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"Finalmente ricominciamo". Riparte il premio lirico Umberto Giordano: "Abbiamo puntato molto sulla città, ritrovare il pubblico sarà bellissimo"

L'entusiasmo Maria Paola De Luca, direttrice artistica del premio lirico internazionale, che quest'anno comincerà con i concerti preludio dell'8 e del 9 novembre nella Sala Fedora con ingresso libero

Sembra passata una eternità da quel 21 febbraio del 2020, giorno in cui nella Sala Fedora si presentò la ventesima edizione del Premio lirico internazionale 'Umberto Giordano', rassegna fondata nel 1995 da Maria Paola De Luca (che ne è anche la direttrice artistica), e diventata negli anni non solo una importante vetrina per i giovani cantanti lirici, ma soprattutto un evento di grande prestigio a livello internazionale.

Il giorno successivo alla presentazione, il teatro Giordano ospitò il concerto inaugurale della rassegna. Fu di fatto l'ultimo evento prima che l'emergenza Covid deflagrasse. Da quel giorno, il concorso si è "freezato", in attesa di una riproposizione che, finalmente, avrà luogo a partire da novembre. "Finalmente ricominciamo", racconta con entusiasmo Maria Paola De Luca. "Non è stato semplice, ma ci siamo riusciti anche grazie al lavoro del team dell'ufficio Cultura del Comune, che ci ha dato il supporto per realizzare il tutto, anche a livello economico".

Il concorso - come era stato pensato ormai più di un anno e mezzo fa - riproporrà gli appuntamenti già calendarizzati, a cominciare dai due concerti preludio, che si terranno l'8 e il 9 novembre prossimi in Sala Fedora con ingresso libero. Due serate interamente dedicate al grande compositore foggiano: la prima che vedrà il musicologo e pianista Piero Di Egidio eseguire l'opera pianistica di Giordano dialogando con il musicologo Agostino Ruscillo. 

Ancora più suggestiva la seconda serata, con il trio di Gianluca Caporale, che reinterpreterà alcuni brani della 'Fedora' in chiave Jazz. Entrambe le serate saranno presentate da Alessio De Palma, giovane e già affermato musicologo foggiano, nonché figlio del grande tenore Antonio, che sarà tra i giurati del concorso: "In questa ripresa abbiamo puntato molto sulla città, chiamando in giuria De Palma e Maria Francavilla, grandissima soprano. Li ho voluti entrambi in giuria, così come Marcello Corvino, divenuto direttore artistico di una delle più importanti fondazioni d'Italia, come il Teatro Comunale di Ferrara". 

Insomma, una edizione più che mai foggiana: "Senz'altro. Io stessa sono foggiana. Sarà coinvolto anche il Conservatorio, con un quartetto d'archi che accompagnerà un pianista. Una formazione denominata 'Cafè concerto', in riferimento a quando Giordano scriveva le riduzioni delle opere per queste formazioni che si esibivano nei Cafè. Un po' come i pianobar di oggi, ma di un livello decisamente più alto. Era un modo per avvicinarsi al popolo". 

Si tratta di un altro segnale di ripartenza, che gli organizzatori hanno voluto lanciare puntando sulle eccellenze del settore: "La nostra giuria sarà presieduta dal soprano Ines Salazar, una grandissima cantante che nei giorni del concorso sarà anche in visita ai ragazzi del Conservatorio. Sto cercando di coinvolgere ulteriormente il pubblico. Infatti, per la serata del 4 dicembre è previsto anche un premio decretato dal pubblico. È un modo per celebrare non solo Giordano, ma un po' tutta la comunità e la nostra città che sta vivendo un periodo storico piuttosto difficile. Sono queste le cose belle che valorizzano la nostra città. Penso che Foggia non abbia bisogno di nulla, possiede risorse, tradizione storica e musicale consolidate nella sua storia. Dobbiamo solo cercare di recuperare questi valori ed esaltarli", spiega la De Luca. 

"Tengo a precisare che questo premio è anche l'unico al mondo intitolato a Umberto Giordano. Altrove ci sono tanti concorsi intitolati a uno stesso compositore. Il nostro è l'unico dedicato a Giordano peraltro con sede nella sua città natale. Ed è un concorso internazionale a tutti i livelli, sin dalla prima edizione. Basti pensare che la prima vincitrice, la russa Irina Vasilieva, è diventata oggi una soprano di livello mondiale. Abbiamo dato una impronta internazionale da subito, anche la giuria viene selezionata osservando scrupolosamente dei parametri specifici. Qui non si inventa nulla. Il prestigio del concorso si è ingigantito durante gli anni perché gli stessi vincitori hanno portato in giro il nome del premio. Quest'anno saranno ospiti anche altri due vincitori delle passate edizioni, che sono artisti in carriera pur avendo poco più di trent'anni. Saranno qui per raccontare la loro esperienza. Sono le persone e la serietà organizzativa che hanno reso prestigio al concorso stesso", puntualizza la fondatrice del premio lirico. 

