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Il mantra degli "interessi personali" che lacera la maggioranza a Lucera

Scambio di reciproche accuse tra i fuoriusciti e il sindaco dimissionario. In 13 stano con lui: "Impensabile sfiduciarlo, restiamo uniti". Le elezioni provinciali tra le cause che hanno contribuito alla crisi

Ruota intorno a "interessi e ambizioni personali", in modo quasi speculare, lo scambio delle reciproche accuse, negli ultimi giorni, tra i fuoriusciti dalla maggioranza e il sindaco dimissionario Giuseppe Pitta.

A giudicare dalle dichiarazioni delle liste Con e Agricoltori per Lucera, la candidatura al Consiglio provinciale più che un pretesto, come nei più sanguinosi conflitti, sarebbe la goccia che ha fatto traboccare il vaso e non propriamente la miccia che ha scatenato la crisi a Palazzo Mozzagrugno, per quanto sottaciuta.

La mancata convergenza sull'indicazione di Vincenzo Checchia, capogruppo di Con Lucera, avrebbe contribuito ad alimentare i dissapori nella maggioranza. Un candidato era già stato designato per le elezioni di secondo grado che da decreto dovranno svolgersi entro i sessanta giorni dopo le elezioni comunali. La circostanza è stata relegata nella sfera del 'non detto' almeno da Pitta e dai suoi, ma ogni riferimento non è puramente casuale.

"Ritengo completamente immotivato ed irresponsabile rischiare di mandare al voto una città perché dei consiglieri non vanno d'accordo, o perché vogliono fare qualcosa", ha detto oggi l'avvocato Giuseppe Pitta in una diretta social per consegnare ai cittadini le ragioni delle sue dimissioni dalla carica di sindaco di Lucera, anticipate a FoggiaToday nel giorno in cui le ha protocollate.

"Non sono stato eletto per amministrare un'allegra comitiva". Le motivazioni della crisi "sono quelle dei disaccordi, delle ambizioni personali più o meno legittime - ha detto oggi il sindaco dimissionario - Non credo debbano mettere in discussione e in crisi una città".

Si rivolge direttamente ai 4 consiglieri del gruppo Con, diventati cinque con la fuoriuscita degli Agricoltori per Lucera, che hanno abbandonato la maggioranza. "Lo hanno fatto secondo me a cuor leggero, devono riflettere bene sulla responsabilità che si assumono. Il patto con la città va rispettato". Lancia una provocazione: "Credo che adesso si debba dimostrare alla città di avere gli attributi per governare in una situazione di grossa difficoltà". E avverte: "Non baratterò mai l'interesse della città per interessi personali o politici".

Di velleità e ambizioni hanno parlato anche le liste Agricoltori per Lucera e Con Lucera, nella conferenza stampa del 29 maggio nelle loro operazione verità"In sette mesi, Giuseppe Pitta non è riuscito a cambiare il segno di una azione amministrativa scarica, difforme, disorganizzata. Non ha saputo ascoltare la voce di chi più volte gli ha chiesto il conto rispetto a dinamiche poco trasparenti, decisioni poco condivise, ambizioni troppo preminenti, atteggiamenti poco rispettosi. Non parliamo di richieste di poltrone, di veti strumentali o altro, ma di sacrosante rimostranze presentate nel corso di questo mandato, nell'esclusivo interesse dalla collettività".

Cinque consiglieri "non riponevano più la loro fiducia in lui e nell'intero progetto". Solo potere e poltrone, rinfacciano dal canto loro i fuoriusciti. "Chi pensa che dietro la decisione delle liste ci sia il consigliere regionale Antonio Tutolo non ha capito nulla dello spirito che alimentava il nostro movimento", avevano tenuto a precisare. In buona sostanza, hanno addebitato ogni responsabilità a Pitta e al suo atteggiamento. "Questi cinque consiglieri non hanno abbandonato la nave ma sono stati quotidianamente, a piccoli passi, in maniera subdola, accompagnati all'uscita di quella nave".

E poi hanno elencato i passi indietro che sono stati costretti a fare. "Si sono stabiliti in corso d'opera criteri del tutto capotici per la definizione di alcuni incarichi, come nel caso della presidenza del Consiglio che ha visto la scelta del consigliere più votato della lista più suffragata, un principio che non è stato mai condiviso con tutta la coalizione e che mai prima di quel momento era stato usato. In quel momento, pur non condividendo non la persona ma il criterio e il modo in cui quel criterio è stato calato dall'alto, abbiamo preferito non creare motivi di tensione e cominciare subito a lavorare".

Stesso discorso per le elezioni provinciali: "Anche in questo caso, il sindaco aveva già deciso chi fosse il consigliere designato alla provincia, già in passato siamo stati abituati a lavorare tutti insieme per raggiungere obiettivi comuni senza avere l'assillo della poltrona. Avremmo continuato volentieri così, puché si lavorasse e si conseguissero risultati per la città".

Hanno intravisto una minaccia anche nell'operazione che avrebbe portato alla costituzione del nuovo gruppo Popolari per Emiliano che "non solo voleva scompaginare gli equilibri politici, ma guardava direttamente alle elezioni provinciali mediante accordi con forze politiche fino a quel momento a noi estranee". E poi arrivano al punto, quello che Pitta addebita a loro: "È verosimile pensare che sul tavolo ci siano finiti solo ed esclusivamente gli interessi e le ambizioni personali di più di qualcuno".

Oggi, intanto, tre assessori e dieci consiglieri comunali, i reduci della maggioranza di Pitta, rinnovano stima e sostegno al sindaco dimissionario Giuseppe Pitta. Si tratta degli assessori ai Servizi Sociali Emanuela Gentile, alla Cultura Carolina Favilla, alle Politiche del Lavoro Alfonso Trivisonne, del presidente del Consiglio comunale Piero Di Carlo e dei consiglieri Maria Angela Battista, Antonio Scirocco e Mario Coccia (lista Pitta sindaco), Pasquale Colucci e Rossella Travaglio (eletti nella lista Agricoltori per Lucera ma fuoriusciti dal gruppo che ha abbandonato la maggioranza), Maria Barbaro e Gianpaolo Conte (La Pagnotta), Tonio De Maio e Pia Preziuso (Lucera al Centro).

"Giuseppe è il Sindaco che abbiamo scelto e supportato non soltanto in campagna elettorale, ma soprattutto nei difficili e pochi mesi in cui abbiamo avuto l'onore di amministrare insieme la Città di Lucera - scrivono - Il nostro primo cittadino ha operato sempre e soltanto pensando al bene collettivo, nel rispetto delle regole e della grave condizione sanitaria in cui la nostra città si è ritrovata in uno dei  suoi periodi più tristi, bui e complicati, senza far mancare mai il dibattito e il confronto democratico. Riteniamo assolutamente impensabile sfiduciarlo dopo soli sette mesi senza ragioni plausibili,  provocando in questo momento storico lo stop dell'azione amministrativa. Ora più che mai gli siamo vicini ed onoriamo il patto con la nostra Città. Restiamo uniti".

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