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Voto o non voto, i big foggiani dei cinquestelle mettono le cose in chiaro: "Basta Lega" (e Conte non si tocca)

I parlamentari Faro, Menga, Lovecchio e Naturale sulla crisi di Governo. Parlano anche Barone e Furore. L'on. Tasso: "Mi dicevano di non avere contatti con il PD"

Il tormentone dell’estate agostana troverà soluzione nelle prossime ore. Per domani il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fissato la seconda ed ultima tornata di consultazioni, quella decisiva. I partiti sono in fibrillazione, i parlamentari pure. I pontieri sono al lavoro da giorni. Quale sarà la soluzione alla crisi di Governo innescata venti giorni or sono, o poco meno, dall’ex ministro e leader della Lega, Matteo Salvini? La scelta è nelle mani del Movimento 5 Stelle. Opterà per un ritorno tra le braccia dell’ex alleato (tornato a Canossa), farà un patto di legislatura con l’odiatissimo Pd o si andrà al voto anticipato? L’unica ipotesi che sembra potersi escludere al momento è la terza, ovvero le urne, che rischiano di essere un “bagno di sangue” per il Movimento, attese le percentuali odierne (più che dimezzate). Ad escludere il voto è sceso in campo finanche Beppe Grillo.

Ma la base è in rivolta contro il Partito Democratico, l’odiato Pd contro cui i cinquestelle hanno creato e costruito per molti versi il loro successo elettorale; la Lega invece è stata giudicata ormai inaffidabile e poi c’è Giuseppe Conte, il premier dimissionario che “il popolo ama” e “dal quale non si prescinde”, che ha escluso un suo ritorno alla guida di un governo gialloverde II (tant’è che Salvini ha offerto la prima poltrona allo stesso Di Maio, solleticando le ambizioni del giovane campano). E però nelle ultime ore è ricominciato il fuoco amico su Nicola Zingaretti che sta conducendo la difficilissima trattativa con la pubblicazione dal fronte dem della foto che immortala Conte festeggiare l’approvazione del Decreto Sicurezza. E Di Maio sa bene che Conte è l’unico totem in grado di far digerire l’accordo dem al popolo pentastellato. Come se ne esce?

Anche perché la partita contiene al suo interno altre partite non meno piccole e non meno importanti, che è d’obbligo attenzionare per bene comprendere il quadro in cui si muove la crisi: nel Pd è in corso una lotta intestina sotterranea tra Renzi e Zingaretti sulla leadership e, collateralmente, per la creazione di un nuovo soggetto politico del senatore di Rignano (sicuri che Renzi, che governa i gruppi parlamentari dem, ha in mente un governo di legislatura e non una parentesi di governo per strutturarsi meglio?); stesso dicasi in Forza Italia, dove è in corso il distaccamento della costola “totiana”. Per tacere dei cinquestelle, divisi in diverse sensibilità che rischiano di minare la leadership di Di Maio. In questo quadro una certezza c’è: Mattarella vuole una risposta e la vuole nelle prossime ore. I parlamentari “semplici”, coloro che non sono coinvolti nelle trattative, non possono che osservare ed aspettare. La risoluzione della crisi è nelle mani dei Cinquestelle. E se le sensibilità più marcatamente pro Lega sperano in un ritorno con l’ex alleato (fino a Paragone, che ha giurato di tornare a fare il giornalista se dovesse materializzarsi un accordo col Pd), i parlamentari foggiani non sembrano disdegnare un governo giallorosso.

