Un culto che dura da oltre mille anni. Deliceto festeggia S. Mattia
Nel passato, profonda fu la devozione del popolo delicetano per il Santo che lo elesse suo patrono ed i solenni festeggiamenti del 24 febbraio ne danno la prova. (Per opportunità, da alcuni anni si svolge l'ultima domenica di febbraio). Il suo culto è certamente antichissimo ed è comunque probabile che si sia diffuso intorno al 1000, quando Deliceto faceva parte dell'area di influenza greco-bizantina; il nome infatti è ebraico e si diffuse nelle nostre zone in tale occasione. Forse fu imposto dai normanni quando il paese nacque, pare che i Normanni fossero soliti avere come protettori degli abitanti gli apostoli. Festeggiamenti con baccanali di tipo pagano e per i quali si spendevano rilevanti somme.
Alle spese concorreva tutto il popolo, ma principalmente i cittadini abbienti. Questa consuetudine è durata fino ai principi del secolo scorso, in quel tempo l'avv. Giuseppe Maffei versò un capitale vincolato sul debito pubblico ed intestato alla Congrega di Carità, la cui rendita annua di £. 51 doveva servire per festeggiare San Mattia.
Il Marchese Mattia Miroballo offrì alla vecchia chiesa del SS. Salvatore una statua d'argento del Santo, solenne fu anche la benedizione della statua come si rileva da una dichiarazione a firma dei canonici presenti (1742).
Ma a causa della demolizione e ricostruzione della chiesa, statue, reliquie ed altro furono portate in altre chiese. La statua in argento di S. Mattia, alla riapertura della chiesa fu riconsegnata, ma non si sa dove sia andata a finire. Oggi si conserva nella chiesa Madre, una Pala d'Altare con il martirio di S. Mattia e un mezzo busto, con nel petto una reliquia; intorno, su cornice d'argento si legge: D. Cesare Miroballo D'Aragona anno 1693. Di quell'antico cerimoniale, nel corso degli anni nulla rimase se non l'accensione di due cataste di legna, che venivano preparate dai dipendenti comunali, uno dinanzi la chiesa Madre e l'altro dinanzi la chiesa dell'Annunziata, la sera della vigilia. Molti altri piccoli falò venivano accesi nei vari rioni del paese su iniziativa privata.
Ad allestirli ci pensavano i ragazzi, con la collaborazione degli adulti, che da diversi giorni prima, provvedevano al recupero della legna, custodita gelosamente. Dopo il tramonto, tutti gli abitanti dei rioni, si radunavano e dopo la recita del Santo Rosario, davano inizio all'accensione del falò.
La festa proseguiva sino a tarda sera, con canti, suoni e balli, tra un piatto di fagioli con la cotica, (cotenna) patate abbrustolite, bruschette, ceci ecc... Al termine, ognuno portava a casa un po' di "brace benedetta" che potesse riscaldare sia l'ambiente domestico sia allontanare i malocchi. Al mattino seguente, le ceneri, venivano portate in campagna, per essere cosparse nei campi in segno di abbondanza e di buon auspicio.
Dalla fine degli anni settanta, dopo decenni di abbandono, la Pro Loco in collaborazione con le amministrazioni comunali, a ripreso questa antica tradizione, stimolando soprattutto i giovani con degli incentivi, per valorizzare una delle più antiche tradizioni, richiamando migliaia di appassionati che hanno la possibilità di degustare le specialità culinarie locali.
Come innanzi motivato, anche quest'anno, l'evento è fissato per domenica 28, con benedizione e inizio accensione alle ore 18,30, a seguire, nei vari rioni, degustazione prodotti gastronomici, animazione e tanta musica. Ai primi tre falò, che meglio avranno interpretato l'aspetto storico- folkloristico, la Pro Loco, consegnerà, particolari premi, mentre il Comune di Deliceto, assegnerà a tutti gli iscritti, prodotti gastronomici. Vi aspettiamo numerosi, per trascorrere una serata, all'insegna della gastronomia, del folklore e della buona armonia.