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PD di Capitanata, “verso il congresso” con lo spettro dei tesseramenti gonfiati

Per la segreteria cittadina Piemontese punta sulla 34enne Claudia Colangione. I renziani di Lombardi e Gentile si affidano a Mariano Rauseo. In 'Verso il congresso' D'Alema boccia Renzi e promuove Cuperlo.

I fari sono tutti puntati sui congressi di circolo che si terranno tra domani e dopodomani. Da Foggia a Manfredonia, da San Giovanni Rotondo a San Severo e Lucera, sono queste le elezioni che faranno la differenza e che decreteranno da quale parte pende la bilancia del Pd di Capitanata, chiamato ad eleggere il nuovo segretario provinciale dopo due mandati Campo. Al momento, stanti i primi congressi, l’ago pende dalla parte di Michelangelo Lombardi, già sindaco di San Marco in Lamis e renziano della prima ora, sostenuto dalla componente gentiliana in primis.

Il competitor Raffaele Piemontese, storicamente più vicino ai cuperliani Campo e Bordo ma folgorato anch’egli dal sindaco di Firenze in tempi più recenti, confida invece nelle roccaforti storiche del Pd che andranno a congresso da domani e nell’aiuto che potrebbe rivenirgli dai nemici storici dell’assessore regionale (vedi San Giovanni Rotondo ed Orta Nova). E lavora a sparigliare i giochi.

RAUSEO VS CLAUDIA COLANGIONE. L’ultim’ora arriva da Foggia., dove i renziani della prima ora sostengono il segretario uscente Mariano Rauseo, fortemente sostenuto da Elena Gentile ed Italo Pontone ed espressione della mozione Lombardi, mentre Piemontese & C. decidono di puntare su una figura davvero nuova: donna e giovane, la 34enne Claudia Colangione, un nome di quelli che i pontificatori del rinnovamento difficilmente potranno rigettare . La mossa, non c’è che dire, è di quelle scaltre.

LO SPETTRO DEI TESSERAMENTI GONFIATI. La partita è animata, a tratti invelenita. Sullo sfondo si agita lo spettro dei tesseramenti gonfiati. Tant’è che nei giorni scorsi la commissione nazionale di garanzia è intervenuta con una “delibera Puglia” atta a stoppare il metodo di calcolo del partito pugliese che ratifica il vincitore sulla base del numero degli iscritti. Roma ha chiesto al Pd pugliese di uniformare il metodo di calcolo allo statuto nazionale che fa leva su un coefficiente frutto anche delle cifre passate di iscritti e votanti.

Ma il ricorso immediato di Paolo Campo per “scongiurare un  cambio delle regole a congressi in corso”, ha portato il responsabile dell’organizzazione della segreteria nazionale, Davide Zoggia, a dare via libera a proseguire, raccomandando però la modifica quanto prima del regolamento regionale. Delusione per i renziani e civatiani di Capitanata, Ivan Scalfarotto in primis che pure aveva plaudito all’intervento della commissione nazionale.

Il dito del vicepresidente nazionale del Pd, renziano doc, è puntato soprattutto su Foggia dove si starebbe verificando “un aumento vertiginoso delle iscrizioni che porterà probabilmente a una moltiplicazione delle tessere rispetto allo scorso anno e si sono già registrate notevoli tensioni sulle modalità e sulla logistica del tesseramento che non promettono nulla di buono " tuona Scalfarotto. Ma tant’è. Si va avanti. 

GUERRA MANFREDONIA-CERIGNOLA. Sullo sfondo è facile percepire un regolamento di conti tutto interno al Pd di Capitanata diviso com’è, oggi più che mai, tra Manfredonia e Foggia/Cerignola. Lo stesso D’Alema, ieri intervenuto alla Biblioteca provinciale, ha esortato a guardare la posta in gioco del congresso (il destino del partito), evitando di farne un redde rationem tutto interno alle classi dirigenti locali, più concentrate su posizionamenti e candidature.

L’IMBARAZZO DI D’ALEMA. Evidente l’imbarazzo del lìder maximo, convintamente cuperliano, che ha dovuto parlare ad una platea (in prima fila lo stesso Piemontese ed il segretario regionale Sergio Blasi) che si prepara ad una contesa tutta renziana. Un “colpo basso” che, evidentemente, D’Alema non si aspettava nella “sua” terra.  

Ed è proprio il sindaco di Firenze - ed indirettamente tutti quei dirigenti saliti sul carro del vincitore - il bersaglio principale quando racconta di un pranzo in Emilia su invito dei volontari di circolo che così lo hanno confortato: “Presidente, non dia retta ai dirigenti. Noi non tradiamo”. E’ lo stile D’Alema. Anatemi mascherati da aneddoti. Messaggi in codice che gli addetti ai lavori devono decriptare. Quindi la sentenza: “Non credo che Renzi vincerà, malgrado tanti opportunismi. I congressi non sono iniziati sotto questo segno” dichiara convinto.

“SE VINCE CUPERLO, SALVO IL PD”. E i due candidati renziani in Capitanata? “Ognuno è libero di fare ciò che vuole. Ma mi preme ricordare che il congresso non è X Factor. Non scegliamo il più bello, il più accattivante. Ma un segretario che deve essere ancoraggio di certezza. Io sostengo Cuperlo”. Perché ciò che D’Alema più teme è il “dissolvimento del Pd e della storia della sinistra” se Renzi dovesse centrare l’obiettivo ritrovandosi da un giorno all’altro generale senza soldati. Anche se per il lider maximo Renzi ha poche chances di sbancare:

“I congressi non sono iniziati sotto questo segno”. “Il rinnovamento non si fa mandando al macero le esperienze storiche della sinistra. Ma andando a braccetto con esse. Il rischio è perdere la nostra identità”. “Consiglio di lavorare perché Cuperlo abbia miglior risultato possibile. Se otteniamo questo risultato, salviamo il Pd”. L’auspicio/avvertimento è lanciato. La partita è apertissima.

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