Osserva la deputata foggiana Rosa Menga: “Al MoVimento spetta il compito di risolvere una crisi aperta in spiaggia dal Ministro Salvini, che ha irresponsabilmente deciso di troncare un’esperienza di Governo che in soli 14 mesi aveva già dato molti frutti e che aveva il consenso dei cittadini, che apprezzavano sempre più la figura del Premier Giuseppe Conte. Non è neanche stato in grado di spiegare agli italiani i veri motivi, ma al Presidente Conte ha lasciato intendere non troppo velatamente che si trattava di ambizione personale. I sondaggi gli facevano troppo gola, al punto da prevaricare sugli interessi del Paese, che con questa mossa azzardata rischia l’esercizio provvisorio in bilancio e l’aumento dell’IVA. Nonostante questo – aggiunge-, per me vale il detto “tieniti stretti gli amici e ancor più stretti i nemici”: ritenevo che la soluzione migliore fosse cogliere gli evidenti segnali di pentimento del “figliol prodigo” Salvini e provare a ricucire con la Lega. Evidentemente ciò non è stato possibile data l’inaffidabilità dell’interlocutore, l’impossibilità da parte della Lega a sostituirlo con un’altra figura e il rifiuto di Conte, che noi riteniamo una risorsa indispensabile. Dunque, così come abbiamo fatto dopo le elezioni del 4 marzo 2018, ci ritroviamo anche adesso a dettare le regole del gioco facendo valere la nostra maggioranza relativa in Parlamento. Abbiamo già proposto dieci punti di un programma di Governo, che rappresentano per noi dieci temi irrinunciabili: dagli investimenti per il sud alla lotta alle mafie, dalla riforma della giustizia alla tutela dell’ambiente. Il dialogo con il PD di Zingaretti è in corso e quel che è certo è che non accetteremo alcun accordo al ribasso. Il MoVimento 5 Stelle non teme mai il giudizio degli italiani e, se le nostre condizioni non venissero accolte, volentieri daremo nuovamente a loro la parola mediante il ritorno alle urne”.

Dello stesso tenore le considerazioni di Maria Luisa Faro, deputata garganica: “E’ chiaro che l’esperienza con la Lega mi ha molto segnata soprattutto perché sono stati traditi i cittadini e le loro speranze, ma la legge elettorale  (ricordo che il M5s ha votato contro)  e i conseguenti risultati hanno portato il Movimento a fare determinate scelte per realizzare il programma promesso. Qui non si tratta “con chi” ma è importante “cosa”! 10 punti, importanti per il Movimento 5 stelle, norme di buon senso che possono essere fatte con chi vuole davvero cambiare questo Paese”. “Io sono in Commissione Bilancio – evidenzia- e facevo parte anche del tavolo Piano per il Sud con Barbara Lezzi voluto dal presidente Conte e che ha messo in cantiere tante iniziative per lavoratori, imprese e i territori del Sud. L’interruzione di questo lavoro crea danno ai cittadini e questa è la cosa più grave”. “Allora – si chiede-, cosa bisogna fare, restare a guardare? Bisogna essere sinceri, responsabili e bisogna avere coraggio: per me la soluzione migliore è mettere temi e obiettivi davanti a tutto, se si dovesse trovare l’intesa con il Pd con il quale si farebbe il contratto come fatto in precedenza, bene, si va avanti continuando il lavoro in corso. !ualora non si trovasse una intesa, la soluzione del voto è quella che dovrà essere adottata. È chiaro che la scelta non verrà fatta a cuor leggero ed è anche chiaro che la Lega ha messo in difficoltà il Paese per arroganza politica personale”.

“Il ritorno con la Lega è molto rischioso – osserva a Foggiatoday Giorgio Lovecchio-, se ha tradito una volta, potrebbe farlo ancora. Il PD è la soluzione migliore al fine di scongiurare l’esercizio provvisorio che sarebbe deleterio per il nostro Paese. Ma anche per scongiurare, col ritorno alle urne, di consegnare il Paese alla destra più estrema”.

