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PD, congresso provinciale si tinge di giallo: tutti contro tutti

Sette dei 10 commissari annunciano ricorso a Roma contro il commissariamento dell’organismo provinciale e puntano il dito contro Angelo Castelluccio. All’appello mancherebbe assegnazione di 19 delegati

“Rigettiamo l’accusa di inadempienza. La commissione per il congresso non è mai stata inadempiente. Piuttosto non è stata messa nelle condizioni di lavorare dal suo stesso presidente, Angelo Castelluccio, le cui dimissioni abbiamo appreso  dalla stampa. Così come abbiamo appreso dalla stampa il nostro commissariamento e le dimissioni del presidente dei garanti, Rocco Di Brina”.

In una conferenza stampa “estemporanea” 7 commissari su 10 della commissione provinciale per il congresso - commissariata da Bari due giorni fa per incapacità nel procedere con la verifica dei risultati e la proclamazione degli esiti del congresso - rigettano ogni accusa “che lede dignità ed autonomia dei componenti”, accennando alla presenza di una regia occulta “che, giocando al posticipo delle date, ha lavorato ad arte per fare in modo che dei risultati di Foggia si occupasse Bari”.

Sono accuse pesanti quelle che  muovono i commissari Pino Marasco, Rosa Cicolella, Patrizia Lusi, Michela Mastroluca, Antonio Fusco, Lucia Cesaro e Matteo Valentino, che annunciano ricorso a Roma contro il commissariamento dell’organismo provinciale. “Se c’era una persona da commissariare in provincia di Foggia quella era il presidente, Angelo Castelluccio, che, tra convocazioni e sconvocazioni, ha impedito all’organismo di lavorare, nonché di avere a disposizioni il materiale necessario per farlo, come l’anagrafe degli iscritti, che abbiamo chiesto più volte, ed i verbali dei circoli andati al voto: al 6 novembre, ne mancano ancora 3” sostengono.

Per i commissari “esautorati”, tra verbali mancanti e ricorsi di alcuni circoli, all’appello mancherebbe ancora l’assegnazione ufficiale di 19 delegati (lo scarto tra Raffaele Piemontese, uscito vincente dal congresso, e Lombardi, è di 7 delegati: 102 contro 95). “Chi ha avuto paura che la commissione lavorasse?” affonda ancora Valentino, che rigetta le accuse di parzialità rispetto all’ala gentiliana: “In quanto commissari ci muoviamo con spirito imparziale”.

Resta da capire perché l’esautorata commissione, anche sulla difesa a spada tratta della propria dignità è spaccata (non tutti hanno firmato il ricorso) e perché alcuni commissari, seppur firmatari del provvedimento, abbiano preferito eludere il confronto con la stampa (come Michela Mastroluca). Stranezze e punti interrogativi che contribuiscono ad accrescere il giallo che circonda il congresso del Pd in provincia di Foggia, giocatosi tra veleni, colpi bassi e denunce di tessere gonfiate.

L’ennesima fotografia di un partito che dalla fase congressuale esce a pezzi, nell’autorevolezza e nella credibilità. “Nessun giallo” rassicura a Foggiatoday uno dei commissari regionali, Domenico De Santis, inviato assieme al barlettano Franco Cuna a  Foggia per esaminare numeri e verbali e chiudere questa triste vicenda. “La commissione è stata inadempiente, non ha rispettato i tempi dettati dal regolamento. Siamo stati fin troppo generosi, saremmo dovuti intervenire prima” dichiara ancora De Santis. Col collega avranno tempo fino all’8 novembre per procedere al computo ed all’assegnazione ufficiale dei delegati. Intanto gli esautorati commissari si affidano a Roma, affinché “ristabilisca ordine agli eventi e dignità ai protagonisti”.  

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