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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Impianti sportivi di Foggia, scatta la denuncia: “Patrimonio svalutato e affidamenti poco chiari"

I consiglieri comunali Vincenzo Rizzi e Marcello Sciagura, insieme a Giorgio Cislaghi di AL, vogliono fare chiarezza sugli otto impianti oggetto di un bando nel 2015. Le carte giungeranno alla Corte dei Conti e alla Magistratura

Gli impianti sportivi a Foggia sono poco redditizi per le casse comunali. Il patrimonio è stato svalutato e gli affidamenti non hanno seguito le norme regionali in materia, escludendo una buona parte di associazione e/o società potenzialmente interessate e mortificando anche quell’obiettivo di inclusione sociale di cui la città, soprattutto per ciò che riguarda le sue aree più periferiche, necessita. La faccenda potrebbe arrivare presto sui tavoli della Corte dei Conti e della Magistratura.

E’, in sintesi, il contenuto della conferenza stampa di oggi promossa dai consiglieri comunali di opposizione Vincenzo Rizzi e Marcello Sciagura e da Giorgio Cislaghi (Alternativa Libera). A leggere le carte si evincerebbe come gli otto impianti (campi da calcetto, tennis, bocce, etc), situati in altrettanti aree della città (prevalentemente opere di urbanizzazione secondaria ex Gozzini), oggetto di bando nel 2015 e di soddisfazione per l’amministrazione Landella e l’assessore allo Sport Sergio Cangelli, siano stati affidati per 15 anni a canoni di locazione decisamente risibili, per intenderci ad almeno un terzo del valore reale.

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“Per la verità - denuncia Rizzi - il valore reale non lo conosciamo perché di queste strutture si è perso tutto l’incartamento ed il relativo computo metrico, ma abbiamo ragione di pensare che la svalutazione sia intorno al 70%. Una botta per le casse comunali”. Parliamo delle strutture di via Mandara, via Einaudi, via Ilaria Alpi, Via Forcella, Via Castelluccio, via Almirante, via Miranda e via San Severo. Impianti del valore di 100/120mila euro varrebbero in media oggi 40mila euro.

“Se pensiamo che il canone di locazione è pari al 5% del valore, capite bene il regalo fatto a queste associazioni che pagherebbero non più 1,5/2mila euro annuali per gestirli, facendo al contempo reddito in misura di gran lunga superiore”.  Ma il “regalo” starebbe anche in altro: “Il Comune ha concesso un abbattimento di un ulteriore 25% per spese e servizi. A che titolo?” si chiede Cislaghi che rivela un’altra anomalia: le associazioni non avrebbero occupato solo gli impianti ricevuti in affidamento ma si sarebbero “allargate” anche ad altre strutture di contorno (spogliatoi, parco giochi, etc) non oggetto del bando e, dunque, oggi occupati abusivamente. In via Miranda, ad esempio, c’è anche un anfiteatro occupato: possibile che nessuno se ne sia accorto? E dove sono i relativi contratti? Perché anche di questi non vi sarebbe traccia a distanza di mesi, eccezion fatta per due soli impianti. Ci sono però alcune ingiunzioni a firmarlo, il contratto, cadute nel vuoto.

I tre contestano poi il bando stesso. Con quali criteri è stato messo su? Perché non seguire le norme regionali in materia? Perché non prediligere la storicità delle associazioni sportive e il lavoro di integrazione e recupero sociale per cui si sono contraddistinte negli anni, piuttosto che affidare a nomi spuntati nell’ultimo anno? Emblematico sarebbe, da questo punto di vista, il caso della USAcli provinciale che per 30anni ha utilizzato l’impianto di via Severo, espletando anche un ruolo sociale in quella zona, e che oggi è fuori, costretta a sgomberare entro fine ottobre. “Non sappiamo dove andare, è un grande dramma per i nostri ragazzi” dichiara sconfortato Tiziano Errichiello. “Abbiamo ragione di pensare che forse il bando sia stato sbagliato perché alcuni criteri fondamentali non sono stati considerati” conclude Sciagura. Per i tre Landella dovrebbe revocare e avviare una indagine interna, anzitutto sul valore degli impianti.

Le carte giungeranno alla Corte dei Conti e alla Magistratura. 

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