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Elaboriamo il lutto con un ‘Amen’

Oggi è l'ultimo giorno dell'amministrazione comunale del sindaco dimissionario Franco Landella, agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione e tentata concussione. Consiglio comunale deserto, si attende l'ultimo atto del prefetto di Foggia, il commissariamento del Comune di Foggia

Sulla facciata di Palazzo di Città non giganteggiano i volti di Falcone e Borsellino, un piccione si posa a due passi dal tricolore, qualcuno entra, qualcun altro esce. Amministratori non se ne vedono, qualcuno si affaccia. 

Cigolando, se ne va, ancor prima di iniziare, l’ultimo consiglio comunale.

A pochi metri, in Prefettura, Raffaele Grassi mette in ordine le ultime cose e si prepara a firmare il commissariamento del Comune di Foggia, atto dovuto nonché ultimo di un lavoro costante al servizio del territorio e contro ogni forma di illegalità, caratterizzato perlopiù dalle interdittive antimafia, 42 in tutto. 

In Corso Garibaldi e negli uffici comunali del capoluogo di provincia, la commissione d’accesso agli atti continua a scartabellare documenti e a rovistare tra le carte e i pc in cerca di tracce di condizionamento o infiltrazioni della criminalità nel tessuto amministrativo, mentre lo Stato alza il tiro contro la mafia foggiana (“nemico numero uno”) mandando sul campo di battaglia il questore di Roma.

L’atmosfera è surreale, Foggia appare rassegnata, né sgomita e né sorride. C’è aria di ‘Reset’. Nulla sembra poter restituire serenità alla collettività frastornata da una lunga serie di gravi accadimenti. 

E’ il peggiore dei finali mai scritto nel capoluogo dauno, ma è la trama, un intrico di affari e spregio della cosa pubblica, che imbarazza.

Sconcertano il pensiero di quel "dono tradito", barattato e vilipeso e il sospetto che sul fondo del malcostume ci sia ancora tanta fanghiglia da tirar fuori.

Fanno male quei silenzi, lunghi ed inequivocabili, di chi, in un modo o nell’altro, ha disatteso l’obiettivo dichiarato del bene comune.

Ed è del tutto evidente che a taluni non importava quando e se Foggia sospettasse di loro ma era basilare che la città non sapesse e continuasse ad illudersi, mentre nel frattempo, nelle ormai non più segrete stanze della casa dei foggiani, stando alle accuse, c’era chi imbustava e distribuiva delibere con l'odore dei soldi.

Un sistema che sembrava collaudato, fatto di segni, simboli e nomignoli, per il quale in parecchi pare fremessero per farne parte. E parecchi, pur non facendone parte, probabilmente conoscevano.

Oltretutto, codardi di fronte al pericolo che la barca stesse affondando, hanno continuato a lasciarla andare affidandosi alle decisioni o alle sfortune dell’altro, ritenendo, ma si sbagliavano, che avrebbero potuto resistere nel mezzo della tempesta che pure da mesi imperversava a palazzo di città.

Una bufera di scandali, arresti, indagini e sospetti. Di Leonardo Iaccarino, che impartiva lezioni e dispensava ordini e consigli su cosa fare e come farlo; che mostrava i muscoli e dava prova della sua spregiudicatezza ingaggiando una sfida a due con il più alto in grado.

Ed è così che l’ex numero due dell’amministrazione - che non ha mai nascosto l’ambizione di diventare sindaco - è diventato, secondo gli inquirenti, “uno dei perni del diffuso malcostume politico-amministrativo….di cui sono attori principali i massimi vertici politici dell’ente territoriale” 

Il riferimento è al “già sindaco Franco Landella coadiuvato nell’attività d’indebita locupletazione personale della moglie Daniela Di Donna e gran parte dei componenti di maggioranza del Consiglio comunale di Foggia”.

Pur tenendo conto del principio della presunzione di non colpevolezza fino alla condanna definitiva, dalla lettura delle carte emerge un quadro inquietante di diffusa illegalità. E “il lavoro non è finito”.

Emerge con estrema chiarezza che il destino della città sia stato segnato da uno scontro al vertice tra i due massimi esponenti del governo cittadino: il sindaco e il presidente del Consiglio comunale.

E si sarebbe “giocato” su tanti fronti, compresa la presunta tentata concussione da 53 milioni per la pubblica illuminazione, allorquando Iaccarino – come si legge nell’ordinanza – riferendosi all’incontro del sindaco con Luca Azzariti - procuratore speciale della Gi One Spa – che si sarebbe svolto nell’androne del palazzo di quest’ultimo, si era sfogato così: “Ladrone di m.....si è permesso di chiedere le tangenti ad un amico mio (al quale Iaccarino aveva chiesto di registrare gli incontri che sarebbero serviti a far arrestare Landella)...è andato sotto casa sua e ha chiesto un milione di euro, poi ha detto va bene 500mila...poi ha detto l’ultima offerta 300mila...l’ho fatto registrare...mo dobbiamo vedere se questo amico è disponibile a farlo arrestare”.

E sulla tangente da 32mila euro, per la quale sempre Iaccarino, nel corso di una conversazione tenuta il 5 gennaio con altre due persone, afferma testualmente: “Landella ti dicevo ha fatto un solo errore. Ha posizionato un figlio di z…..come me in un punto strategico su...so tutto. Landella è inutile che vieni da me il giorno prima della vigilia il 22-23 dicembre, mi dici ti do questi documenti e tengo duemila euro da dentro di tangente avanzate per la questione di...Ero un residuo di tangente che dovevo riscuotere per la questione di...come si chiama...di Tonti. Tonti dove avevamo fatto cinquemila euro a consigliere comunale. Ma io da figlio di z….ogni volta che faccio questa cosa qua mi faccio il filmino. Allora Landella è finito, non solo politicamente, come uomo perché se qualcuno si illude del fatto che io presidente del Consiglio...sto la per fare il deficiente. E andiamo avanti Landella. Poi io ti dico tutto. Glielo dico prima che...sessantamila euro che doveva dare di saldo, dei tremila euro a testa a bucato mille euro ciascuno”

Il vaso di pandora è stato scoperchiato e l’idea che dietro la promessa dell’approvazione di un accapo sarebbero stati offerti e consegnati 5mila euro ad alzata di mano, è roba da far accapponare la pelle. Perché vorrebbe dire che i sospetti ricadrebbero sulla maggioranza dei consiglieri comunali (alcuni sono indagati),

Non vi sono molti dubbi sul 'Sistema Foggia', che fino a prova contraria esiste, è spregevole e legittima la discussione mai doma intorno ai limiti, difetti e disattenzioni della classe politica, mai così mediocre come in questo periodo, non solo in termini di capacità, pregi e intuizioni, ma di onestà, legalità e serietà.

Le inchieste hanno aperto una autostrada verso la verità, che Iaccarino - testimone scomodo di un malvezzo comune a tanti e sconveniente a molti – sta percorrendo con la magistratura.

Intanto, prima che tocchi di nuovo ai foggiani, elaboriamo il lutto con un ‘Amen’.

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