Nel carcere sull’acqua, un incontro luminoso: Valeria Parrella presenta “Almarina”
Può una prigione rendere libero chi vi entra? È il caso di Elisabetta, cinquantenne che insegna matematica nel carcere minorile di Nisida, piccola isola che guarda Bagnoli, Napoli. Almarina è una sua allieva, nuova, straniera, che ce la mette tutta: in quell’aula però, se alzi gli occhi vedi l’orizzonte ma dalla porta non ti lasciano uscire. È tutto nell’incontro di queste due solitudini il romanzo caldo e intimo di una delle scrittrici più importanti del panorama letterario italiano, una voce unica, ricercata e riconoscibilissima, protagonista sabato 26 ottobre, alle ore 19, nello spazio live della Ubik di Foggia. Per la prima volta, infatti, Valeria Parrella incontra il pubblico della libreria per presentare il suo nuovo romanzo, Almarina (Einaudi, 2019), tra le migliori pubblicazioni di questo 2019. A conversare con l’autrice napoletana, il libraio Salvatore D’Alessio e la blogger Giuditta Casale, del seguitissimo GiudittaLegge.
Almarina (Einaudi, 2019; pagine 136). «Tutto ciò che scegliamo si rivelerà sbagliato se saremo tristi, e giusto se saremo felici». Esiste un’isola nel Mediterraneo dove i ragazzi non scendono mai a mare. Ormeggiata come un vascello, Nisida è un carcere sull’acqua, ed è lì che Elisabetta Maiorano insegna matematica a un gruppo di giovani detenuti. Ha cinquant’anni, vive sola, e ogni giorno una guardia le apre il cancello chiudendo Napoli alle spalle: in quella piccola aula senza sbarre lei prova a imbastire il futuro. Ma in classe un giorno arriva Almarina, allora la luce cambia e illumina un nuovo orizzonte. Il labirinto inestricabile della burocrazia, i lutti inaspettati, le notti insonni, rivelano l’altra loro possibilità: essere un punto di partenza. Nella speranza che un giorno, quando questi ragazzi avranno scontato la loro pena, ci siano nuove pagine da riempire, bianche «come il bucato steso alle terrazze». Questo romanzo limpido e intenso forse è una piccola storia d’amore, forse una grande lezione sulla possibilità di non fermarsi. Di espiare, dimenticare, ricominciare. «Vederli andare via è la cosa più difficile, perché: dove andranno. Sono ancora così piccoli, e torneranno da dove sono venuti, e dove sono venuti è il motivo per cui stanno qui».
Valeria Parrella. Nata nel 1974 a Napoli, dove vive. Per minimum fax ha pubblicato le raccolte di racconti mosca più balena (2003) e Per grazia ricevuta (2005). Per Einaudi ha pubblicato i romanzi Lo spazio bianco (2008, 2010 e 2018), da cui Francesca Comencini ha tratto l'omonimo film, Lettera di dimissioni (2011), Tempo di imparare (2014), la raccolta di racconti Troppa importanza all'amore (2015), Enciclopedia della donna. Aggiornamento (2017) e Almarina (2019). Per Rizzoli ha pubblicato Ma quale amore (2010), ripubblicato da Einaudi nei Super ET nel 2014. È autrice dei testi teatrali Il verdetto (Bompiani 2007), Tre terzi (Einaudi 2009, insieme a Diego De Silva e Antonio Pascale), Ciao maschio (Bompiani 2009) e Antigone (Einaudi 2012). Per Ricordi, in apertura della stagione sinfonica al Teatro San Carlo, ha firmato nel 2011 il libretto Terra su musica di Luca Francesconi. Ha inoltre curato la riedizione italiana de Il Fiume di Rumer Godden (Bompiani 2012). Da anni si occupa della rubrica dei libri di «Grazia» e collabora con «Repubblica».