"Tutte le feste andassero e venissero", la mostra di Rocco Marino a Deliceto
La mostra "Tutte le feste andassero e venissero ma Pasqua d'Epifania mai che tornasse" si propone l'intento di commemorare la festa dei Defunti attraverso una meditazione sulla morte, elemento fondante e principale ispirazione per la nascita nell'ultimo quarto del XVI secolo della Compagnia dei Morti, progenitrice della Congrega di Sant'Anna e Morti. Un memento mori che era ben presente nelle attività della Congrega e trovava il suo culmine nella tradizione dell'esposizione della "Morte col falcione", uno scheletro di cartapesta rivestito di un mantello nero e circondato di ceri, in occasione dell'1 e 2 novembre e della filastrocca cantata per la "Questua dialogata" che si teneva il 1 novembre, il 25 dicembre e il 6 gennaio, della quale ho scelto una strofa come titolo per la mostra.
La filastrocca allude a una tradizione popolare secondo la quale le Anime Purganti potrebbero uscire dal Purgatorio il 1 novembre per poi farvi ritorno il 6 gennaio, giorno detto appunto Pasqua d'Epifania. Entrambi gli elementi fungono da ispirazione per recuperare una tradizione ormai perduta, facendola rivivere in un modo nuovo attraverso la reinterpretazione dell'arte contemporanea. A questo scopo tre artisti Paolo Bielli, Maria Di Cosmo e Michelangelo Pietradura si sono cimentati nel compito di rivisitare il tema della morte, con una visione specifica sulle Anime Purganti, dipinte appositamente ed esposte sui tre altari laterali in dialogo tra loro e con la grande tela di Benedetto Brunetti che le mostra in preghiera per ottenere la salvezza tramite l'intercessione della Vergine e di Sant'Anna: Paolo Bielli presenta il ritratto di un giovane nel pieno delle forze sul quale la Morte allunga la sua ombra tramite una mano scheletrica che regge due tibie, l'opera di Maria Di Cosmo mostra una luce abbagliante che squarcia l'azzurro e funge da catalizzatore per l'ascesa delle anime, le quali "automaticamente" e inevitabilmente vi giungono; Michelangelo Pietradura spezza il vortice della Morte che tutto risucchia e, tramite l'oro della Luce divina, permette alle anime purganti di liberarsi da quel giogo e innalzarsi a una nuova vita. L'eterno fluire della vita nella morte è dunque interrotto, spezzato dalla forza della fede, la quale inverte il circuito e porta dalla morte alla Vera Vita.