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Mostra fotografica di Giuseppe Sambero a Campitello Matese

Dal 12 luglio al 4 ottobre

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di FoggiaToday

Con il patrocinio della Regione Molise, della Provincia di Campobasso e del Comune di San Massimo, Michael Cortese presenta Giuseppe Sambero: 19852015 - Eternal Visions

Giuseppe Sambero, fotografo, viaggia nel mondo per addentrarsi in luoghi e culture profondamente differenti tra loro. Nasce a Lucera nel '58; si dedica sin da adolescente alla sua personalissima ricerca artistica che lo porta a viaggiare in mondi diversi. Negli anni '80 si stabilisce e lavora a Roma, dove si dedica alla fotografia, alla grafica, alla scultura ed alle arti visive. Durante il soggiorno romano collabora alla realizzazione del lungometraggio "Ciò che luccica è oro" di Carolos Zonars, premiato al Festival di Bellaria (un film sul conflitto tra la cultura occidentale e quella araba) e alla realizzazione di importanti spettacoli teatrali d'avanguardia presso il teatro "IN" di Roma. Fa la conoscenza di artisti e critici d'arte come Filiberto Menna. Entra in contatto con Totò Iacobone, produttore tra gli altri, del gruppo teatrale "La smorfia", dello sesso Massimo Troisi e di Pino Daniele, per il quale realizza le foto di copertina di alcuni CD con la sponsorizzazione delle sorelle Fendi.

Le sue fotografie sono utilizzate nelle campagne pubblicitarie di numerose aziende di moda, turistiche, enologiche.

Dal 1984 al 1986 si trasferisce a Londra, dove frequenta la "London Council School of Photografy and Graphic Arts". Si stabilisce poi a Brixton dove fa la conoscenza di pittori, musicisti, scultori, attori. Espone i propri lavori al Brixton Art House e alla Brixton Art Gallery. Si immerge poi nelle contrastanti culture delle atmosfere punk della musica dark di Londra. A Londra frequenta teatri multietnici e locali dove si esibiscono artisti di grande calibro. Entra in contatto con il mondo della cultura Rasta e collabora con le proprie foto ad una libro sulla cultura e la musica Rasta.

Fotografa artisti come Linton Quincy Jhonson (poeta e musicista di successo della Giamaica), Lou Reed, Nico (Velvet Underground), Hagee Masakela.

Oltre al soggiorno londinese , tra gli anni 80 e 90 continua a spostarsi per il mondo alla ricerca di nuove espressioni artistiche, soggiornando in città come Amsterdam, Atene, Barcellona, Madrid, San Sebastian, Parigi, Sarajevo, Belgrado, Il Cairo, New York, Washington.

In Egitto, si immerge nel cuore della confusionaria ed affascinante metropoli de Il Cairo: è colpito dal "melting pot" delle antiche e moderne popolazioni del mondo arabo.

Negli Stati Uniti, raggiunge la New York dei "Jazz Club" di Manhattan. E' affascinato dai moderni grattacieli la cui forma piramidale ricorda le antiche piramidi dell'Egitto.

Rientrato in Italia, continua a collaborare tra Roma e Lucera con numerose agenzie pubblicitarie, realizzando campagne promozionali per aziende private. Nel 2001 pubblica il libro "Dove il presente è la storia".

Nel 2002 espone presso il Palazzo De Troia di Lucera, la personale "OSSIMORI", lavoro frutto dei viaggi di New York ed il Cairo.

Nel 2003 espone presso Palazzo d'Auria di Lucera, e pubblica per l'occasione, il nuovo volume "I segni del tempo".

Nello stesso anno pubblica "Londra/London 1985 - 1986, A Tale in Black and White" e presenta il volume all'interno di una mostra fotografica.

Nel 2004, il richiamo della sua terra di Puglia, della città di Lucera lo portano a pubblicare "Luceræ", un libricino che correda l'evento enogastronomico "Londra in Puglia, la cucina tipica inglese incontra la cucina tipica italiana", con la collaborazione di Guido Pensato, Donato Colasanto e Michele De Rosario.

A Lucera tiene anche dei corsi di fotografia per gli studenti di Istituti professionali.

Negli ultimi anni stringe una collaborazione professionale con la Fondazione Gorbachev che organizza ogni anno i Summit Mondiali dei premi Nobel per la Pace. Da questa intesa non soltanto professionale ma anche artistica, nascono due volumi di circa 90 pagine interamente dedicati alla storia della Fondazione Gorbachev e al suo simbolo, "L'Uomo della Pace" ed ai Nobel presenti ai summit. I due volumi, intitolati "Men for Peace" e pubblicati nel 2004 e nel 2005, contengono inoltre testi di elevato valore culturale ed artistico dello stesso Gorbachev, di Papa Woityla, Guido Pensato, ecc.

