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"Ora parlo io". L'ex assessore Salvemini affronta Rotice: "Non fai tu il sindaco, ma comanda Pecorella"

L'ex assessore illustra nei particolari ai cittadini di Manfredonia la vicenda che gli è costata la poltrona

L’ex assessore Angelo Salvemini riempie l’Auditorium di Palazzo dei Celestini a Manfredonia. Scorrono le slide e ripercorre la vicenda Engie, il caso che gli è costato la poltrona. Centinaia e centinaia di cittadini sono interessati a conoscere la sua versione.

“Se non mi avessero fatto fuori, mi sarei dimesso”, afferma oggi. Avrebbe solo voluto relazionare in Consiglio sulla proposta di finanza di progetto per la concessione del servizio energia e gestione integrata degli impianti termici e degli impianti di pubblica illuminazione, ma non gli è stato concesso. Poche ore prima dell’ingresso in aula è stato messo alla porta dal sindaco Gianni Rotice.

“In Consiglio comunale – prosegue l’avvocato Salvemini - è andato in onda un teatrino scandaloso, in cui hanno travisato i fatti e hanno ribaltato la frittata addossando la responsabilità all’ingegner Di Tullo”. È stato l’elemento scatenante della sua operazione verità. Difende l’Ufficio Lavori Pubblici.

Campione di consensi alle elezioni del 2021 con 719 preferenze, eletto della lista Strada Facendo (che oggi suona come una beffa), ammette altre divergenze d’opinioni in questo anno: “Non ho condiviso determinate scelte però, purtroppo, ero solo, seppur il più suffragato”.

Fa notare, a tal proposito, come siano tante le delibere di Giunta che non portano la sua firma.

Poi, ormai a briglie sciolte, parla di “una spregiudicatezza dettata dall’incoscienza” e partono strali avvelenati sull’inquadramento dell’organo di Staff.

In particolare, il bersaglio è Stefano Pecorella: “Abbiamo Gianni Rotice che è il sindaco di Manfredonia e Stefano Percorella che fa il sindaco di Manfredonia”.  È il capo di Gabinetto, con funzioni consultive, “invece lui comanda – afferma Salvemini – a tutti gli effetti”.

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