Miei cari Sindaci, la Capitanata sta colando a picco per la grave crisi economica, sociale ed ancor più di sicurezza pubblica dovuta, oltre che all’inadeguata provvista finanziaria per la gestione del suo vasto territorio, alla riduzione sempre crescente dell’offerta di lavoro e, di conseguenza, la criminalità dilaga, al punto da indurre il Presidente della Provincia: MIGLIO ad intraprendere iniziative eclatanti, come lo sciopero della fame, per richiamare l’attenzione del Governo sulle condizioni di intollerabile disagio vissute dai cittadini di questa provincia.
 

Non credo che il richiesto distaccamento di una sezione della DIA su Foggia sia l’antidoto al male, perché non rimuove le cause che generano lo stato comatoso del territorio, il quale ha bisogno di un vero e proprio shock istituzionale come il progetto Moldaunia (Molise + Daunia) per liberare la Capitanata dal giogo pugliese e barese in particolare.
 

L’autonomia è l’unica via per ridare fiducia, coraggio e dignità alla Capitanata, permettendole di realizzare infrastrutture e servizi di specifico interesse territoriale. Per arrivare però all’autonomia c’è bisogno di un referendum promosso da una delibera provinciale, che n. 16 Comuni della Capitanata hanno già provveduto a richiedere con proprie delibere. 
 

Per cui, nella grave situazione di emergenza che vive la Capitanata, si chiede di poter contare anche sulle delibere di quei Comuni che finora non hanno risposto all’appello del Movimento MOLDAUNIA, infatti solo col concorso di tutti si potrà arrivare all’agognato referendum provinciale per superare l’attuale emergenza storica. 
 

Da persona erudita in storia e cultura dei Molise e della Daunia posso sostenere, senza alcun’ombra di dubbio, che il progetto Moldaunia è il naturale sbocco istituzionale per salvaguardare il futuro a rischio di entrambe le comunità e far finalmente giustizia dell’antistorica ripartizione regionale che, nella fase costituente, aggregò la Capitanata alle terre di Bari ed Otranto, con le quali non c’era alcun tipo di legame. Chiudo col ricordare che: “un popolo che non sa lottare per la propria autonomia, tanto cara ai suoi avi, non ha futuro”.