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"La mia rosa se n'è andata in una busta dell'immondizia". La straziante lettera che fa scoppiare in lacrime Tutolo: "Questa è violenza gratuita"

Il consigliere regionale è pronto a incatenarsi a oltranza davanti alla Regione Puglia se non sarà presa in debita considerazione la sua richiesta di consentire le visite dei familiari ai pazienti Covid, oggetto di una mozione e una proposta di legge. La sua battaglia, grazie al deputato Antonio Tasso, è arrivata anche in Parlamento

"Sono due mesi circa che ho perduto mia mamma, la cosa più preziosa che ho curato e preservato come una rosa da quando mio padre è andato via. Mi sono occupata di lei per tutto, pregando che potesse avere la possibilità di morire a casa sua, magari dormendo, a differenza di papà che è morto in ospedale. E invece no".

Con la voce rotta dalla commozione, il consigliere regionale Antonio Tutolo legge in diretta una delle tante lettere ricevute da quando ha ingaggiato la sua battaglia per l'umanizzazione delle cure per i malati di Covid in Puglia e l'adozione del protocollo per consentire la visita ai pazienti ricoverati in terapia intensiva, sul modello di altre regioni italiane.

È la straziante testimonianza di una figlia che, assieme al dolore della perdita, convive col rimpianto di non aver potuto dare conforto alla sua mamma nelle ultime ore di vita.

"Una peritonite addominale ci ha costretti ad un ricovero in ospedale, a cui volentieri avremmo fatto a meno, ben consapevoli di quello a cui andavamo incontro, ma speranzosi di alleviare in qualche modo il dolore che provava ormai da qualche giorno. Lei, ben consapevole di quello a cui andava incontro, ha salutato me e mia sorella, facendoci le ultime raccomandazioni e salutando pure la casa che lasciava e dove aveva vissuto fino ad allora".

Nella missiva inviata all'ex sindaco di Lucera, la donna, sua concittadina, racconta per filo e per segno l'odissea di quei giorni e descrive il pronto soccorso come un girone dantesco, dove la sua mamma "è stata parcheggiata su una barella per 30 ore in attesa che venisse fuori un posto per ricoverarla in reparto, un pronto soccorso che io ho definito come l'anticamera dell'inferno, non nella sala d'attesa ma lì dove tengono i pazienti parcheggiati: nove persone conciate una peggio dell'altra in uno spazio di non più di 30 metri quadri. Un posto dove non vedi l'ora di poter scappare via il prima possibile".

Dopo un giorno e mezzo, il ricovero e l'intervento d'urgenza: "È stato quello il momento in cui ho potuto baciare per l'ultima volta mia madre e poi non l'ho più potuto fare. Sì, perché il primario ha vietato l'accesso a chiunque, anche se tamponati, per evitare, in un reparto già delicato di suo, ogni eventuale contagio da parte dei parenti, un contagio che però a mia mamma è passato lo stesso, chissà come e chissà da chi, rimanendo per 15 giorni ricoverata. Ho fatto di tutto e contattato persone per riuscire a fare due videochiamate tramite una pietosa infermiera resasi disponibile alla fine del turno, persona che ricorderò per sempre, perché mi ha permesso per l'ultima volta di gridare a mia madre che le volevo bene e che l'aspettavamo tutti a casa".

Tutolo non riesce più a trattenere le lacrime e scoppia a piangere. "A casa non è tornata più. Sì perché con il Coronavirus non si va a casa e nemmeno in chiesa. Sì perché è così per legge, la legge che se ne frega dei sentimenti. Ed è così che è andata via la mia rosa come dici tu, come ho detto io, come un gattino in una busta dell'immondizia. Quanti pianti. È per questo, caro Antonio, che non posso più sentirti, perché ogni volta riapri quella ferita che con fatica cerco di sanare ripensando a quello che è successo e che vorrei non succedesse più. Penso sempre a mamma, a quello che avrà provato a sentirsi sola, lì abbandonata. Mi auguro solo che il Signore le sia stato vicino, voglio crederci. Tu Antonio continua le tue, le nostre battaglie, perché sei una brava persona e un bravo figlio e sicuramente riuscirai nei tuoi propositi o perlomeno ci avrai provato, sperando e pregando che tutto ciò finisca presto".

