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Dai ghetti alla Sierra Leone: il viaggio di un foggiano che non perde di vista il bisogno di aiuto che ha l'Africa

Francesco Di Gennaro, foggiano specializzando in medicina, partirà per la Sierra Leone dove, per sei mesi, seguirà un progetto specifico nel più grande ospedale materno-infantile del paese

Francesco Di Gennaro si presenta come un giovane pacato e riflessivo. Dentro ha un grandissimo potenziale, tanta voglia di fare del bene, una profonda motivazione che lo porta a donare tempo, energia e professionalità, senza misura e senza sconti.

Laureato in Medicina, si sta specializzando in Malattie infettive al Policlinico di Bari; è parte attiva del gruppo ‘Medici con l’Africa Cuamm Bari’; è già stato alcuni mesi in Etiopia a Wolisso e in Mozambico a Beira nei progetti del Cuamm; è tra i promotori dell’intervento del ‘Cuamm Bari’ che ogni domenica, con un camper, porta assistenza sanitaria ai braccianti dei ghetti della provincia di Foggia.

Il 2 aprile salirà su un aereo che lo porterà in Sierra Leone, a Freetown, dove rimarrà per 6 mesi come Jpo (Junior Project Officer) di Medici con l’Africa Cuamm e dove si occuperà, in particolare, di un progetto sulla sepsi, la terza causa di morte materna nei Paesi in via di sviluppo. Una sorta di tirocinio, riconosciuto dall’Università, che lo porterà ad approfondire gli studi e la pratica in un contesto completamente nuovo, dove i mezzi messi a disposizione per la diagnosi e le terapie sono limitati e basici.

“’Siamo venuti per servire e non per essere serviti’, diceva don Andrea Gallo e io sento di voler portare aiuto dove c’è più bisogno – afferma Francesco –. In Sierra Leone la mortalità materna e infantile sono tra le più alte al mondo e io non riesco e non voglio rimanere indifferente di fronte a queste ingiustizie. Non è solo una scelta di credo, è una decisone ispirata al senso di giustizia e di equità. Davanti a una richiesta di aiuto, che sia qui nel nostro territorio o che sia in Africa, non si può rimanere indifferenti e voltare le spalle. Sono cresciuto in una famiglia dove c’era sempre un piatto in più o un letto aggiunto per chi ‘bussava’ alla nostra porta. È l’esempio dei miei genitori, il loro insegnamento che mi porto dentro”.

E continua, alla luce dell’esperienza nei ghetti del foggiano: “Oggi chi è sfruttato lo è in un modo feroce e noi dobbiamo assumerci la responsabilità di fare qualcosa, di non voltare le spalle, dobbiamo agire a favore degli Ultimi che sono gli immigrati qui, o le donne, le madri di Freetown, di Pujehun o di altre zone dell’Africa. Parto perché non voglio dimenticare, “non voglio perdere di vista” il bisogno di aiuto che ha l’Africa. Sono consapevole di essere molto piccolo di fronte a quello che troverò, non nascondo che talvolta mi pervade un senso di inadeguatezza, so che il mio apporto sarà solo una goccia, ma voglio donarla e andare fino in fondo».

È possibile sostenere il lavoro dei medici del Cuamm con una donazione su c/c postale 17101353 e online su www.mediciconlafrica.org: con 40 euro è possibile garantire ad una futura mamma il parto assistito. Per contribuire con il proprio 5x1000, il codice fiscale del Cuamm è 00677540288.

L’impegno In Sierra Leone

Lo staff di Medici con l’Africa Cuamm era presente sul territorio nazionale a Pujehun già dal 2012, prima dell’epidemia di Ebola che dal 2014 ha causato migliaia di morti. Il Cuamm non ha mai abbandonato il paese, dando il proprio contributo per fronteggiare l’epidemia anche nei momenti più difficili. Oggi il paese deve ripartire, nonostante il sistema sanitario in forte crisi. Per questo da febbraio 2015 l’intervento si è esteso alla riabilitazione dell’ospedale di Lunsar, in collaborazione con la Direzione dell’ospedale dell’Ordine Ospedaliero di san Giovanni di Dio. Da marzo 2016 invece il Cuamm ha accettato la richiesta del ministero della sanità di intervenire anche a Freetown, la capitale, per rilanciare il Princess Christian Maternity Hospital, la principale maternità della Sierra Leone. La lotta alla mortalità materno-infantile è la nuova sfida da vincere, nel paese con il tasso più alto al mondo di mortalità di mamme e bambini. In questa direzione si inseriscono anche i nuovi interventi nelle aree di BontheBo e Makeni, sia a livello ospedaliero, che territoriale. Dal mese di febbraio 2018 il Cuamm ha avviato un grande progetto che mira ad attivare un servizio per le emergenze, ostetriche e chirurgiche, una sorta di 118, su tutto il territorio nazionale.

Medici con l’Africa Cuamm

Nata nel 1950, Medici con l’Africa Cuamm è la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia e la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Realizza progetti a lungo termine in un’ottica di sviluppo, intervenendo con questo approccio, anche in situazioni di emergenza, per garantire servizi di qualità accessibili a tutti. Oggi Medici con l’Africa Cuamm è impegnato in 7 paesi dell’Africa sub-Sahariana: Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda. Con oltre 1.600 operatori sia europei che africani appoggia 19ospedali, 45 distretti (per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, tubercolosi e malaria, formazione), 3 scuole infermieri e 1 università (in Mozambico).

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