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Scuole materne e asili nido chiusi: la decisione dei commissari non è quella della 'Politica'

I partiti si esprimono sul piano che decapita i servizi dell'infanzia. Al massimo, avrebbero accorpato i plessi. Invitano la commissione straordinaria a ulteriori riflessioni

Riorganizzazione e razionalizzazione sì, smantellamento no. Per sommi capi, è il comune pensiero della politica in città che, alla spicciolata e timidamente, si riaffaccia per esprimere una posizione sulla chiusura delle scuole dell’infanzia e dell’asilo nido comunali a Foggia.

Il segretario generale della Fp Cisl, Marcello Perulli, in una assemblea pubblica, aveva parlato di “una città che sembra un po’ assopita, in cui sembra morto lo spirito critico”, complice anche l’eclissi dei partiti. Ma hanno le idee chiare su quello che avrebbero fatto se fosse toccato a loro, e non alla commissione straordinaria, decidere sul futuro dei servizi comunali dell’infanzia.

La manifestazione: "A Foggia sta morendo tutto"

PD: "E' necessario un approfondimento"

Il Partito Democratico stava lavorando ad un documento e il segretario cittadino Davide Emanuele esprime una riflessione piuttosto articolata: “Il Pd non condivide la scelta di tagliare tout court un servizio rivolto alla cittadinanza. È necessario un approfondimento da parte della commissione. La decisione non può fondarsi soltanto sui dati di un ufficio, che non sono neanche condivisi dai sindacati, dai lavoratori, dalle famiglie”. I conti non tornano perché, secondo le famiglie e i sindacati, molte iscrizioni non sarebbero state accettate e sarebbero rimaste in lista d’attesa. “Apriamo le iscrizioni per vedere anche quante famiglie, effettivamente, vogliono usufruire di questo servizio”, è la proposta del Pd per la prova del nove.

Assieme ad altri esponenti del partito, ha incontrato e sentito insegnanti e rappresentanti sindacali. Nulla quaestio sulla riduzione degli sprechi e la razionalizzazione degli sprechi: “È assolutamente indispensabile – conviene Davide Emanuele – però, da qui a sopprimere integralmente un servizio ce ne passa”.

La questione che sta più a cuore al Pd è la salvaguardia di un presidio di legalità, “soprattutto in un momento come quello che sta vivendo Foggia”. Non si può trascurare il ruolo delle scuole comunali, specie nei contesti sociali difficili. Le insegnanti “possono chiamare gli assistenti sociali, possono intervenire dove ci sono sacche di disagio. Su questo invitiamo tutti ad un’attenta riflessione, perché non si può abdicare a questo ruolo. Il beneficio non è quantificabile da un punto di vista economico”.

Sull’asilo nido, poi, non ci sono alternative. Nei prossimi giorni il Pd intende elaborare un piano di rilancio di “un settore fondamentale”, in collaborazione con le forze sindacali, le associazioni e gli attori della comunità educante.

E se è vero che alcune scuole avevano numeri risicati, altre reggevano. “Un conto è chiudere otto scuole, un conto è razionalizzare - afferma il segretario cittadino Dem - Foggia è una città capoluogo, una grande città del Mezzogiorno, e quello è un patrimonio della comunità. Le responsabilità non sono certamente dei commissari: si sono ritrovati a valutare dei numeri e sulla base di quelli sono stati costretti a fare delle scelte, però, in un settore così difficile, bisogna valutare come si è arrivati a questi numeri. I nostri consiglieri comunali lo hanno denunciato: nelle commissioni consiliari chiedevano perché non venissero accettate le iscrizioni. Soprattutto negli ultimi due o tre anni, c’è stata quasi una volontà di portare in crisi questo settore”.

Articolo Uno: "Non si può cancellarlo con un tratto di penna"

Sulla stessa linea d’onda Articolo Uno. Il segretario provinciale, Gianluca Ruotolo, evidenzia tutti i rischi di un’operazione fatta con l’accetta. “Il servizio delle scuole comunali dell’infanzia non è un servizio come un altro: è delicato, strategico, quindi un presidio, non si può cancellarlo con un tratto di penna, basandosi sui numeri. Va sì riorganizzato, ma in modo partecipato, approfondito, con un confronto largo. Noi chiediamo un supplemento di riflessione e di analisi, che si riapra un tavolo con sindacati e rappresentanti dei genitori, anche perché una grande città del Mezzogiorno come Foggia non può restare totalmente priva di scuole comunali dell’infanzia". 

