I “Carnefici” e le prove di un genocidio. Pino Aprile alla Ubik con il suo ultimo libro
Cinque anni di ricerca sulle fonti per approdare ad una conclusione difficile da mandare giù, soprattutto dal punto di vista storico-accademico. Un libro che si pone a coronamento di una serie di precedenti pubblicazioni che, se non altro, hanno posto le basi di un riscatto meridionale e meridionalistico che ha trovato in questo autore e giornalista di Gioia del Colle la propria stella polare. Carnefici (Piemme, 2016) è l’opera più ambiziosa di Pino Aprile, ancor più di Terroni, il best-seller da 250mila copie tradotto anche all’estero e presentato nientemeno che a New York, dove l’autore ha ricevuto il premio "Uomo ILICA 2011" (Italian Language Inter-Cultural Alliance). Venerdì 17 giugno, alle ore 19, Pino Aprile torna a Foggia, ospite di spicco della rassegna “Libri e dialoghi” organizzata da Ubik e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Foggia, per presentare la sua ultima inchiesta storico-giornalistica. Come in occasione dei precedenti protagonisti della kermesse che sta trasformando il centro della città in un salotto letterario (Marone, Agnello Hornby e Di Paolo), anche questo incontro avrà luogo all’aperto, in Piazza U. Giordano (nello spazio live Ubik, in caso di maltempo). A conversare con Pino Aprile, il giornalista e scrittore Raffaele Vescera e il direttore del quotidiano l’Attacco, Piero Paciello.
Carnefici (Piemme, maggio 2016; 468 pagine). «Io so. So tutti i nomi e so tutti i fatti di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove». È il cuore di un celeberrimo atto d’accusa di Pier Paolo Pasolini pubblicato sul Corriere della Sera. Anche Pino Aprile sa. Sa tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero “meridionali”. Lo ha appreso con stupore e sgomento, e lo ha raccontato in un libro spartiacque, Terroni, che ha aperto una breccia irreparabile sulla facciata del trionfalismo nazionalistico. Se mancavano ancora prove, ora le ha trovate tutte, al termine di un’incalzante e drammatica ricerca durata cinque anni. E sono le prove di un genocidio. Perché è questo l’ordine di grandezza che emerge dall’incrocio dei risultati dei censimenti disposti dai Savoia (nel 1861 e nel 1871) e dei dati delle anagrafi borboniche: un genocidio. Centinaia di migliaia di persone scomparse è la cifra della strage di italiani del Sud compiuta per unificare l’Italia. Si scopre, così, di come venivano rasi al suolo paesi interi, saccheggiate le case, bruciati vivi i superstiti. Si apprende come avvenivano i rastrellamenti degli abitanti di interi villaggi, e li si sottoponeva a marce forzate di decine di chilometri, e a torture. Ci si imbatte in fucilazioni a tappeto di centinaia di persone. L’Italia “liberata” è stata nella realtà dei fatti un immenso Arcipelago Gulag, di cui ora si può ricostruire la mappa e l’organizzazione: deportazioni, campi di concentramento, epidemie. Sono atrocità degne della ferocia dell’Isis. Per molto meno, sono stati processati e condannati ufficiali e gerarchi nazisti. Ma in Italia, invece, agli autori di quei crimini di guerra sono andate medaglie, promozioni e, talvolta, piazze e strade dedicate in quegli stessi paesi che insanguinarono. Monumenti ai carnefici. Con pagine di rara potenza, appassionate e documentate, forte di reperti e fonti che per troppo tempo sono stati celati, Pino Aprile svela il vero volto di molti dei presunti eroi della storia Patria, ed evidenzia le ripercussioni di questa tragedia negata e cancellata. È questa la sua opera fondamentale, la più sconvolgente e ambiziosa. Quella dopo la quale davvero non si potrà più dire: io non sapevo.
Pino Aprile. Giornalista e scrittore, pugliese residente ai Castelli Romani, è stato vicedirettore di Oggi e direttore di Gente. Per la Tv ha lavorato con Sergio Zavoli all’inchiesta a puntate “Viaggio nel Sud” e al settimanale del Tg1, Tv7. È autore di saggi accolti con successo e tradotti in diversi paesi. Terroni, uscito nel 2010 e diventato un vero e proprio caso editoriale, e i successivi Giù al Sud, Mai più terroni, Il Sud puzza e Terroni ’ndernescional hanno fatto di Aprile il giornalista “meridionalista” più seguito in Italia e gli sono valsi molti premi, tra cui il Premio Carlo Levi nel 2010, il Rhegium Julii nello stesso anno e il Premio Caccuri nel 2012.