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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Ventura vuole fare il presidente. "Ci sono". Tirata d'orecchi a Popolari e opposizione: "Si vota una carica istituzionale"

Il decano del Consiglio comunale, indicazione del centrodestra per la presidenza, parla di "incidente di percorso procurato" in riferimento alla mancata elezione di giovedì, quando la seduta si è sciolta per mancanza del numero legale. Secondo lui non è necessario riaprire la caccia al successore di Leonardo Iaccarino

"Ci ho messo la faccia la prima volta, ce la metterò anche la seconda". Lucio Ventura, candidato presidente del Consiglio comunale di Foggia su indicazione del centrodestra, non si tira indietro dopo l'elezione sfumata nella seduta andata deserta dell'11 marzo. Non ritirerà la sua disponibilità. "Ce la giochiamo". Sente di non avere alternativa, non può fare diversamente, una volta tirato in ballo. "Sarebbe un atto di sfiducia nei confronti dei colleghi e della maggioranza della quale faccio parte e che mi hanno sostenuto lealmente. Potevamo prendere 12 voti e 12 ne abbiamo presi".

I conti se li erano fatti. Il consigliere comunale di Destinazione Comune Lucio Ventura conferma che la maggioranza non è arrivata allo sbaraglio, o alla cieca, "pensando di fare un colpo di scena". Non sarebbe nel suo stile. Ha saputo che la scelta era ricaduta su di lui alle 22 del giorno precedente. "Non ho mai brigato. In Consiglio, ciascuno ha usato delle meravigliose parole nei miei riguardi". Se ne compiace.

Ora il centrodestra non ha bisogno di cercare la quadra, perché l'ha già trovata nel momento in cui ha proposto lui, e non ha motivo di dubitarne. "L'unica attenzione è evitare che possano ancora rallentare la vita istituzionale del Comune". Quello che è avvenuto giovedì "non è stato un atto politico. I numeri c'erano, i voti sono stati presi, è mancato il numero legale e sono incidenti di percorso che o si procurano o accadono per cause di forza maggiore. In questo caso è stato procurato".

Come rivelato anche dal collega di Forza Italia Raffaele Di Mauro, appena chiusa la videochiamata su Zoom, i Popolari Pugliesi avevano inviato agli alleati una dichiarazione ufficiale in cui anticipavano la propria posizione: alla prima votazione avrebbero votato il loro candidato, Massimiliano Di Fonso, così alla seconda, e alla terza si sarebbero astenuti, quindi avrebbero assicurato il numero legale con la loro presenza. "L'agguato politico" non sarebbe stato architettato solo dai quattro consiglieri del gruppo che fa capo all'assessore della Giunta Emiliano Gianni Stea.

"Alla seconda votazione non si sono presentati, contravvenendo all'accordo politico con il centrodestra, visto che loro dichiarano di essere sempre del centrodestra". Se avessero votato, teoricamente obbligati a sostenere il proprio candidato, i due candidati più suffragati sarebbero arrivati al ballottaggio. All'ultima votazione basta un voto in più, non c'è bisogno del quorum.

Il consigliere comunale di Destinazione Comune manda un messaggio anche all'ex presidente del Consiglio comunale, che ha dimostrato "maggiore acredine verso Landella e il centrodestra": "Ci vede come se fossimo i suoi giudici, i giudici sono quelli del Tar, noi non siamo il grand jury, ma il Consiglio comunale".

Il sindaco Franco Landella si è astenuto per non mostrare favoritismi, ma un voto in più o in meno sarebbe stato ininfluente: serviva il numero legale.

Lucio Ventura non vuole riaprire la caccia con annessa ridda: la selezione è stata fatta. "Darò ancora la mia disponibilità. Io sono uomo di partito, uomo di politica, di squadra". La gente gli ha chiesto come faccia a rimanere sereno, a non essere arrabbiato. "Non mi ero proposto, può arrabbiarsi chi si aspettava di trovare il barattolo della marmellata e non lo ha trovato più. Io non cercavo nessun barattolo della marmellata". Prova a sdrammatizzare. Avverte, però, da saggio qual è, tutto il peso della responsabilità di quella funzione.  

L'unica ragione per cui pare potrebbe rendersi indisponibile - ma questo lo avrebbe detto solo ai partiti - sarebbe se la maggioranza cedesse alle richieste dei Popolari.

Attribuisce precise responsabilità anche al Pd e al centrosinistra più in generale: "Noi stavamo votando una carica istituzionale, non di partito. Il presidente di tutti. È una figura di servizio, non è una figura di gestione. Forse si sono fatti abbagliare dall'acredine nei confronti di Landella, dall'azione politica di opposizione per cercare di abbattere chi governa - legittima perché l'opposizione deve fare quello - però, nel momento in cui si vota una figura istituzionale, avrebbero dovuto garantire almeno la presenza. Poi ti astieni, voti contro, ma disimpegnandoti stai venendo meno al ruolo di rappresentatività che ti ha conferito il tuo elettorato. Noi per Scapato votammo uniti, perché stavamo votando il vice presidente del Consiglio".

Fa una bella tiratina d'orecchi anche al centrosinistra. Non aveva certo il dovere di votarlo, però "aveva il dovere di rimanere in aula, per completare un aspetto istituzionale che è proprio del Consiglio comunale", per ricostruire l'integrità dell'assemblea, proprio quello che aveva chiesto il Pd quando tardava ad arrivare la surroga del dimissionario Leonardo Di Gioia.

Sente di essere stato sempre un uomo che unisce, ma certo non intende fare campagna acquisti. "Può darsi pure che il centrosinistra rifletta e ci ripensi".

"Dovrebbe essere sensibilità dei partiti che compongono l'assise consiliare comprendere che si tratta di un voto per una figura istituzionale, se poi si vuole a tutti i costi far sembrare che questa sia l'occasione per mandare a casa Landella che non ha i numeri è un problema che riguarderà il sindaco che farà, suppongo, una verifica".

E in caso di esito negativo della conta, per lui non c'è da scandalizzarsi: "Se non ci sono le condizioni nessuno ha vinto il concorso per la poltrona che occupa, è una sedia a tre gambe, sempre traballante. Non ci pesa andare a casa, vuol dire che è stata interrotta prima una consiliatura per motivi di natura politica"

Ma, dall'alto della sua esperienza, può dire che in politica esistono molte condizioni per cui poi, alla fine, "prevalgono la ragione, il buonsenso e la condivisione".

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