Il premio Umberto Giordano, oltre a dare lustro alla città è servito anche a potenziare la percezione nella comunità della grandezza del compositore foggiano: "Già negli ultimi anni il Teatro è riuscito a portare in scena un'opera di Giordano, dall'Andrea Chenier alla 'Fedora', fino a 'Giove a Pompei', trasmesso su Rai 5. I foggiani, negli ultimi anni, hanno preso coscienza della grandezza di Giordano, anche se ancora non in maniera approfondita. Ma le posso garantire che a livello mondiale ci si rende conto del suo prestigio, altrimenti artisti stranieri non verrebbero qui a Foggia per partecipare a un concorso che porta il suo nome. Anche perché il riconoscimento è a tutti gli effetti un titolo spendibile a livello artistico nei loro paesi. Un diploma vinto qui conta".

"Non stiamo parlando di altri concorsi in cui si mette il nome di Giordano accanto ad artisti che con il compositore non hanno alcun legame. Questo premio da me fondato è frutto di lotte e sacrifici, una battaglia continua che porto avanti da 25 anni. Non esiste un concorso come questo. Si porta avanti la qualità e il nome di Giordano nel vero senso della parola: facciamo cantare Giordano. Tanto di cappello per chi organizza altri eventi, ma che cosa c'entrano personaggi di musica leggera in un concorso di esecuzione musicale dedicato a Giordano?"

Dal punto di vista musicale, Foggia continua a essere una eccellenza, una città produttrice seriale di talenti: "La nostra terra è sempre stata ricca, soprattutto nel campo della vocalità. Non so, sarà l'aria che respiriamo (sorride, ndr), ma in 27 anni di insegnamento, ho visto tanti talenti, in particolari voci femminili, affermarsi e non solo nel campo della lirica. Mi viene in mente Mara De Mutiis, cantante jazz di una raffinatezza meravigliosa, apprezzatissima in Italia e all'estero, che tutti ci invidiano. Ha cominciato qui a Foggia studiando canto lirico, quando non esisteva ancora il corso di jazz, adesso è una docente di canto jazz. La nostra terra ha sempre avuto una particolare predilezione per la voce, femminile. Ma non posso dimenticare la tradizione della scuola pianistica, ormai consolidata, o la classe dei fiati. È un movimento in costante crescita, che funziona benissimo. C'è tanta voglia di studiare. Inoltre, adesso quello in Conservatorio è considerato un percorso universitario a tutti gli effetti, si rilascia un titolo spendibile a tutti i livelli, anche internazionali. Prima, su questo aspetto, eravamo un po' deficitari. 

Gli appuntamenti dell'8 e 9 novembre, così come la serata conclusiva di inizio dicembre, saranno l'occasione per ricominciare dopo il brusco stop che ha visto gli operatori della musica tra i più penalizzati in assoluto: "Ha avuto un impatto devastante sul nostro settore - spiega la De Luca - e non mi riferisco a progetti piccoli morti sul nascere, ma alle grandi fondazioni come La Scala, il San Carlo o il Petruzzelli, nelle quali tantissime persone sono rimaste senza lavoro. Padri e madri di famiglia che lavoravano solo in teatro. Anche per gli artisti è stato un periodo complicato: per le produzioni ci sono state spese anticipate che, con l'annullamento degli spettacoli, non sono più state recuperate. Noi, per ravvivare la produzione, durante il primo lockdown abbiamo realizzato delle puntate di Opera da casa. Un esperimento folle, perché un conto è cantare un brano pop con una base, un altro è eseguire un brano classico cantando da casa con il pianista collegato da un'altra casa. Ma ce l'abbiamo messa tutta per non lasciare che la fiamma si spegnesse totalmente. Adesso stiamo lentamente ripartendo, anche se per ora si lavora meno e con cachet piuttosto bassi. L'auspicio è che, con il ritorno della capienza al 100% il pubblico possa tornare a teatro, malgrado una paura legittima". 

E a proposito di pubblico, sarà sicuramente emozionante il primo spettacolo in un teatro finalmente pieno: "Le emozioni non si possono codificare o prevedere. Certo, cantare senza pubblico è devastante. Lo abbiamo sperimentato con gli spettacoli in streaming. Entrare sul palcoscenico e fare l'inchino al nulla, non sentire il respiro del pubblico, finanche il trillo del telefonino inavvertitamente lasciato acceso da uno spettatore è stato traumatico. È venuto a mancare quel reciproco scambio emozionale che è parte vitale di uno spettacolo. Emozione che uno spettacolo in streaming, per quanto visto da migliaia di persone, non ti regala. L'artista vive di questo. Non so che cosa succederà né in quali termini, ma so che l'emozione di salire sul palco e di ritrovare il pubblico in sala sarà fortissima". 

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