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Domenica, 3 Dicembre 2023
Politica

Traditi dal Movimento, nessun secondo tempo per i delusi foggiani del fu M5S: "Quello in cui credevamo non esiste più"

Tre attivisti analizzano la crisi a Cinquestelle e individuano nelle Parlamentarie del 2018 una sorta di "spartiacque lacrime e sangue". E il nuovo corso targato Giuseppe Conte non li convince a riavvicinarsi

"È finita e non ho intenzione di avvicinarmi mai più ad alcuna forza politica". Non ci sarà un secondo tempo per Grazia Manna, disillusa e caustica, dopo anni di attivismo. Il Movimento 5 Stelle ha innescato in lei il processo esattamente inverso allo spirito con cui era nato: è riuscito a farla disaffezionare alla politica. Ha preferito dedicarsi agli studi e a se stessa.

"Sono nel Movimento dal 2014, ho dato tanto e oggi mi ritrovo in tribunale a pagare uno scotto delle battaglie che ho portato avanti". Ma non rinnega il passato. "Rifarei tutto daccapo, senza alcun pentimento mai, schiena dritta e testa alta".

Candidata alle ultime elezioni regionali, l'attivista di Troia ci ha creduto fino all'ultimo. Ed è in quel momento che si è consumato il distacco definitivo. La delusione più grande è arrivata insieme alla "consapevolezza che ci sono stati molti traditori dei consiglieri regionali: gareggiavamo insieme, però all'oscuro degli accordi che stavano intraprendendo con Emiliano, quando noi facevamo una campagna elettorale contro Emiliano. Non so, a questo punto, se siano mai stati Cinquestelle". Per inciso, il voto a posteriori degli iscritti per ratificare l'accordo non c'è mai stato.

Grazia Manna non ha mai abbandonato ufficialmente la piattaforma. "Ufficiosamente sono fuori anche perché ormai è andato perduto tutto quello in cui credevamo". L'ipotesi di abolire il vincolo del secondo mandato che agita i Cinquestelle contribuisce ad alimentare in lei come negli altri delusi la consapevolezza che il Movimento abbia abdicato ai suoi principi cardine: "La questione è terminata ben presto, al secondo mandato a quanto pare".

Il malessere però, perdura almeno dal 2018, "quando molti di noi furono depennati dalla rosa di nomi per le Parlamentarie, senza mai avere alcuna spiegazione nel merito - spiega Manna - I problemi sono iniziati lì e la situazione è andata solo peggiorando. Ci sono stati troppi errori, non solo oggi. I colpevoli, se bisogna fare dei nomi e dei cognomi, ci sono: non solo Luigi Di Maio, Vito Crimi, ma ovviamente anche i nostri portavoce della provincia e tutti coloro che comunque sono ancora seduti comodamente sulle poltrone".

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Non risulta più sulla piattaforma Rousseau, pronta allo smantellamento, né sul canale del Movimento Salvatore Imperio, animatore del meetup AttiVisti Foggiani. "Penso ci siano un po' di problemi tecnici, poi se mi hanno fatto già fuori mi sento sollevato".

Trapiantato in Campania, non ha mai smesso di seguire attentamente le vicende foggiane. Ma con il Movimento ha tagliato i ponti. "Troppe diatribe, correnti interne che non finivano mai e non si lavorava sui fatti". Un caso su tutti che non riesce proprio a togliersi dalla testa riguarda la battaglia per la dialisi pediatrica a Foggia. "Non è possibile che i bambini dal Gargano dovessero andare a Bari a fare la dialisi tre volte a settimana. Ne dico una, poi ce ne sarebbero tante altre".

Per non parlare della crociata per salvare il mondo della cultura martoriato dal lockdown, che porta avanti con il fonico Marco Maffei. Da addetto ai lavori ha preparato proposte, emendamenti, e le ha spedite ai Cinquestelle, senza riscontro. "L'unico che mi ha dato retta è stato Paolo Lattanzio, poi è uscito anche lui dal movimento. L'anno scorso, in piena pandemia, ho lasciato, perché non è quello il mio stile di fare politica. Per me significa mettere i problemi sul tavolo e alzarsi quando troviamo almeno una soluzione".

