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Congresso PD | Voti comprati e tesseramenti forzati, Michelangelo Lombardi: “Ora basta!”

Doppiezza e opportunismo di alcuni dirigenti del PD. Imprenditore e sindacato provinciale coinvolti nel gioco delle tessere e dei voti. "Per quanto mi riguarda, ora dico basta"

Lettera di Michelangelo Lombardi, candidato segretario del Partito Democratico della provincia di Foggia

"Lo sapete, sono candidato alla carica di segretario provinciale del PD di Foggia. Una candidatura che non ho cercato, che mi è stata offerta da esponenti di varie aree di questo nostro partito e che ho accettato solo perché chi fa politica non può tirarsi indietro davanti alle sfide e alla necessità di schierarsi.  In questi giorni, girando per i circoli della nostra provincia, ho avuto la fortuna di conoscere tante brave persone, appassionate, entusiaste, desiderose di rinnovare il nostro partito e di impegnarsi per le loro comunità.

Ho anche, purtroppo, conosciuto la doppiezza e l’opportunismo di alcuni dirigenti del PD: grandi capacità politiche ma umanamente deludenti. Incapaci di schierarsi fino in fondo; facili a venire meno ad impegni solenni. Bravissimi a fare acrobatiche capriole dialettiche pur di spiegare il mancato appoggio, dopo averti convinto a candidarti.

Ho visto i sostenitori del mio competitor, Raffaele (un bravo e promettente giovane), coinvolgere e “costringere” un imprenditore di Foggia, che in altre circostanze definirei una brava persona, in un gioco sporco di tesseramenti forzati dei propri dipendenti, col fine nemmeno tanto celato di umiliarmi nella mia città. Non ci sono riusciti perché ancora molti compagni e amici mi vogliono bene e si sono letteralmente autotassati per rintuzzare un attacco che non aveva niente a che fare con la storia politica del Circolo PD di San Marco in Lamis.

Lo stesso attacco lo avevano tentato a Cerignola comprando voti e persone, con l’aiuto inopportuno di un sindacato provinciale.  Poi è arrivata la vicenda di Foggia e Manfredonia dove, da ambedue le parti, sono stati coinvolti ambienti e persone che poco hanno a che fare con il PD. Di ieri il caso di Vieste dove personaggi discutibili, portati dal solito sindacato e altri, riconducibili alla destra, sono stati tenuti fuori dal circolo PD da militanti determinati ed inflessibili.

Mi dicono che lo stesso stia avvenendo a Cagnano Varano dove, contro il segretario di circolo, il solito imprenditore ed il solito sindacato, con la complicità di un noto esponente locale di Sel (?!), stanno facendo incetta di persone da far tesserare durante il congresso.  Arrivati a questo punto, è ancora possibile andare avanti così? La mia storia politica e la mia coscienza rispondono no.  E’ ancora possibile individuare chi, tra le due parti, ha ragione? Chi ha iniziato per primo la guerra e chi si è dovuto difendere?

In questa vera e propria escalation militare senza controllo abbiamo tutti ragione e tutti torto. Siamo davanti al rischio concreto di sfasciare quel tanto di buono che ancora c’è dentro di noi. In un gioco al massacro che vedrà un gruppo dirigente governare sulle macerie.  Questo rischio concreto si poteva già intuire quando è stato approvato l’emendamento che assegnava la vittoria a chi prendeva il maggior numero di voti assoluti. Regola poi annullata, ma ormai la deriva guerrafondaia era inevitabile. Troppo tardi per una resipiscenza collettiva. Per quanto mi riguarda, ora dico basta.

Non posso più tenermi dentro questo disagio. Mi sento un estraneo rispetto a quello che sta avvenendo. Ma non sono estraneo e senza responsabilità. Non posso accettare quello che fanno i miei avversari, ma non posso neanche avallare, con il mio appoggio o col mio silenzio, comportamenti che non condivido e che sono profondamente in contrasto con l’idea di rinnovamento del Partito che vado propugnando. Questa competizione è falsata da un confronto che non ha più nulla di politico. Fermiamoci fin che siamo in tempo. Impediamo ai pasdaran di fare ancora del male, di farci ancora del male. Possiamo ancora salvare questo Partito. Perciò, chiedo a chi ha posizioni di maggiore responsabilità al suo interno di mettersi intorno ad un tavolo e cominciare a ragionare. Nell’interesse di tutti. Nell’interesse della Politica".

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