Il consigliere regionale Antonio Tutolo, che venerdì scorso ha annunciato di aver abbandonato il gruppo Con Emiliano perché in disaccordo con la linea di Lopalco sulla gestione della pandemia, si augura che almeno la mozione sia iscritta all'ordine del giorno nel prossimo Consiglio regionale. Ha presentato anche una proposta di legge regionale. La sua richiesta consiste nel far entrare una persona per 15-20 minuti con tutti i dispositivi di protezione.

Si ripropomette di rendere pubblici tutti i messaggi che ha ricevuto, altrettanto dolorosi. "Si sta facendo del male a troppa gente. Non riesco a comprendere questa resistenza su questo tema e mi batterò con tutte le mie forze. Non comprenderò mai questa violenza gratuita".

Ha preparato il 'corredo' per incatenarsi a oltranza davanti alla Regione Puglia, protesta rimandata solo perché le previsioni annunciavano condizioni meteo avverse: tenda, materassino, sacco a pelo. In assenza di riscontri, la settimana prossima si accamperà.

Il deputato del Maie, Antonio Tasso, ha sposato la sua causa e ha portato la sua battaglia a Montecitorio, evidenziando la necessità di estendere a tutte le regioni la possibilità di far incontrare, in tutta sicurezza, pazienti gravi e familiari. Promette di tenere accesi i riflettori sulla questione, "a supporto dell’amico Tutolo, anche se è a Bari che si potrà ottenere ascolto e non a Roma", ammette. 

"Diventa di straordinaria importanza, ma soprattutto di grande umanità, io ritengo, la possibilità che, a distanza di un anno e con tutti gli elementi acquisiti per poterlo fare in piena sicurezza, si attui un protocollo per poter visitare i pazienti Covid, che, oltre alla tragedia della malattia, subiscono la devastante sensazione di essere stati abbandonati dai propri cari", ha detto ieri il deputato manfredoniano, vice presidente del Gruppo Misto, nel suo intervento in occasione della discussione della conversione in legge del decreto-legge n.30 del 13 marzo 2021, recante misure urgenti per fronteggiare la diffusione del Covid-19.

"Spesso si tratta di persone anziane che vengono prelevate dalle proprie abitazioni e ricoverate in centri Covid, naturalmente ultra protetti - su questo non vi è alcun dubbio -, ma da quel momento perdono ogni contatto fisico con la realtà quotidiana e con i loro affetti. Il più delle volte, principalmente con i pazienti anziani. L'epilogo, ahimè, di queste vicende è drammatico e rimane il grande sconforto di non aver potuto fare il possibile per manifestare affetto ed amore verso il proprio parente ammalato".

Ha sottolineato come non si tratti certo di un capriccio, "ma di una reale esigenza di dimostrazione di affetto, di vicinanza e di amore. La cosa confortante è che alcune regioni abbiano messo a punto e sperimentato questo modo di operare, questo protocollo, perché vorrei ricordarvi che è provato che ricevere attenzioni o una visita in condizioni di particolare difficoltà è una terapia positiva. Ecco perché ritengo che ciò che è stato messo in atto con successo in alcune regioni venga esteso poi a tutte le altre, che finora non hanno ritenuto di farlo. Io penso alla mia regione, la Puglia, che, nonostante le eclatanti manifestazioni di protesta anche da parte di un consigliere regionale che, la scorsa Pasqua, si è incatenato ai cancelli di ingresso dell'ente governativo, non ha finora, a quanto mi risulta, deliberato in questo senso e neanche preso delle decisioni. Il mio - ha concluso l'onorevole Tasso - è un invito a voler affrontare il problema del Covid a 360 gradi, quindi forti dell'esperienza di un anno di battaglie di contrasto, perché credo che sia giunto il momento di aggiungere, alla giusta rigidità delle decisioni, anche la necessaria dose di buonsenso".

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