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Alfano sul Gargano, sul futuro dell’Area Popolare: “Noi né sotto Salvini, né sotto il Pd”

Diversi i temi affrontati dal ministro dell’Interno ospite a San Menaio nell’ambito della prima Festa Regionale di Area Popolare: critiche a Salvini, Parisi e 5Stelle. Sostegno a Renzi: “Bisogna completare la stagione delle Riforme”. E sul Cara: “Flusso complesso da gestire, ma andremo fino in fondo alla vicenda”

Ha fatto tappa a San Menaio, sul Gargano, il ministro dell’interno Angelino Alfano, ospite speciale nell’ambito della prima Festa Regionale organizzata da Area Popolare. Tanti i temi trattati dal ministro, nel lungo colloquio con il giornalista Rai Sergio De Nicola. A partire dallo status del partito di cui è leader, “pronosticato di morte, sin dalla nascita, e che dopo tre anni è ancora vivo e vegeto”.

FUTURO E PROSPETTIVE – Il tempo dirà con precisione qual è il futuro che attende Area Popolare, ma intanto Alfano rimarca concetti piuttosto chiari, anche in relazione ad altri movimenti legati al centrodestra: “Noi rappresentiamo la grande area moderata che non vuole stare né sotto Salvini, né sotto il PD. Un’area rappresentata da milioni di elettori, che verrebbe riconquistata da un grande rassemblement da costituire superando egoismi e pregiudiziali”. Un cambiamento che potrebbe essere accelerato dalla nuova legge elettorale con “premio alla coalizione e non a un singolo partito”.

Festa Regionale Area Popolare

AVVERSARI – Parentesi lunga sugli avversari politici, da Salvini, a Parisi designato come volto nuovo di Forza Italia, al Movimento 5 stelle. “Salvini vorrebbe uscire dall’Europa, dall’Euro, dall’Italia, non si sa per entrare dove”. Sull’ex candidato sindaco di Milano e sul suo ruolo potenziale di leader commenta: “Lo stimo come persona, ma attualmente è in mezzo al rodeo del centrodestra attuale”. Poi si lascia andare a auna metafora calcistica: “Immaginando la candidatura a leader della coalizione come la finale di un torneo, lui è ancora ai sedicesimi. Deve superare ancora diversi passaggi e deve farcela da solo, mentre noi continuiamo a percorrere la nostra strada”. Più duro il giudizio sui pentastellati Di Battista e Di Maio: “Di Battista è finito in un anno appena nella classifica stilata dal New York delle balle più grosse sparata dai politici in tutto il mondo, e ha mostrato evidenti difficoltà con il congiuntivo. Se si aspira a governare un Paese, bisognere conoscere almeno la lingua e la grammatica di quel Paese”. Pesante anche la sferzata, con punte di ironia, al vicepresidente della Camera: “Sul suo post su Facebook su Pinochet da lui collocato in Venezuela e non in Cile, non è il caso di infierire, perché almeno ha azzeccato il continente”.

RENZI – La mancanza di credibili alternative è il più grande alleato del Governo Renzi, con cui prosegue la collaborazione: “È opportuno completare la stagione delle riforme avviata e proseguire sulla strada del cambiamento, con il Sì alla riforma costituzionale, dopo i risultati positivi ottenuti con quella del lavoro e la risalita del PIL”. Sull’Europa e i malumori manifestati dal Premier nei confronti di Germania e Francia dice: “I patti internazionali sono carta straccia senza la salvaguardia della morale. Sul delicato fronte dell’immigrazione, l’Italia ha tenuto fede a tutti gli impegni assunti, mentre l’Europa ha disatteso i suoi, l’impegno di fare i ricollocamenti dei profughi attraverso un’equa redistribuzione e organizzare i rimpatri. Renzi ha fatto benissimo a ricordarlo”.

CARA E TERRORISMO – Infine i temi più delicati e più vicini alla Capitanata, a cominciare dalle polemiche esplose dopo l’inchiesta del settimanale Espresso sul Cara di Borgo Mezzanone: “Sono bersagliato dalle critiche della Lega perché secondo loro i profughi finiscono in alberghi stellati, e dalla sinistra perché invece finiscono nei lager. La verità è che si tratta di un flusso complesso da gestire, perché si è passati da 30 a 150mila migranti in assistenza, ma andrò fino in fondo alla vicenda, con tutti gli accertamenti e le inchieste necessarie e dolorose per far luce su ogni aspetto. L’Italia è da secoli la culla del Diritto e dei diritti, e non transigo sulla linea della civiltà”.

Aperta Istruttoria dopo l'inchiesta de L'Espresso 

Immigrazione, tema che va quasi sempre a braccetto con il Terrorismo, la cui lotta prosegue serrata, insieme alle misure di prevenzione: “Non ci sono stati attentati nel nostro Paese perché la linea della prevenzione, per la quale nessuno ringrazierà mai le forze dell’ordine e l’intelligence, ha funzionato, e le 120mila perquisizioni, i 12mila controlli agli autoveicoli e i 300 alle navi, le espulsioni, l’introduzione del decreto per sospettati di terrorismo come per quelli di mafia, hanno prodotto i risultati sperati”. Ma c’è ancora molto da lavorare, perché la battaglia è tutt’altro che vicina a una conclusione positiva: “Non bisogna mai abbassare la guardia, ma la percezione del nostro come un Paese sicuro ha avuto l’effetto di contribuire al boom del turismo, che ha registrato un balzo in termini percentuali superiori a quello di altri Paesi.

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