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"La Costa del Sol sì e il Gargano no". Si può andare in vacanza all'estero, ma intanto il turismo in Puglia muore

È drastico Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, che sta raccogliendo le proteste degli imprenditori del settore turistico associati al sindacato datoriale, costretti di fatto a tenere “sigillate” le proprie strutture turistiche, mentre agli italiani più fortunati è permesso di recarsi all’estero

Il settore del turismo in Italia è sul piede di guerra. Il divieto di spostamento tra regioni (ad eccezione del 3-4-5 aprile, finanche da un comune all'altro limitrofo), misura che stride fortemente con la possibilità di recarsi all'estero in vacanza, per viaggi di piacere quindi, ha scatenato le proteste degli imprenditori del turismo. Soprattutto in Puglia.

"Ho appena firmato un’ordinanza che dispone per arrivi e rientri dai Paesi dell’Unione Europea tampone in partenza, quarantena di 5 giorni e ulteriore tampone alla fine dei 5 giorni. La quarantena è già prevista per tutti i Paesi extra Eu" il post di ieri del ministro della Salute Speranza. 

"Quello che noi abbiamo chiesto è rimanere a casa e non spostarsi, chi va all'estero e rientra deve fare un tampone all'andata e al ritorno, rientra nelle regole della mobilità europea. Ma non stiamo assolutamente consigliando ai cittadini di andare all'estero, anzi sconsigliamo di spostarsi perché siamo in una fase difficile" il commento del ministro degli Esteri Luigi Di maio a Tg2post.

“Qui non c’è scontro tra rigore e aperture, ma solo il trionfo dell’autolesionismo”. È drastico Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, che sta raccogliendo le proteste degli imprenditori del settore turistico associati al sindacato datoriale, costretti di fatto a tenere “sigillate” le proprie strutture turistiche, mentre agli italiani più fortunati è permesso di recarsi all’estero, alimentando realtà a noi concorrenti. Perché la Costa del Sol sì e il Gargano o il Salento no?

“Oltre al danno, la beffa – continua Mamone. “Mentre il settore turistico in Italia continua a leccarsi le ferite - il comparto hospitality ha perso 13,5 miliardi di euro nel 2020, con 156 milioni di presenze straniere in meno e 66mila posti di lavoro scomparsi, e quello dei viaggi d’affari 7,6 miliardi, secondo i dati di Federalberghi e del Politecnico di Milano – si sostengono le realtà a noi concorrenti, ad esempio in Spagna, Grecia e Croazia, con i soldi degli italiani”.

Il presidente dell’Unsic reputa la decisione, oltre che incomprensibile sul piano economico, illogica anche su quello della salute pubblica. “Se è giusto mantenere prudenza e intransigenza a causa delle 30mila persone ricoverate per Covid, delle 3700 in terapia intensiva e dei 529 decessi solo ieri (senza il dato siciliano), che senso ha favorire spostamenti e assembramenti per restituire parvenze di normalità a pochi privilegiati che scelgono di spendere i propri soldi all’estero? Non converrebbe, invece, prepararsi in tempo alla nostra stagione estiva, cercando di far spendere quei soldi in Italia con il massimo della soddisfazione e della sicurezza? Due anni fa per Pasqua scelsero l’estero quasi tre milioni di italiani. E quest’anno, strada obbligata, potrebbero essere di più. Il nazionalismo non c'entra: davvero la sola previsione di una quarantena di cinque giorni al loro rientro farebbe stare tutti più tranquilli?”.

Mamone, che in questi giorni presenta la profetica ricerca “Covid e dintorni” scritta con il giornalista Giampiero Castellotti, è sconfortato: “In questi mesi abbiamo registrato tante false profezie e numerosi errori, compresa la gestione dei numeri a cui è stato collegato il discutibile meccanismo della colorazione delle regioni. Il numero da primato dei decessi e tanti imprenditori alla canna sono il risultato anche di scelte sbagliate, di cui diamo conto nella nostra pubblicazione. Siamo fiduciosi del cambio di passo, ma deve essere dimostrato non con annunci, eterne riunioni o scelte illogiche come questa: occorrono indicazioni stabili, chiare, lineari e coerenti. Solo così potremo cominciare ad uscire da questo calvario perché, oltre ai vaccini, serve ricalibrare la normalità”. 

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