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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica Manfredonia

Incubo Energas, la crisi energetica spinge il deposito di gpl più grande d'Europa: ’ni’ da Roma preoccupa

L'ultima parola spetta al Governo. Appello alle forze del politiche del deputato Antonio Tasso di Manfredonia che ha provato a strappare in aula una presa di posizione del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani

Lo shock energetico e il rebus degli approvvigionamenti per effetto della guerra in Ucraina rischiano di spingere il progetto Energas per la realizzazione del mega deposito costiero di Gpl a Manfredonia, sebbene non si tratti di un rigassificatore. Le parole del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, in risposta a un’interrogazione del deputato Antonio Tasso, vice presidente del Gruppo Misto e capogruppo Maie (Movimento associativo italiani all’estero), a seconda dell'interpretazione, per quanto fossero misurate e lungi dall’esprimere una posizione che il parlamentare manfredoniano ha provato a strappargli durante il question time, lasciano trasparire un rinnovato interesse di provenienza incerta alla realizzazione dell’opera, che però confliggerebbe con le sue opinioni personali e la denominazione stessa del suo dicastero.

Dopo tre riunioni della conferenza dei servizi e il diniego all'intesa da parte della Regione Puglia, la patata bollente è passata al ministero della Transizione ecologica e al dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei ministri, per una possibile deliberazione del Consiglio dei ministri, come ha confermato in aula il titolare del dicastero. In quel di Roma, sul piatto della bilancia ci sono i pro e i contro.

Il ministro Cingolani ha promesso all’onorevole Tasso di prendere in carico la questione sul serio, perché ammette come, in un periodo piuttosto convulso, gli accadimenti abbiano rimescolato l’ordine delle priorità. Cammina sulle uova, in bilico tra ipotetici benefici e svantaggi. “Da un certo punto di vista, non è strettamente vero che non sia pertinente al Pnrr – ha detto in aula in riferimento alla coerenza del progetto con gli obiettivi del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza - perché nel settore trasporti il Gpl è ancora tra i carburanti alternativi per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del comparto nella direttiva 'Dafi' (acronimo di Directive on Alternative Fuels Infrastructure, direttiva per la realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi, ndr). Però, è anche vero che noi nel Pnrr siamo andati oltre, stiamo parlando già di Synthetic fuel e di altre cose che, oggettivamente, con il passare di questi anni molto veloci nello sviluppo di tecnologie, potrebbero essere di interesse ben superiore anche ai fini della decarbonizzazione. Per quanto riguarda gli usi domestici, il Gpl rimane comunque un principale combustibile utilizzato per riscaldamento e produzione di acqua calda e sanitaria in tutte le zone che non sono connesse alla rete dei metanodotti; quindi, da questo punto di vista, non si può dire che non serva”. D’altro canto, però, osserva come l’Italia stia accelerando sull’elettrificazione.

Le ulteriori valutazioni presentate alla Camera, sinteticamente, attengono alla capacità di stoccaggio che aumenterebbe di circa il 50% rispetto alla zona di approvvigionamento. “Questo, sicuramente, darebbe un'importante e significativa riduzione delle percorrenze delle autobotti per il rifornimento delle stazioni di servizio e, quindi, potrebbe avere un impatto ambientale positivo; però è altrettanto vero che stiamo parlando comunque di un carburante, in ultima analisi, fossile”. Dopo la sollecitazione del deputato, assieme ai suoi tecnici, si è dedicato proprio ad una analisi utile a soppesare le attuali tecnologie, in modo da portarla “ben istruita” in Consiglio dei ministri prima possibile.

Il deputato Antonio Tasso ha provato a fornire la sua esegesi: la risposta “va interpretata alla luce delle convinzioni del Mite (favorevole ad Energas) e del ministro (contrario al Gpl)”. Si avventura in una ‘traduzione’ delle dichiarazioni che alternerebbero nozioni che arrivano direttamente dagli uffici e riflessioni personali. Le sue supposizioni lasciano ben sperare: secondo lui, il ministro Cingolani sarebbe pronto a dire ‘no’ a Energas, mentre gli esperti del ministero sarebbero propensi all’iniziativa, da qui l’ambivalenza della risposta.