Le esigenze evidenziate dalla commissione "sono neutre - rileva Ruotolo - non sono certo figlie di un accanimento, però va trovato un punto di equilibrio e di sintesi con il diritto delle famiglie e degli alunni, anche tenendo conto del patrimonio di professionalità, perché non si po’ dire a un insegnante di entrare nella pianta organica del Comune, calpestando un percorso di formazione, professionale e di competenza”.

Il metodo, calare dall’alto la decisione, potrebbe lasciare una ferita aperta, avverte: “Genera disapprovazione nell’opinione pubblica che non ha, fra l’altro, riferimenti politici nell’istituzione comunale che possano farsi portavoce di queste istanze, e questo rischia di aumentare la distanza che già c’è tra la città e l’ente, in questo momento amministrato dai commissari”.

I Verdi: "La colpa non è dei commissari"

Dalla parte dei genitori e dei lavoratori anche i Verdi. Il segretario provinciale Fabrizio Cangelli si dice contrario alla chiusura delle scuole comunali, “però, allo stesso tempo – puntualizza - non me la sento di dare addosso ai commissari che, chiaramente, fanno il loro ‘mestiere’, cioè quello di intervenire sui costi. Il problema è sempre la cattiva politica che ha portato allo scioglimento e, quindi, all’insediamento di una gestione commissariale che, per definizione, interviene tagliando dove ci sono dei costi che superano la gestione sostenibile. Mi auguro che possano tornare sui loro passi, dando risposte soprattutto a quelli che ne pagheranno le conseguenze, i lavoratori e le lavoratrici, ma soprattutto i genitori e gli stessi bambini, che si vedranno costretti a cambiare scuola, e si troveranno sballottati in giro per la città con compagni, compagne e insegnanti diverse. Tra tutti, mi viene in mente soprattutto il ‘Tommy Onofri’, perché è l’unico asilo nido comunale che è sempre stato un fiore all’occhiello, soprattutto adesso, dopo la ristrutturazione di qualche anno fa”.

Sinistra Italiana: "Attacco frontale ai lavoratori"

Sinistra Italiana ha affidato tutto il suo disappunto ad un comunicato stampa, tra i pochi a farlo. “Manifesta forte contrarietà”, per bocca del suo segretario provinciale Mario Nobile: “La delibera è errata nei tempi, perché non si possono spostare bambini di 3, 4 e 5 anni da un ambiente all'altro e da una maestra all'altra come fossero dei pacchi postali, e nel metodo, che ancora una volta appare sordo alle esigenze dei quartieri e caratterizzato da decisioni prive del minimo coinvolgimento popolare, necessario in una fase in cui la città è priva dei classici organi democratici".

Tutto sbagliato a sentire Sinistra Italiana, presupposti ed obiettivi: "I primi perché riducono l’analisi costi/benefici a poco più di un esercizio di ragioneria, ignorando i bassi valori della spesa comunale pro capite nell’istruzione e nel diritto allo studio (70 euro per abitante, la più bassa in Puglia); i secondi perché taglia i costi in un settore in cui Governo e Regione, sindacati e Confindustria, fino al Pnrr continuano a ripetere che è decisivo investire per il futuro del Paese, specie in un contesto mafioso in cui imperversa la criminalità organizzata alimentata dalla fortissima dispersione scolastica. Questa scelta - aggiunge Nobile - rappresenta, infine, un attacco frontale ai lavoratori ed alle lavoratrici, determinando la perdita di competenze e professionalità di persone ridotte a fare fotocopie negli uffici comunali, ed alle famiglie, costrette a rivolgersi a scuole private, le cui rette mensili sono decisamente più salate”. 

Punto per punto, sinteticamente, ha smontato il piano, e chiede, all’opposto, il potenziamento dell’offerta educativa, “dalla prima infanzia alla scuola secondaria, rivolto ad ampliare, approfondire, diversificare e innalzare la qualità e la quantità dei servizi offerti, che abbia al centro la lotta alla dispersione scolastica e la gratuità dell’accesso ai servizi”.

