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Economia

Agevolazioni micro e piccole imprese: Puglia esclusa, a secco ZFU della Capitanata

Foggia, Manfredonia, San Severo e Lucera dovranno attendere e sperare in un nuovo decreto sulle Zone Franche Urbane che includerà anche la Puglia

Tra le Zone Franche Urbane ammesse e finanziate dalla delibera Cipe n 14 del 2009 non ci sono quelle della Puglia, ma soltanto alcune cittadine delle regioni Calabria, Sicilia e Campania. Le città della Puglia non rientrano nemmeno tra le zone ammesse all’istruttoria ma senza finanziamento. Lo si legge nella Gazzetta Ufficiale numero 161 pubblicata l’11 luglio scorso. Puglia e Capitanata, quindi, escluse dall’accesso alla dotazione finanziaria pari a 303milioni di euro.

LOREDANA CAPONE | Il Ministero dello Sviluppo economico emetterà un nuovo decreto sulle Zone Franche Urbane che includerà anche la Puglia. Ne dà notizia l’assessore allo Sviluppo economico, Loredana Capone,  che spiega: “Questa disponibilità è emersa oggi da un incontro al Mise, che ha assicurato la propria disponibilità all’estensione della misura con nuove risorse regionali.

L’assessore però ricorda come  “il governo, dopo aver previsto le ZFU, le aveva lasciate senza finanziamenti. Invece la Regione Puglia se ne era occupata anticipando i tempi già con le risorse comunitarie della programmazione 2007-2013. Infatti aveva avviato specifici interventi non solo nelle tre Zone franche riconosciute ufficialmente dal ministero e cioè Andria, Lecce e Taranto ma anche nelle altre otto – Santeramo, Barletta, Molfetta, Foggia, Manfredonia, San Severo, Lucera e Manduria – ritenute ammissibili dalla Regione Puglia, ma non approvate dal ministero”.

“Nel complesso la Regione ha già promosso in queste aree interventi per circa 74 milioni di euro, di cui 63 la riqualificazione urbana, ed 11 per agevolazioni alle micro e piccole imprese. Si ricorderà che il bando regionale dedicato alle Start up di nuove imprese prevedeva finanziamenti specifici per gli esercizi commerciali che ricadevano in tutte le Zone franche, anche in quelle non riconosciute dal ministero”. “In ogni caso – chiarisce Loredana Capone – il ministero non ha mai previsto fino ad oggi alcun finanziamento statale. Con il nuovo decreto il governo individua lo strumento, ma saranno le Regioni a finanziarlo con le proprie risorse. La Regione Puglia, che non ha più risorse disponibili sul Fesr, avendo impegnato già tutto, cercherà ulteriori risorse sul Fas”.

CONFESERCENTI | Per il presidente della Confesercenti Foggia, Carlo Simone, “è grave, in questo periodo di crisi, non consentire alle imprese interessate di insediarsi nelle aree delimitate e denominate “Zona Franca Urbana” da 11 Comuni Pugliesi tra cui Foggia, Lucera, Manfredonia e San Severo, e quindi di usufruire degli esoneri dal pagamento delle imposte sui redditi, dell’Irap, dell’Imu e dei contributi previdenziali, così come previsto dalle normative in materia”.

“L’esclusione della Puglia dalle Zone Franche Urbane – rincara la dose Franco Granata, direttore della Confesercenti del capoluogo - è una grave frattura di dialogo tra i decisori e i beneficiari degli incentivi, che rischia di provocare una pericolosa contrapposizione di carattere ideologico e che non aiuta la necessaria valorizzazione delle risorse e delle energie locali che costituiscono ancora oggi un patrimonio inespresso di sviluppo”.

Ipotizzate anche le iniziative di una vertenza che, per il territorio, ha il sapore della beffa. “Torneremo a sollecitare tutte le associazioni di rappresentanza della nostra provincia a una maggiore coesione – continua Simone - e proporremo l’apertura di un serio confronto con la Regione Puglia attraverso il partenariato socio-economico allo scopo di attivare un accordo di partenariato e programmi operativi per lo sviluppo del territorio nonché la pianificazione di approcci integrati per lo sviluppo urbano sostenibile attraverso una visione globale delle aree urbane.

Crediamo che le politiche per lo sviluppo urbano siano di notevole importanza per il loro impatto diretto su imprese e cittadini. Siamo convinti – conclude Simone – che un simile approccio decisionale crei anche le condizioni per una spesa dei Fondi europei più utili al territori, più veloci e monitorabili nei relativi impatti. Una maggiore coesione tra organismi attuatori e beneficiari degli interventi realizzerebbe un partenariato sostanziale e non semplicemente formale”.

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