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Democratici foggiani divisi sulla leadership: Emiliano mette in difficoltà i renziani, riflettono gli speranziani

Michele Bordo con Orlando, Piemontese con Emiliano, Elena Gentile con Renzi. Riccardi resta alla porta, riflettono i Giovani Democratici, in difficoltà l’area di Speranza

La commissione per il congresso del Pd si riunirà oggi. Dentro anche il foggiano Michele Bordo. Bisognerà decidere timing e regole dello scontro per la segreteria nazionale dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Che, ovviamente, avendo una maggioranza schiacciante di uomini suoi, probabilmente riuscirà a spuntarla sulla data già filtrata del 9 aprile. La ragione? Avere un segretario pienamente legittimato ed operativo per le amministrative di giugno. Data che, manco a dirlo, gli oppositori rispediscono al mittente chiedendo più tempo per organizzarsi e rendere la leadership realmente contenibile. Lo chiede Michele Emiliano, che nei confronti dell'ex segretario sta utilizzando in questi giorni parole di fuoco. Ma non le manda a dire neanche il guardasigilli, Andrea Orlando, sceso ufficialmente in campo "contro la prepotenza della politica". Una sfida alla leadership che sarà a quattro dopo che anche la coordinatrice torinese dei Moderati, Carlotta Salerno, ha annunciato che correrà, risolvendo anche il rebus del valore del voto degli iscritti nella prima fase del congresso.

E sui territori sono ore di passione, che attendono di capire anche il timing dei congressi provinciali. I più dilaniati sono sicuramente gli speranziani. Difficile compiere uno strappo dalla casa madre per Gianluca Ruotolo e Pasquale Russo, coloro che al fianco dell'ex capogruppo lucano ci hanno messo la faccia, i sogni, le speranze appunto. Speranza ha raccolto i bagagli e si appresta a fondare il nuovo soggetto politico di sinistra con D'Alema, Bersani e Rossi. Riusciamo a raggiungere telefonicamente Pasquale Russo, consigliere provinciale: "Non è facile - ci dice - assumere una scelta così. Sto valutando con le persone a me vicine. E comunque, ove restassi, il mio voto andrebbe ad Emiliano. Ma ripeto – ribadisce - nessuna decisione ancora". Speranza porta via poco o nulla alla Federazione di Capitanata.

Smentisce le voci di una probabile uscita dal PD un altro consigliere provinciale e sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi. Ma anche qui, idee non chiare. "Vorrei capire di cosa stiamo parlando - sbotta il primo cittadino -. Li ho ascoltati anche io Renzi, Emiliano, Orlando. Quindi? Quale idea hanno di partito, di progetto per l'Italia, di visione futura? Non mi è stato ancora chiarito" osserva amaro. "So che ciascuno corre per la leadership. Bene. Ma se la leadership di Emiliano, ad esempio, contemplerà la stessa gestione che ha portato avanti nel partito pugliese quando è stato segretario, mi si spieghi che differenza c'è con Renzi".

Riccardi, dunque, resta alla porta. E non è la prima volta che si astiene dal parteggiare. Il primo cittadino appare sempre più insofferente di fronte alle "liti di famiglia". Ma sia chiaro: continuerà ad essere un esponente Pd, le insistenti voci che lo volevano in procinto di uscire altro non sono che una boutade figlia del bailamme delle ultime ore. Uno smarcamento non da poco rispetto ad altri autorevoli dem del Golfo. Qui D'Alema, è acclarato, ha perso definitivamente appeal.

Michele Bordo ieri è stato chiaro sulla sua pagina FB: il deputato sarà accanto ad Orlando (d'altronde è da tempo che Bordo ha abbracciato la corrente orlandiana). Così come il consigliere regionale Paolo Campo. Più sulla linea Franceschini la senatrice Colomba Mongiello (e, pertanto, linea Renzi), ma resta una supposizione. Non è facile raggiungere i dem in queste ore. Ed è comprensibile. Non si smuoverebbe dalla sue posizioni pro Renzi ed avanti Emiliano, Ivan Scalfarotto ed Elena Gentile, che con sè porta la sua area, compreso il segretario foggiano Mariano Rauseo. Pro Renzi anche il dirigente Lorenzo Frattarolo, l'ex consigliere regionale Dino Marino. 

Numerosi coloro che, invece, da renziani, si stanno schierando in queste ore col proprio governatore. La candidatura di Emiliano, è indubbio, è politicamente "ingombrante" per i dem pugliesi. Ma non è una questione di "fedeltà al capo" per l'assessore regionale al Bilancio e segretario provinciale Raffaele Piemontese: "Ho votato Renzi ed ho fatto campagna per il referendum costituzionale del 4 dicembre. Ma sono anche tra quelli che ha lavorato in questi giorni per l'unità del partito" esordisce a Foggiatoday. "Non avevo dubbi che Emiliano sarebbe rimasto, il partito è la sua casa. E sono convinto che la sua candidatura rafforzi la Puglia".

E alle critiche di assenza dalla regione come risponde? "Guardi, lavoriamo sedici ore al giorno, tutti i giorni. I dossier pugliesi viaggiano alacremente tra Bari e Roma. È una opportunità per tutti i cittadini pugliesi". Ha chance? "Lavoriamo per questo. Non sarà una resa dei conti ma un confronto programmatico. La viviamo con tranquillità. Dobbiamo rimettere al centro i problemi della disoccupazione e dei giovani. Qual è oggi la funzione del Pd alla luce anche di un sistema elettorale che ha fatto un balzo all'indietro: di questo dobbiamo parlare. Discutere dei problemi della gente e Michele li rappresenta".

Sosterrà Michele Emiliano anche la segretaria organizzativa del Pd, Lia Azzarone. Note le posizioni pro governatore di Patrizia Lusi. Al coro di "tutti con Emiliano" si aggiunge anche il responsabile enti locali, Tommaso Pasqua. "La critica che muovo a Renzi? Troppo centralismo e abbandono dei territori". 

Ore di riflessione anche per i Giovani Democratici di Francesco Di Noia. Il dilemma all'interno dei dem pugliesi è di quelli che rischiano di non far prendere sonno la notte. E le valutazioni di muovono anche sulla base dei ritorni personali, è indubbio, alla luce anche di un sistema elettorale che fa un balzo indietro, tornando al proporzionale, premiando le divisioni. Tempi bui per la semplificazione e l'unità.

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