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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Il difficile inizio del Landella bis: assessori 'commissariati' e tensioni nella tecnostruttura

Ad inasprire il clima che si vive nel Palazzo ci mancavano solo le deleghe consiliari che hanno, di fatto, svuotato di senso e gestione alcuni assessorati, moltiplicando i riferimenti politici della tecnostruttura

C’è maretta tra i dirigenti comunali. Lo spacchettamento degli assessorati operata dal sindaco Landella quest’oggi con la firma di ben 12 deleghe consiliari non sarebbe stata notizia gradita agli uffici. E il motivo è presto detto: la parcellizzazione delle deleghe creerebbe non pochi problemi in ordine alla titolarità politica dei vari settori, costringendo non solo gli assessori a limitare, e di molto, il loro raggio d’azione (una sorta, come già ironizza qualcuno, di “commissariamento” degli assessorati), ma creerebbe non pochi problemi di raccordo con la struttura tecnica, che si ritroverebbe, nell’ipotesi migliore, ad avere ben due riferimenti politici, tre-quattro nella peggiore. Una sovrapposizione intollerabile, in merito alla quale la tecnostruttura, si mormora, avrebbe già fatto pervenire tutta la propria insoddisfazione al sindaco.

A questa aggiungasi lo svilimento degli assessori stessi, costretti a ritrovarsi con delle deleghe di fatto vacanti (si pensi, per citarne qualcuno, a Paolo La Torre, ad esempio, che avrebbe l’urbanistica ma senza la programmazione, data al consigliere dei Fratelli d’Italia già assessore all’urbanistica Francesco D’Emilio; o Claudio Amorese, a cui  spetterebbe l’Annona ma che di fatto è stato privato dello Sportello Attività produttive). Per tacere del fatto che alcune deleghe, istituto previsto dal Tuel “entro certi limiti”, vengono considerate illegali, a partire da quella ai Lavori Pubblici consegnata a Francesco Morese, già assessore all’Ambiente e fidatissimo di Landella, “sacrificato” per far posto in giunta ad Anna Paola Giuliani (Cultura) ma al quale Landella aveva sin da subito promesso “una delega di rilievo”. Delega sì ma, a conti fatti, quello sarebbe un assessorato, si mormora: ergo, non si può fare.

Una insoddisfazione generalizzata, insomma, che rischia di diventare una tenaglia per il sindaco, diviso tra i rimbrotti degli assessori (e dei partiti), le doglianze dei gruppi consiliari di riferimento, nonché, ciliegina sulla torta, della tecnostruttura, col rischio che la stessa attività amministrativa ne risulti bloccata, impantanata nella confusione di ruoli e input incrociati. Uno scenario non idilliaco che va ad aggiungersi ad una profonda frattura che solcherebbe il Palazzo già da un po' di tempo e che vedrebbe gli ultimi, pochi dirigenti rimasti (dopo i pensionamenti degli ultimi mesi) in aperta collisione col segretario generale, Maurizio Guadagno.

“È in corso una guerra a farlo fuori” afferma un beninformato. Che, tra l’altro, sostiene come anche gli ultimi bandi per individuare profili altamente specializzati in alcuni settori abbia creato ulteriori malumori nella tecnostruttura "rimasta".

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