Non concede attenuanti all'avvio del nuovo corso targato Giuseppe Conte: "Non ascoltano la base, vanno per i fatti loro". Eppure l'ex premier di Volturara Appula ha esplicitamente detto che gli iscritti "saranno il motore principale", stella polare della nuova avventura: "Ma le chiacchiere se le porta il vento. Se io lavoro nella cultura e tu non mi ascolti, la realtà politica a cui faccio riferimento se ne infischia, è normale che io la disconosca. A me interessavano i fatti, dal laboratorio urbano in poi: lavoro, perché questo è l'attivismo, lavorare per il territorio, non è volontariato e basta, ti porto le soluzioni e non dico che dovresti portarle in aula ma almeno discuterne con me".

Avvertivano da tempo un malessere ma non ne capivano appieno le motivazioni: "Noi sapevamo quali fossero i problemi, e adesso stanno emergendo".

Non rientrerà nel movimento. "A me dispiace. Lo dissi a Cristian Casili anni fa: non vorrei che come nelle aziende si formassero le persone per poi buttarle fuori, perché a perderci non sarebbe l'individuo, ma la realtà che l'ha formato. Il Movimento ha fatto così - afferma Salvatore Imperio - Al sistema della vecchia politica non ho aderito 15 anni fa e non aderisco adesso. Volevo dare una mano alla città".

E per questo non intende abbandonare il meetup. "È una realtà che abbiamo creato e in cui abbiamo buttato il sangue. I meetup non sono mai stati all'interno del Movimento 5 Stelle, sono sempre stati un laboratorio di idee, punto. Che poi il Movimento si rifacesse ai Meetup è un'altra cosa, ma è come se fossero un comitato o un'associazione. Si rifanno a principi di onestà e trasparenza, e soprattutto ai fatti".

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Il suo amico di tante battaglie, Marco Papicchio, responsabile di quel meetup, è rimasto ancorato al primo Movimento e non condivide le dinamiche odierne, sia per le ultime evoluzioni, "sia per lo strascico nella guerra fratricida tra fondatore, ideatore, gestore della piattaforma e il Movimento stesso, con una direzione acefala data dal reggente pro tempore che ha preso più del tempo dovuto. Doveva essere una fase transitoria, il Covid da una parte e altre esigenze hanno fatto sì che durasse a lungo, prendendo decisioni che per noi attivisti sono state laceranti". Molti iscritti con cui si interfaccia e che hanno espresso le stesse perplessità avrebbero auspicato un cambio di metodo.

"Per l'ennesima volta, dopo la variazione del 2017 per poterci proporre a livello di politiche parlamentari, con l'affaire Lanzalone, quello statuto cambiato in fretta e furia nel dicembre 2017, ci ritroviamo con una persona sola delegata a redigere un nuovo statuto e codice etico senza casomai passare in una sorta di Costituente che poteva ricalcare l'esperimento degli Stati Generali, e ci ritroveremo a votare un pacchetto all inclusive".

Anche lui considera quel passaggio delle Parlamentarie e il successivo delle epurazioni "una sorta di spartiacque lacrime e sangue" per gli addetti ai lavori. È allora che sono stati "fatti fuori" molti di coloro che avevano preso parte alla prima fase del Movimento. Marco Papicchio ha avvertito le ultime due detonazioni dal secondo Governo Conte. "Il passaggio col Governo Pd, tanto bistrattato e tanto odiato, secondo me ha creato un'altra fattura prima dell'avvento di Draghi".

Vede di buon occhio la possibilità di integrare personalità come Di Battista e ricostruire, e sulla tentazione di abbandonare il governo Draghi conviene che sia "impalpabile al momento l'apporto M5S in questa coalizione da dentro tutti".

Il Movimento per lui significava avere finalmente voce in capitolo: "È stato un momento in cui la politica ha potuto far sentire la voce degli ultimi. Ecco che cosa ha rappresentato per tanti che guardavano da lontano, oppure che erano disaffezionati alla politica, vista la crisi morale e di contenuti. Ciascuno poteva e doveva dare il proprio apporto. Non sentire più lontani i partiti politici con le loro segreterie dove si decidevano i destini dei cittadini: forse è stata quella la cosa più rivoluzionaria. Ahimè, sentiamo forse la mancanza di quel metodo perché la famosa piramide rovesciata era uno dei nostri simboli per eccellenza".

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