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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Nove consiglieri comunali bocciano Mongelli, è guerra a Palazzo di Città

Sottile, De Vito, Clemente, D'Agnone, Sisbarra, D'Urso, Capocchiano, Scapato e De Santis chiedono un immediato rilancio politico-programmatico dell'esecutivo, invitando Mongelli a stringere i tempi

Lo hanno ribattezzato “patto di consultazione” ed è la risposta dei “cespugli” ai partiti più grandi, Pd Udcap e Socialisti, che in merito alla verifica politica in corso nella maggioranza del Comune di Foggia avrebbero già chiuso i giochi, scegliendo di non cambiare nulla nell’attuale compagine di governo. E premendo sul sindaco affinché si proceda in questa direzione, limitandosi il primo cittadino ad una, massimo due nomine: l’assessorato alla Cultura, lasciato vacante dal compianto Laricchiuta, e la vicesindacatura, dopo le dimissioni di Lucia Lambresa (data ormai per “irrecuperabile”).

Un veto, questo, che avrebbe rallentato oltremodo i tempi di chiusura di una verifica che pure sembrava essere partita con sprint (siamo a due mesi) e che, neanche a dirlo, cozza con le richieste dei gruppi consiliari più piccoli, convinti da tempo invece della necessità di un tagliando di metà mandato alla giunta Mongelli. Ed ecco che per scongiurare il rischio che la montagna partorisca il più classico dei topolini e consapevoli della debolezza numerica dei rispettivi gruppi consiliari, pur mantenendo ciascuno la propria “autonomia politica”, uniscono le forze nel tentativo di fare massa critica e in un documento unitario tornano a ribadire la richiesta di un immediato rilancio politico-programmatico dell’esecutivo, invitando Mongelli a stringere i tempi.

A firmarlo il MeP di Sottile e De Vito, i democratici di AreaDem Clemente e D’Agnone, l’indipendente Michele Sisbarra, Giuseppe D’Urso, eletto con la lista Mongelli ma anch’egli molto vicino al Pd. Con loro i “Socialisti dauni” Capocchiano e Scapato e la Sel con il consigliere Leonardo De Santis.

GRANE PD - Come si può notare, dei 9 malpancisti, 7 sono gli eletti in quota Pd o comunque gravitanti in quell’orbita: un dato, questo, che porta allo scoperto anche un altro problema squisitamente politico riferibile alla gestione interna al Partito Democratico a Foggia, che il segretario cittadino Mariano Rauseo farebbe bene a non sottovalutare.

IL DOCUMENTO - Ma tornando al documento sottoscritto dai 9, emerge chiara l’insoddisfazione per una giunta ritenuta non all’altezza della situazione (“quelle dell’ultimo scorcio Ciliberti erano di maggiore qualità e competenza” affonda Clemente), in cui alcuni pezzi mostrerebbero evidenti segni di “stanchezza amministrativa” e la cui azione è completamente scollegata da quella del consiglio (“quando non addirittura in contrasto“ denuncia Sottile).

E non si tratta di “critiche strumentali, mosse per rivendicare un posto in giunta” garantiscono (nessun “cespuglio” ha un suo rappresentante al momento in seno al governo). Serve un ricambio, è questo il punto, anche se poi le “ricette” su come ottenerlo si dividono, tra chi chiede il rimpasto e chi l‘azzeramento completo della squadra attuale. Nel documento anche la denuncia di una gestione politico-amministrativa che, troppo appiattita sull’emergenza, ha trascurato i temi dello sviluppo.

LE RICHESTE - I 9 scrivono quella che dovrebbe essere l’agenda del primo cittadino. Si va dal capitolo “risoluzione delle emergenze“ quali il verde pubblico e la pubblica illuminazione (la gara per il nuovo gestore attende di essere bandita da un anno) e sino ad Amica, con l’individuazione subito del manager che dovrà gestire la futura NewCo, al capitolo “pianificazione” (dove spiccano i temi urbanistici come il Pug, da approvare entro giugno 2012). Terzo capitolo le “scelte amministrative” con il taglio dei dirigenti al Comune e una riorganizzazione del settore, la verifica semestrale delle azioni messe in campo sino ad oggi (come il piano sosta), fino alle revisione (addirittura ad horas) dell’organizzazione e dell’efficienza del corpo di Polizia Municipale, con la sostituzione - se necessario - del comandante Delle Noci: “l’operato degli agenti non brillerebbe in città in quanto ad efficienza” la critica mossa oggi in aula, e già c’è chi vi legge tra le righe una bocciatura dell’operato dell’ex vicesindaco Lucia Lambresa che dell’attività della Polizia Municipale aveva fatto il suo cavallo di battaglia.

D’Urso li definisce “punti irrinunciabili” e ricorda come il consiglio sia ancora in attesa delle linee programmatiche. E a chi obietta che sembra quasi di leggere un documento dell‘opposizione, D’Urso frena: “E’ semplicemente un contributo, positivo, per il rilancio dell’amministrazione, un’opportunità di cui ci auguriamo il sindaco voglia approfittare”. D’Urso, con D’Agnone e Capocchiano, è forse l‘anima più “soft” dei malpancisti, quello che non se la sente di consumare uno strappo con la maggioranza. Per la verità non se la sente nessuno, ancora. Nessuno vuol parlare di ultimatum a Mongelli. Ma in molti sono ad accarezzare l’idea di un appoggio esterno, da valutare volta per volta, provvedimento per provvedimento.

Non ne hanno mai fatto mistero, ad esempio, la Sel ed il Mep. Questi ultimi, anzi, vanno oltre e annunciano, in caso di mancata risposta al documento, che non voteranno quel piano di rientro da 45 milioni di euro che a breve sarà portato all‘attenzione del consiglio. E forse non è un caso che questa sortita pubblica arrivi proprio alla vigilia dell’approdo in aula del provvedimento. Un modo per avvisare il primo cittadino, per indurlo a fare i conti con i numeri, lui che su quel piano - che vale la vita stessa della consiliatura - vorrebbe una maggioranza larga e blindata. Blindatura che al momento non sembra esserci.
 

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