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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

GrandApulia e il silenzio delle istituzioni: “Basta fare come gli struzzi, le emergenze ambientali vanno affrontate”

Giorgio Cislaghi contesta il silenzio "imbarazzante quanto assordante" della politica dopo il sequestro del mega centro commerciale, a pochi giorni dalla sua inaugurazione. E sulla questione ambientale dice: "Perché i risultati delle verifiche sono arrivati a ridosso dell'inaugurazione?"

È noto a tuti che l’inaugurazione di GrandApulia non ci sarà. Almeno non per ora. Il taglio del nastro in programma fra due giorni sarà sostituito da una protesta dei lavoratori (in programma alle ore 8.30) ai quali il sequestro disposto dal Corpo Forestale e dalla Guardia di Finanza, ha reso più angosciante e nebuloso il proprio futuro.

In tutto ciò, a tre giorni dall’ormai celebre ‘venerdì nero’, fa abbastanza rumore il silenzio della politica. “Imbarazzante, quanto assordante”, afferma Giorgio Cislaghi. “Imbarazzante il silenzio dopo aver urlato ai quattro venti che con il più grande centro commerciale del meridione la città avrebbe avuto benefici a cascata, a cominciare dalle mille assunzioni negli esercizi commerciali senza dimenticare le ricadute occupazionali dell’indotto. Assordante perché con il sequestro è messo in dubbio un modello di sviluppo economico basato sull’apertura di nuovi centri commerciali di grande e media superficie. Non va dimenticato che, oltre al centro commerciale della zona industriale, è stato autorizzato anche un “Parco acquatico” adiacente il casello autostradale che dovrebbe ospitare anche esercizi commerciali, dando lavoro ad altre 400 famiglie, come non vanno dimenticate le altre strutture commerciali di media dimensioni che sono sorte in città”, dichiara l’esponente del Circolo Che Guevara.

Quel “qualcosa di grande ancora da scoprire”

Un silenzio inspiegabile per una vicenda che fa emergere un serio problema, quello legato all’inquinamento ambientale “derivante da mancate bonifiche o da bonifiche mal fatte. Se saranno confermati i risultati delle analisi ambientali diffuse dagli inquirenti ci troveremmo di fronte a un’altra emergenza ambientale che andrebbe a sovrapporsi alle altre già accertate: zona delle discariche di Passo Breccioso; inquinamento dell’area attorno alla “cartiera” che si estende sino al centro città; criticità del funzionamento dell’impianto di depurazione delle acque; mancata bonifica dell’ex stabilimento chimico-militare dove giacciono tombate ingenti quantità di aggressivi chimici”.

Prosegue Cislaghi: “L’inquinamento, accertato o presunto, di tutti questi siti ha prodotto gravi conseguenze perché, se va bene, le aree sono state poste sotto sequestro giudiziario (ex stabilimento chimico-militare) o, sempre nel migliore dei casi, hanno prodotto un aumento dei costi industriali (inquinamento diffuso nell’area della cartiera), mentre nei casi peggiori hanno prodotto danni difficilmente quantificabili per l’interdizione nell’uso dei pozzi a fini irrigui (zona adiacente la discarica di Passo Breccioso), il diniego all’ampliamento della discarica comunale con costi indefiniti per la sua bonifica e l’ibernazione del nuovo centro commerciale”.

Sequestrato GranApulia a Foggia: le foto di R. D'Agostino

L’esponente di sinistra attacca istituzioni e politici: “La “politica”, le amministrazioni pubbliche, devono finirla di comportarsi come uno struzzo nascondendo la testa per non vedere i problemi: le emergenze ambientali ci sono e vanno affrontate senza perdere altro tempo. Continuare a far finta che non ci siano problemi non fa altro che aggravarli. Se si fossero fatte le dovute verifiche dopo i lavori di bonifica dell’ex area SFIR forse si sarebbe potuto accertare la situazione ambientale, ovvero se vi fosse, o meno, inquinamento residuo. Grave non averlo fatto perché non mancarono le denunce e le segnalazioni”.

Conclude Cislaghi chiedendo spiegazioni che sono dovute a un’intera città: “Deve essere spiegato perché i risultati delle verifiche ambientali sono arrivate a ridosso dell’inaugurazione del centro Commerciale. Deve essere spiegato perché il sospetto d’irregolarità nelle autorizzazioni non sia stato fatto sin dai primi momenti visto che si è sempre parlato, almeno sulla stampa, di un unico complesso edilizio. Se la precaria situazione ambientale impone l’adozione di piani di bonifica senza perdere altro tempo, il sequestro del contro commerciale getta nella disperazione oltre mille persone che temono per il loro futuro, mille persone che pensavano di passare un “felice Natale di lavoro”, rischiando di lasciarci un ennesimo rudere di cattedrale nel deserto. La soluzione potrebbe arrivare, facendo le dovute proporzioni, dalla vicenda ILVA, ovvero verificare la possibilità del recupero ambientale e vincolare l’uso del centro commerciale al reperimento dei fondi necessari per i lavori”.

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