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Il sindaco di Bovino non si arrende: resta in sella e con 5 consiglieri approva il Piano di riequilibrio

Vincenzo Nunno, confortato dal parere legale dell'avvocato Enrico Follieri, nonostante la massima assise fosse ormai ridotta a meno della metà dei membri assegnati, ha dichiarato valida la seduta di seconda convocazione

Non ha alzato bandiera bianca il sindaco di Bovino, nemmeno quando si è ritrovato con un Consiglio comunale più che dimezzato. Al 28 dicembre avevano rassegnato le dimissioni 7 consiglieri su 12 ma, con il conforto del parere sul quorum per la validità delle sedute formulato dall’avvocato Enrico Follieri, Vincenzo Nunno ha portato in aula il Piano di riequilibrio economico finanziario pluriennale. È stato lui a dichiarare valida la seduta di seconda convocazione con 6 presenti, 5 consiglieri più il sindaco.

Non si è assunta questa responsabilità la vice segretaria comunale Antonietta De Carlo che la pensava diversamente e ha annunciato che si sarebbe limitata a verbalizzare quanto sarebbe accaduto. Secondo lei non sussisteva il quorum previsto dalle disposizioni del Regolamento sul funzionamento del Consiglio comunale e dello Statuto comunale che richiedono 7 consiglieri in seconda convocazione compreso il sindaco. Peraltro, non ravvedeva più motivi di urgenza per la convocazione del Consiglio, che prima scaturivano dalla necessità di procedere entro il 31 dicembre alla ratifica della variazione d’urgenza del bilancio.

“A rigore, se ci fosse stata la possibilità e il numero di consiglieri necessari, si sarebbe dovuto procedere alla surroga di tutti i consiglieri dimissionari secondo l'ordine di presentazione delle dimissioni al protocollo”, ha detto la vice segretaria comunale che ha richiamato i presenti ad assumersene responsabilità.

“Sono del parere che gli articoli 41 e 42 del regolamento, in parte qua, sono stati implicitamente abrogati per effetto del rapporto tra legge nazionale, statuto e regolamento – ha scritto l’avvocato Enrico Follieri nel suo parere - occorre quindi applicare direttamente la previsione statutaria e ritenere per le adunanze in prima convocazione che le deliberazioni consiliari siano valide se intervengano la metà dei consiglieri assegnati al comune (12:2=6) e in seconda convocazione uno in meno della metà, sulla falsariga della disposizione dell'articolo 42 del regolamento, e quindi 5 consiglieri”.

Il sindaco si era rivolto al noto legale, a quanto si evince dal carteggio, evidenziando “la gravità della situazione determinatasi per il Comune di Bovino che rischia il dissesto se non provvede ad approvare il piano di riequilibrio finanziario pluriennale”.

La relazione del sindaco, in apertura dei lavori del Consiglio comunale in seduta straordinaria e urgente, parte dalle dimissioni rassegnate il 9 dicembre dal consigliere di maggioranza Vincenzo Nicolò. Da lì seguiranno quattro sedute andate deserte, e prima di quelle del 27 e 28 dicembre, quando la situazione è precipitata, riferisce che erano stati “esperiti alcuni tentativi di conciliazione con i consiglieri assenti”, ma proprio il 28 dicembre 6 consiglieri (Antonio Leonardo Greco; Raffaele Fattibene; Antonietta Ruscillo; Paola Marotta; Stefania Russo e Michele Totaro) hanno presentato le dimissioni al protocollo dell’ente. La sera del 30 dicembre il sindaco aveva già in mano il parere del legale e quindi sapeva che la seduta del 31 dicembre (disposta in via d’urgenza proprio il giorno prima), all’ora del cenone (19.30), non sarebbe stata valida ma avrebbe fatto scattare la seconda convocazione, disposta per lunedì 3 gennaio alle 8.

Ha evidenziato come la surroga sia “un atto dovuto” e ha lamentato la paralisi dell’assemblea comunale “a causa di un atteggiamento ostruzionistico svolto dai consiglieri dimissionari, con l'obiettivo pale​se di giungere surrettiziamente allo scioglimento del consiglio”. Stuzzicato dall’opposizione non si era pronunciato fino a questo momento.

“Questa maggioranza ‘residua’ compie oggi un atto di grande responsabilità e - diciamo pure - di coraggio perché gli effetti di un ipotetico dissesto finanziario si ripercuoterebbero irrimediabilmente anche sulle possibilità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, incidendo negativamente sotto tutti gli aspetti dello sviluppo economico del nostro borgo almeno per un decennio”, ha detto in aula il sindaco. “Pare evidente, quindi, quanta responsabilità politica pesa sulla coscienza dei consiglieri dimissionari – ha aggiunto - i quali, nonostante i ripetuti inviti formali ed informali a rivedere le loro posizioni presentandosi in aula consiliare in nome del bene superiore del paese, non hanno inteso partecipare ai Consigli Comunali”.

È stato lui stesso, tramite una relazione, a informare della “annosa situazione” il Prefetto, che non si è ancora espresso, “tant’è che ad oggi nessuna notizia è ancora pervenuta dalla prefettura ovvero dal ministero dell'Interno - ha affermato Nunno - Il clima di incertezza amministrativa, così determinatosi, blocca l'intera amministrazione comunale la quale versa, dunque, in una condizione assolutamente inaccettabile che impone l'adozione di soluzioni”. Da qui sarebbe scaturita la decisione di rivolgersi ad un esperto, per avere un parere legale.

Il 3 gennaio, di buon mattino, il sindaco Vincenzo Nunno e i consiglieri Michele Gesualdi, Michele Marseglia, Claudia Celestina D’Alessandro, Carla Nicastro e Luana Grasso hanno proceduto, per prima cosa, alla surroga del consigliere dimissionario Nicolò Vincenzo con Matteo Biscari (la prima dei non eletti della lista 'Tutti per Bovino' era Angela Petrone, ma il 10 dicembre ha rinunciato alla carica). I presenti sono saliti così a 7 per la trattatazione degli altri punti, compreso il Piano di riequilibrio finanziario, approvato all’unanimità. “Non è un piano ‘lacrime e sangue’ – ha detto il sindaco in aula – anche se non è detto che passi l’esame della Corte dei Conti, ma in ogni caso occorre essere fiduciosi”.

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