In astratto, o almeno fuori dal Comune, centrodestra e centrosinistra non esprimono opinioni divergenti e, anzi, attingono dallo stesso patrimonio semantico.

Forza Italia: "Oggi la politica non c'è"

“La ratio della decisione dei commissari andrebbe analizzata in base a dei dati ben più precisi – afferma il coordinatore provinciale di Forza Italia, Raffaele Di Mauro - Qui si contrappongono due ordini diversi di problema: uno è quello numerico, e quindi il principio dell’economicità, ed è quello che hanno seguito i commissari; dall’altra parte, però, c’è una questione di ordine sociale. Un bambino che ha sempre frequentato una scuola comunale e che si è abituato ad essere assistito ed educato da una maestra, che cosa farà dall’anno prossimo? Dovrà cambiare contesto, con le difficoltà oggettive per i genitori che dovranno accompagnarlo, magari, un po’ più lontano da casa. È comunque un disagio per il bambino, che si troverà in una situazione nuova”.

Sulle scelte della politica non ha dubbi, per quanto con i se e con i ma non si faccia la storia: “Propenderebbe per la salvaguardia dell’interesse del piccolo cittadino e dei suoi genitori, però mi rendo conto che i commissari. invece. ne hanno fatto una ragione di tipo economico. La politica non può che stare dalla parte del cittadino, però oggi la politica non c’è”.

Con quei numeri, a dirla tutta, probabilmente avrebbero meditato un accorpamento perché “anche se fosse stata la politica a governare il processo, avrebbe dovuto contemperare entrambe le esigenze, ovvero la tutela dei diritti del cittadini e l’economicità. Se in una scuola comunale che può contenere più di 100 bambini ne vanno una decina, non c’è argomentazione che tenga, per quanto un genitore abbia deciso di mandare lì un figlio perché lo aveva frequentato lui 30 anni prima. Rispetto all’asilo nido, il problema dei costi è sensibile per una famiglia monoreddito che non se lo può permettere, e su questo non si può transigere, a tutela degli interessi anche economici delle famiglie che avranno bisogno del servizio”.

Fratelli d'Italia: "Tagliare i servizi non è buona amministrazione"

Da Fratelli d’Italia fanno sapere che “i processi di razionalizzazione della spesa sono condivisibili nella misura in cui questi non intaccano alcuni presidi della società. È indubbio che in una città come Foggia, la scuola abbia un valore sociale importante, non solo per quanto attiene l’istruzione, ma anche quale presidio sociale in alcune zone della città. Siamo una città commissariata, comprensibile, ma è incomprensibile se lo Stato non si avvede dell’importanza di alcune realtà in un contesto sociale quale è quello della città di Foggia. Il Comune è un ente pubblico che non deve avere 'profitti', non deve avere 'utili d’impresa': i servizi sono ciò che il Comune 'produce', tagliare i servizi non è buona amministrazione. Occorre non confondere l’economicità della spesa con l’imprenditorialità”.

Lega: "Scollamento tra commissari ed esigenze della città"

Impensabile una chiusura totale e improvisa secondo il segretario cittadino della Lega, Antonio Vigiano: “I numeri evidenziano un mancato adeguamento delle strutture comunali alle esigenze delle famiglie, la conseguenza è la perdita di iscritti. Ritengo che la politica dei commissari sia molte volte perentoria, nel senso di adottare delle decisioni che non tengono conto delle esigenze delle famiglie. Va bene la riorganizzazione, ma si potevano altri criteri, con una rimodulazione dell’offerta. Non si gioca con i soldi pubblici, ma se una riorganizzazione andava fatta, anche per non sperperare risorse pubbliche, andavano salvaguardate le famiglie, gli operatori, gli insegnanti”.

Vigiano estende le sue considerazioni anche ad altri settori. “Mi sembra quasi che ci sia uno scollamento tra il lavoro dei commissari e quelle che sono, invece, le esigenze di una città che non può vivere con queste decisioni perentorie dall’oggi al domani. Una cosa è la riorganizzazione, altra cosa è la chiusura. Spero vogliano tornare sui loro passi: non possono non tenere conto delle esigenze della cittadinanza e prendere decisioni d’imperio”.

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