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Due sartorie per ricucire vestiti e relazioni sociali: così Foggia è più solidale

Sabato 10 ottobre, i Fratelli della Stazione consegneranno i macchinari a Foggia e a Borgo Mezzanone. Raccolti 2550 euro, altri due macchinari donati da Vincenzo Maffei

Sono quattro le macchine da sartoria e da cucire che entreranno in funzione nell’ambito di ‘Sartoria solidale’, il progetto promosso dall’associazione ‘Fratelli della Stazione’ e sostenuto dalla Banca della Campania nell’ambito dell’iniziativa di solidarietà ‘Sotto una buona stella’.

Due invece i punti che saranno inaugurati sabato 10 ottobre. La prima consegna si svolgerà presso i locali della parrocchia di Santa Maria del Grano, a Borgo Mezzanone, il piccolo centro in cui è presente il Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo e Rifugiati Politici; l’inaugurazione è prevista alle ore 10 alla presenza di Dina Diurno, della Caritas di Borgo Mezzanone, e dei volontari dell’A.P.S. Auxilium - Borgo Mezzanone. La seconda, invece, si svolgerà in via Campanile, nei locali della Caritas diocesana Foggia-Bovino, alla presenza del direttore don Francesco Catalano. La consegna sarà effettuata da alcuni volontari dell’associazione ‘Fratelli della Stazione’, da oltre quindici anni impegnata sul fronte dell’accoglienza dei senza fissa dimora e dei migranti che vivono nel capoluogo Dauno.

Attraverso la raccolta fondi supportata in questi mesi dalla Banca della Campania, dunque, sono stati donati 2.550 euro; fondi utilizzati per l’acquisto di due macchinari e dei materiali che serviranno per l’attivazione del progetto. Altri due piccoli impianti, invece, sono stati donati da Vincenzo Maffei, titolare del negozio Singer.

L’obiettivo delle ‘Sartorie Solidali’ è di restituire dignità ai cittadini italiani e migranti che vivono in uno stato di indigenza, di povertà e che molto spesso indossano stracci recuperati tra la spazzatura, che si arrangiano con indumenti che non sono della loro stessa taglia o che sono deformati, lacerati, sfoderati. «Perché si può essere poveri, ma con dignità, anche vestendo abiti puliti ed ordinati» dicono i promotori del progetto che, oltre a rivestire le persone in condizione di svantaggio economico e sociale, punta a «promuovere processi di inclusione, a creare ponti di relazione, a ricucire dei rapporti umani».  

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