Nel 2005 allestisce nella città di Lucera la mostra fotografica "I Nobel a Lucera, Immagini dai Summit Mondiali dei Nobel della Pace di Roma", una mostra delle immagini realizzate durante i Summit ed inserite nei due volumi. Le foto sono ingrandimenti dei ritratti e primi piani dei Nobel dei Summit mondiali per la Pace, successivamente rielaborate in forma creativa attraverso manipolazioni digitali. Un evento che consentì poi all'artista di collocare nella Cattedrale di Lucera, un dittico contenente il simbolo dell'Uomo della Pace e l'immagine di Papa Wojtyla. Per l'occasione l'artista realizzò e pubblicò una cartolina per ricordare lo storico evento.

Nel 2008 ritorna a Londra per organizza la mostra fotografica "Twenty Years Ago" dedicata agli scatti di vent'anni prima. Luogo della mostra la famosa "The Camera Club" in Kennington (dove visse Carlie Chaplin)

Nel 2010 vari eventi personali influenzano la sua arte e lo portano alla pubblicazione di "Transform", un volume contenente nuove e visionarie immagini fotografiche e testi di Brook Bartlett, poetessa californiana allieva di Basquiat.

Nel 2014 Giuseppe Sambero si ripropone con una nuova interpretazione della città, della sua città, Lucera. Una mostra fotografica intitolata "Blackberry" frutto di una ricerca attenta e di rapide intuizioni occasionali colte con uno blackberry Z10, queste foto ripropongono una città in ombra che sembra ancora alla ricerca della luce.

Eternal Visions

Visioni d'Eterno nella fotografia di Giuseppe Sambero

di Michael Cortese

La mostra fotografica di Giuseppe Sambero, "19852015", ripercorre l'intera carriera dell'artista, presentando alcune pietre miliari della sua ricerca.

Attivo dalla metà degli anni ottanta, Giuseppe Sambero utilizza il mezzo fotografico per realizzare ogni genere di esperienza nell'ambito della fotografia: in particolare, reportage e illustrazioni.

Nella sua attività di illustratore Giuseppe Sambero, ha diligentemente e intelligentemente raccolto una serie di immagini simboliche di ogni genere e di alta qualità artistica. Collabora, con le sue illustrazioni, a numerose opere di notevole importanza, come ad esempio "Transform", le pubblicazioni realizzate con la collaborazione del comune di Roma e la Fondazione Gorbchev, dedicate ai premi nobel per la pace, "Lucera in Particolare", "I segni del tempo", ecc.

Una delle caratteristiche principali dei suoi reportage sembra essere invece quella di voler cogliere nello scatto, un'immagine che potesse contenere e comprendere, oltre all'immediato presente, anche un passato e un futuro. Egli sembra voler trasmettere, attraverso le sue foto, le sue visioni: una sensazione, un'intuizione dell'eternità del reale.

Esattamente come uno scrittore o un poeta usano la loro arte per fissare un istante fugace rendendolo immortale, Giuseppe Sambero crea in ogni sua fotografia una vera e propria composizione. Una composizione singolare e sorprendente che è anche qualcosa di diverso ed eterno: la visione di un poeta il cui segreto sta forse nell'insaziabile desiderio di nuove visioni.

Un vero poeta della fotografia dunque, un fotografo che si colloca al di fuori della fotografia e che , alcuni attenti osservatori, lo associano piuttosto al movimento artistico dell'Espressionismo astratto di Mark Rothko, Adolph Gottlieb, Morris Louis e Barnett Newman.

Le sue immagini non sono mai il fedele riflesso della realtà e trasmettono spesso un senso di ribellione e di anarchia. Ognuna è colta e filtrata attraverso lo stato d'animo di un preciso momento, con una piena libertà nella scelta delle luci e della prospettiva, in vista della trasfigurazione finale che trasformerà i soggetti ripresi, rendendoli sempre più inafferrabili e proiettati verso realtà future immaginarie, visionarie, inenarrabili.

I soggetti che attraggono Sambero contengono già il colore e la luce che diventeranno poi i veri protagonisti delle sue opere. Egli ritrae e cattura immagini cogliendo a prima vista la trasformazione poetica realizzata poi in laboratorio, servendosi esclusivamente del colore e della luce in maniera soggettiva, dopo ore ed ore di lavoro ed estasi artistica. Nel mistero del suo laboratorio, Giuseppe Sambero opera la selezione e la trasfigurazione dei suoi soggetti che possono sembrare minimi ma contengono un universo.

Michael Cortese

(Art Lover & Collector)

https://michaelcortese.wix.com/artlover

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