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Mons. Agostino Ernesto Castrillo è ‘Venerabile’: fu parroco della chiesa ‘Gesù e Maria’ di Foggia

Nel 1933 e per un sessennio fu segretario provinciale di due Ministri provinciali presso la Curia nel convento di San Pasquale in Foggia

Il 16 giugno 2017, il Sommo Pontefice ha firmato il decreto di venerabilità del Servo di Dio Mons. Agostino Ernesto Castrillo OFM (1904-1955), ordinando di renderlo pubblico e di trascriverlo negli Atti della Congregazione delle Cause dei Santi. Il riconoscimento dell’eroicità delle sue virtù permette di proporre il nostro amato frate vescovo quale testimone credibile, in attesa della sua beatificazione, che avverrà dopo che il Santo Padre approverà un miracolo avvenuto per sua intercessione. In altre parole, il Santo Padre, riconoscendo ufficialmente che egli ha seguito più da vicino l’esempio di Cristo lo propone alla devozione e all’imitazione dei fedeli.

Nel 1936 il Venerabile fu nominato parroco della parrocchia Gesù e Maria a Foggia, ministero che esercitò per ben dieci anni. Egli fu il primo parroco religioso della diocesi di Foggia e della Provincia dei Frati Minori di Puglia e Molise. Riuscì ad infondere uno stile tutto particolare alla pastorale parrocchiale. Chi ebbe la grazia di stargli vicino testimonia di un reale spessore spirituale che promanava dal suo modo di essere e di fare, e si irradiava in tutta la parrocchia. Il suo zelo partiva sempre dall’Alto, sotto la direzione dello Spirito. Tre aspetti caratterizzarono il suo parrocato: l’Eucaristia, l’attenzione ai malati, la povertà. Successivamente fu prima Ministro provinciale e nel 1953 fu nominato Vescovo da Papa Pio XII delle Diocesi gemine di San Marco Argentano e Bisignano in Calabria.

Dal 16 ottobre 1955, giorno della morte del Venerabile Mons. Agostino Ernesto Castrillo, Frate Minore e Vescovo, ci furono chiare manifestazioni di riconoscimento della sua santità. Mons. Luigi Rinaldi, Vescovo di San Marco Argentano e Bisignano (1956-1977), successore del Venerabile, si adoperò per avviare la Causa di beatificazione e canonizzazione, con l’esplicito sostegno dei Vescovi della Calabria, dell’Ordine dei Frati Minori e del beneplacito dei fedeli. Il 28 ottobre 1983 il Postulatore generale dell’Ordine dei Frati Minori, fra Antonio Cairoli, presentò al Vescovo di S. Marco Argentano-Scalea, Mons. Augusto Lauro, la richiesta di iniziare il processo diocesano per la beatificazione e canonizzazione di Mons. Castrillo. Ottenuto il nihil obstat della Congregazione delle Cause dei Santi, Mons. Lauro costituì l’apposito tribunale il 25 marzo 1985 e diede inizio al processo diocesano, che si prolungò dal 5 maggio 1985 al 21 febbraio 1999. Fu anche istruito un processo rogatoriale nell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino, che durò dal 1 ottobre 1986 al 13 dicembre 1995.

Il Postulatore generale dei Frati Minori, fra Luca De Rosa, presentò i risultati alla Congregazione delle Cause dei Santi, la quale emise il Decreto di validità dei due processi, ordinario e rogatoriale, il 15 febbraio 2002. Il 7 giugno 2002, fra Cristoforo Bove, Frate Minore Conventuale, fu designato Relatore. Preparata la Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis, si celebrò il Congresso dei Consultori Teologi il 27 ottobre 2015.

           

I Padri Cardinali e Vescovi, nella Sessione Ordinaria del 6 giugno 2017, presieduta dal Card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, hanno riconosciuto che il Servo di Dio ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali ed annesse. Questa notizia rappresenta una singolare Grazia con cui Dio vuole benedire la Famiglia francescana e le Diocesi di Teano-Calvi (dove è nato), Foggia-Bovino (dove ha esercitato il suo ministero sacerdotale), San Marco Argentano-Scalea (dove è morto).

LA VITA. Il Venerabile Mons. Agostino Ernesto Castrillo nacque il 18 febbraio 1904 a Pietravairano (CE). Il padre era commerciante di prodotti per l’agricoltura e la madre casalinga. Due giorni dopo fu battezzato con il nome di Ernesto Luigi e cresimato il 23 aprile 1908.