Il parlamentare sipontino lo ha detto chiaro a tondo al ministro: “Non concedete l'autorizzazione richiesta per quel mega deposito di Gpl, anacronistico, obsoleto e, come abbiamo detto, non propriamente strategico per il nostro Paese, contro il quale siamo determinati ad andare avanti con tutti i mezzi, legali e legittimi, a nostra disposizione”. Il parlamentare eletto in Capitanata ha già intercettato un po’ tutti i ministri e ha consegnato un report ‘light’ per agevolare l’approfondimento della questione che saranno chiamati a valutare. A loro ha detto le stesse parole pronunciate in aula al ministro: “Lasciateci la libertà di scegliere il futuro nostro e dei nostri figli”. I ministri, a quanto sembra, potrebbero fare molto affidamento sulla relazione del collega Gingolani. Il titolare del dicastero dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, potrebbe essere favorevole al deposito costiero.

“Anche una decisione autorizzativa del Consiglio dei ministri è appellabile al Tar e al Consiglio di Stato”, ricorda oggi il deputato Tasso, per dare l’idea della battaglia a colpi di carte bollate che partirebbe nel caso di un sì del Governo, con relativa perdita di tempo.

“Tra le altre cose, elemento importantissimo, l’autorità portuale non ha neanche quella banchina di attracco delle navi gasiere che anni fa era stata promessa ad Energas perché, giustamente, una governance portuale non può aspettare tutti questi anni per rendere efficiente una banchina – spiega il parlamentare che con Agiamo, la sua forza politica sul territorio, non ha mollato di un centimetro anche in tempi non sospetti - Dall’inchiesta ‘Omnia nostra’, come ho evidenziato nella mia interrogazione, è emerso l’interesse della criminalità organizzata locale”. Sapendo che vogliono metterci le mani sopra, secondo il suo ragionamento, è impensabile autorizzare l’opera: “Ho interessato su questo la Commissione antimafia che ha acquisito il fascicolo. Ho parlato direttamente con Morra che convocherà delle audizioni”.

Dal Consiglio comunale straordinario del 17 marzo scorso è arrivato forte e chiaro un ‘no’ bipartisan con la plebiscitaria convergenza sulla mozione di contrarietà presentata dal sindaco Gianni Rotice, che nelle ultime ore non ha nascosto le sue preoccupazioni sull’accelerazione impressa al progetto. A detta sua, “qualche lobby sta spingendo per riesumare un progetto obsoleto e inutile rispetto alle vere prospettive e alle politiche energetiche, che sono orientate a fonti alternative a quelle fossili”. Ha annunciato che avrebbe chiesto un’audizione presso i ministeri competenti.

Frattanto, l’associazione politico culturale Manfredonia Nuova, ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nella lettera a firma della presidente, Iolanda D’Errico, e della consigliera comunale Giulia Fresca, si invoca il suo interessamento (“Consapevoli che non spetta a lei, signor presidente, definire ‘l’indirizzo politico del Governo’ confidiamo in un suo autorevole intervento  presso l’esecutivo”). La città si era già espressa con un referendum nel 2016 e non ha mai cambiato idea.

“Il Consiglio comunale monotematico a Manfredonia è stata una chiamata alla corresponsabilità di tutte le forze politiche di tutti gli schieramenti che lì si sono espresse e hanno detto no. Ognuno adesso si deve impegnare presso i propri ministri – è l'appello di Antonio Tasso che fa il paio con quello del sindaco - Le azioni da fare sono essenzialmente due: la prima è un pressing fortissimo sui ministri, la seconda è la variazione puntale della destinazione d’uso di quell’area e il Comune di Manfredonia lo può fare immediatamente, in tempi brevi”.

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