Non prende neanche in considerazione l'ipotesi urne la senatrice di Torremaggiore Gisella Naturale. "Siamo in una fase storica in cui il vero cambiamento è agire per azioni di buonsenso, come diceva Casaleggio - dichiara a Foggiatoday-. Noi non siamo nè di destra e nè di sinistra, lo abbiamo sempre detto. Quindi vedo coerente continuare nel perseguire i punti del contratto di Governo con responsabilità e impegno senza colori politici". Le politiche sull'immigrazione, tuttavia, segnano un solco eccome. Ma tant'è. "Salvini proprio per noi del Sud - continua Naturale- avrebbe dovuto essere insostenibile, eppure abbiamo cercato di prenderne il lato migliore, ma evidentemente troppo labile, è venuto meno e i cittadini lo hanno capito. Ora starà a noi dimostrare che la barra continua ad essere dritta verso il solo obiettivo che è il bene comune a prescindere da chi collaborerà con noi".

Chi preferirebbe il voto è invece il deputato ex cinquestelle di Manfredonia Antonio Tasso, che ha fatto parte della delegazione del ‘Misto’ che si è recata da Mattarella. Tasso la spiega in maniera molto chiara: “Come riferito personalmente al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della prima tornata di consultazioni, si tratta di una crisi paradossale nella modalità e nella tempistica. La ridda di voci sulle cause non contribuisce a far emergere il motivo vero, che francamente non conosco, ma di certo non è legato ai presunti “NO” eventualmente ricevuti. In questi giorni convulsi leggo “la qualunque” sulle possibili soluzioni”. E giù con le ipotesi e i loro limiti: “Ritorno al contratto gialloverde: non credo sia immaginabile un’apertura di fiducia verso chi, palesemente ed impulsivamente, ha creato una crisi inopportuna che ha gettato nel caos il Paese. Governo col PD: da quando ho cominciato ad occuparmi attivamente di politica col M5S, il Partito Democratico è sempre stato, alla pari di Forza Italia, l’avversario da combattere politicamente. Qualcuno al mio ingresso a Montecitorio si prese addirittura la briga di “esortarmi” a non avere alcun tipo di contatto con “quelli del PD” – che, naturalmente, ho disatteso, dal momento che ritengo il “confronto con chiunque” necessario alla crescita esperenziale e politica. Passare, sic et simpliciter, dalla fase “…E allora il PD???” alla fase “…E allora il PD!!!” non mi pare un grande esercizio di coerenza e comprendo le proteste di chi non vede di buon occhio questa soluzione. Ritorno al voto: dare la parola ai cittadini è sempre un’utile attività democratica. Farlo in condizioni precarie e a seguito di elucubrazioni meramente personali, suggerirebbe l’inopportunità di tale azione. Il ritorno alle urne in autunno, a seguito di una crisi agostana, esporrebbe il Paese a gravi rischi, determinati da diversi fattori: economici, finanziari e rapporti europei”. E allora? “In questi mesi di attività parlamentare ho sviluppato una grande stima verso il Presidente del Consiglio uscente, Giuseppe Conte, esternata pubblicamente più volte – anche col Presidente Mattarella. Solo un suo coinvolgimento potrebbe farmi propendere per una soluzione diversa dal ritorno al voto, pur pericoloso per i motivi già espressi”.

Preferirebbero un “Governo di scopo” (che Mattarella però ha escluso) la consigliera regionale cinquestelle Rosa Barone e l’eurodeputato Mario Furore: legge di bilancio (e quindi messa in sicurezza dei conti) e legge elettorale, ovvero la madre di tutte le questioni, che nessuno però a Roma sta affrontando. Ma è il nodo centrale. Per Rosa Barone non è questione di contraenti. “Tanto col Pd, tanto con la Lega – dichiara infatti-, non si può portare avanti per bene il programma dei cinquestelle perché comunque devi cedere all’altro”. Meglio, dunque, rifare la legge elettorale e cercare di andare al governo da soli. Preservando la figura di Conte. La pensa così anche Furore, che ricorda come "il Rosatellum il M5S non lo abbia votato" ed è da qui che si parte. "Per il momento serve un Governo di salute pubblica, che metta al riparo da una crisi che il contraente leghista, che personalmente ho sempre avversato, ha innescato". "E poi Conte non si tocca. Per noi della Capitanata ha fatto tanto e dobbiamo continuare in questo solco" conclude.

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