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La sconfitta di Gatta non è orfana: l'harakiri in salsa foggiana del centrodestra

Le responsabilità di Forza Italia e Fratelli d'Italia. La battaglia quasi in solitaria di Nicola Gatta. La partita a sé della Lega, gli avversari sindaci Antonio Potenza e Gianni Rotice.

‘La vittoria ha moltissimi padri, la sconfitta è orfana’. Ne sanno qualcosa Giuseppe Nobiletti e Nicola Gatta.

Difatti, se nel centrosinistra più o meno tutti hanno provato ad attribuirsi i meriti dell’affermazione elettorale, nel centrodestra ci si è nascosti, e all’istante, dietro l’alibi del colpo sinistro inferto dai sindaci Antonio Potenza e Gianni Rotice. E dietro la scelta degli uomini di Matteo Salvini sul territorio, di rispondere picche alla richiesta di sostenere la candidatura del Presidente uscente.

Il sindaco di Vieste l'ha spuntata per una manciata di voti ponderati. Il primo cittadino di Candela può certamente rammaricarsi. L'unico a non dolersene è Primiano Di Mauro, candidato alla presidenza della Provincia di Foggia sotto l’ala del ‘centrodestra identitario’ a trazione Lega-Potenza-Rotice. 

Così, quando sono trascorse oramai 48 ore dal verdetto, i sinistrorsi continuano a gongolare senza badare troppo ai detrattori, mentre altrove, soprattutto nel centrodestra, si disquisisce sulle responsabilità e i motivi della sconfitta. Eppure, "uniti avremmo stravinto e in scioltezza” mormora un amministratore, che ammette di aver provato un certo imbarazzo al momento del voto. 

Ai leghisti non resta che la magra consolazione di appuntarsi la stella al petto di “una partita pulita e coerente”, che però, alla fine della fiera, non ha impedito agli avversari di vincere e relega ancor più il partito ai margini del centrodestra.

E’ stata messa in discussione, invece, la gestione del consenso dei Fratelli d’Italia a Nicola Gatta, per taluni non all’altezza di un partito maggioritario e dei ruoli politico-istituzionali che occupano i big foggiani di Giorgia Meloni.

Discorso a parte merita Forza Italia: dalla decisione di mettere alla porta Antonio Potenza e Paolo Dell’Erba soltanto dopo le Provinciali, con un provvedimento che del resto non ha i crismi dell’ufficialità, al tentativo estremo di convincere Gianni Rotice a ripensarci dopo averlo bruscamente tagliato fuori dalla corsa alla Provincia. 

Ad ogni buon conto, perdere due sindaci strada facendo, ritenendo di non averne bisogno o non riflettendo sulle possibili conseguenze, per un partito strutturato come Forza Italia, abituato a risolvere situazioni ben più complicate e a vincere elezioni contro ogni pronostico, è stato un errore marchiano. 

Nel marasma generale, chi si salva è proprio Nicola Gatta, “non per questo è un civico”, ironizza un lettore. 

Senza ombra di dubbio, il consenso trasversale incassato dal sindaco di Candela, cristallizzato nelle schede di ogni colore, ha sorpreso un po’ tutti. A partire dal vincitore: “Pensavo che la partita fosse più agevole” ammetterà ai microfoni di FoggiaToday, Giuseppe Nobiletti.

L’ex numero uno di Palazzo Dogana ha condotto una battaglia in solitaria, "altroché sostegno del centrodestra", ci tiene a rimarcare un estimatore di Gatta. Per il sindaco di Candela, è mancato il contributo degli amministratori dei Monti Dauni. O, probabilmente, di chi avrebbe dovuto agganciarli. Secondo i beninformati, è mancato il lavoro sul campo dei Fratelli d’Italia.

Questa, perlomeno, la considerazione di chi è abituato a fare i conti in tasca propria. Ed oggi, chiede un’analisi più complessa del voto, che non si riduca semplicemente al “tradimento” di qualcuno. Per amor di verità.

Tutti, in qualche modo, sono responsabili della ‘Caporetto’ del centrodestra. La sconfitta maturata nelle viscere foggiane della coalizione di Governo, ha più di un padre e non esclude nessuno. Tradotto, è stato un autogol collettivo di proporzioni inaudite, che ha finanche spinto qualche destrorso a ritenere che dopotutto, “se siamo davvero questi, allora lunga vita al centrosinistra”. 

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