Era il secondo di undici fratelli, e fu iniziato molto presto alla fede dai propri genitori, cattolici e pii. Frequentò le scuole elementari nel paese natio, imparò il mestiere di calzolaio e fece il chierichetto presso il santuario locale di Santa Maria della Vigna, curato dai frati Minori della Provincia di Puglia e Molise.

Nel 1914 entrò nel seminario minore francescano di Sepino (CB), dove compì il triennio di scuola media inferiore, aiutato economicamente da due zie, terziarie francescane. Nel 1917 iniziò il biennio ginnasiale nel convento di San Matteo, in San Marco in Lamis.

Il 17 settembre 1919 ricevette l’abito francescano e assunse il nome di frate Agostino, quindi fu ammesso al noviziato nel convento della SS. Annunziata di Amelia (TR). Il 18 settembre 1920, al termine del noviziato, emise la professione temporanea dei voti.

Nel 1920 iniziò il triennio letterario-filosofico nel convento di Sant’Antonio a Biccari e nel 1923 proseguì la formazione teologica con un primo biennio nel convento di San Matteo a San Marco in Lamis, e poi completò il secondo biennio teologico nel Seminario Regionale di Molfetta (BA), abitando nel convento locale della Madonna dei Martiri.

Il 19 marzo 1927 emise la professione solenne e nello stesso giorno ricevette il suddiaconato. Una settimana dopo fu ordinato diacono. L’11 giugno successivo fu ordinato sacerdote da Mons. Pasquale Gioia nel santuario di Molfetta. Fu trasferito nel Convento di Ascoli Satriano dove rimase un triennio come assistente della Gioventù Antoniana, e dove si distinse per la “carità profusa” nel terremoto del 1930. Nel 1931 e per un triennio fu insegnante di lettere nel ginnasio francescano presso il convento di Castellana Grotte (BA), dove lasciò un grato ricordo nel popolo come direttore spirituale. Nel 1933 e per un sessennio fu segretario provinciale di due Ministri provinciali presso la Curia nel convento di San Pasquale in Foggia.

Nel 1936 venne nominato parroco della parrocchia di Gesù e Maria in Foggia. Ricoprì quest’incarico per un decennio, anche quando esercitava altre cariche a servizio della Provincia francescana.

Il 16 febbraio 1940 venne eletto Ministro provinciale della Provincia di S. Michele Arcangelo di Puglia e Molise. Nel 1943 venne confermato dal Ministro generale con il suo Definitorio per un altro triennio nella stessa carica. Apprendiamo che durante il suo provincialato si adoperò in modo speciale contro le spinte autonomistiche delle tre provincie di Foggia, Bari e Campobasso, la cui fusione risaliva al 1899.

Nel 1946, allo scadere dell’incarico di Ministro provinciale, fu chiamato a Roma per occupare l’incarico di Padre spirituale del Pontificio Ateneo Antoniano, e qui rimase per due anni. Nel 1948 gli fu affidato il governo della Provincia minoritica Salernitano-Lucana, dove si adoperò per l’abolizione del regime straordinario di commissariato, cosa che gli fu accordata dal Santo Offizio il 4 ottobre 1950; allo stesso tempo venne nominato Ministro provinciale della stessa Provincia.

Nel luglio 1953 fu riconfermato come Ministro provinciale, carica che esercitò soltanto per due mesi, giacché il 17 settembre Papa Pio XII lo nominò Vescovo delle Diocesi gemine di S. Marco Argentano e di Bisignano; venne consacrato a Foggia il 13 dicembre nella sua antica parrocchia di Gesù e Maria; il 3 gennaio 1954 fece il suo ingresso solenne in Diocesi.

Si dimostrò un grande pastore e visitò quasi tutti i paesi delle due Diocesi; dopo poco tempo cominciò ad accusare forti dolori, attribuiti all’inizio a reumatismi; a metà settembre 1954 il male, diagnosticato come tumore polmonare con diverse metastasi, lo costrinse all’immobilità. Leggiamo nella Positio che il suo letto divenne un altare, «sul quale offrì il suo quotidiano olocausto di una sofferenza indescrivibile, e cattedra dalla quale edificò clero e popolo che gli facevano visita quasi in pellegrinaggio...».

Il 16 ottobre spirò, «stringendo la corona del Rosario che non aveva mai abbandonata né di giorno né di notte». I suoi funerali furono una vera e propria apoteosi; nei tre giorni che rimase esposto in cattedrale fu necessario «proteggere la sua spoglia, sulla quale si era cominciato a tagliuzzare l’abito, il cordiglio e perfino i capelli...». Venne sepolto nella cripta della cattedrale di S. Marco Argentano, dove la sua tomba divenne subito «meta di venerazione quotidiana».

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