gestione disastrosa, la xylella anche, sta aggredendo i frutteti, il mondo dell’agricoltura è in subbuglio. Coldiretti ha plaudito come non mai, Confagricoltura anche. Di Gioia era in un vicolo cieco. Le questioni gli sono esplose in mano. Sa bene che rischia di passare alla storia come il peggior assessore all’Agricoltura di sempre”. Per non parlare del dato politico-elettorale: “700 voti alle elezioni amministrative a Foggia nonostante la doppia preferenza sono un’inezia, il voto a Casanova nell’urna non s’è visto. Non è che l’europarlamentare leghista da lui sostenuto abbia avuto questa grande perfomance sul territorio foggiano: dove sono i suoi voti?”.

Si ammorbidisce, intanto, la posizione della Lega. Il segretario provinciale, Daniele Cusmai, non risparmia critiche (come ha sempre fatto) ma, questa volta, decide di usare bastone e carota (dopo il voto di Di Gioia a Massimo Casanova): “Era una cosa che non ci aspettavamo, non conosciamo né le problematiche interne a questa scelta né le ambizioni di Di Gioia - dichiara a Foggiatoday-. Come Lega siamo sempre stati critici verso le politiche statiche del suo Assessorato che non ha dato sviluppo ad imprese e aziende che si sono ritrovate a fare i salti mortali pur di restare vive, senza ossigeno, viste tutte le complicazioni legate ai PSR. Ma altrettanto - aggiunge (ed è qui la novità, la 'carota') - comprendiamo benissimo che c’è tanta burocrazia, i funzionari non sempre aiutano, è il Governo regionale peggiore degli ultimi anni, dunque ci sono stati sicuramente diversi fattori che hanno portato insofferenza verso questo ruolo ricoperto da Di Gioia”.

Intanto dalle parti dei consiglieri di maggioranza rimasti, Napoleone Cera e Paolo Campo, non vi sarebbe nessuna volontà di andare a sostituire Di Gioia in quel bailamme. Né Emiliano si fiderebbe dei due. A ciò si aggiunga la saturazione degli assessorati "esterni" (c'è chi accarezzava l'idea Gentile ma non c'è spazio per esterni"). Il tentativo potrebbe essere quello di spaccare il fronte C-Entra il futuro e l’asse Amati-Pentassuglia, con la nomina di quest’ultimo, destinato a fare l’assessore gli ultimi dieci mesi di consiliatura. Accetterà il dem tarantino? Potrebbe. Se così fosse alla Capitanata resterebbe solo un assessorato, quello di Piemontese, per il resto, dal Gargano alla Bat, null’altro. E pensare che quel pacchetto di deleghe in mano a Di Gioia in un territorio a vocazione agricola era stato immaginato come “la svolta” per la provincia di Foggia. La storia si ripete: se non si può crescere, non ci sono margini che tengano per indietreggiare. Nessun commento intanto dal Pd provinciale, primo alleato del civico foggiano.

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