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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Trivellazioni in Puglia: via libera della Ue, nella controversia con la Regione la spunta la Global Petroleum

Queste le conclusioni dell'avvocato generale della Corte di Giustizia Europea Gerard Hogan suggerite al Consiglio di Stato italiano in merito alla controversia tra la Regione Puglia e la Global Petroleum

Sulle questione delle trivelle nel Mare Adriatico sono possibili plurimi permessi allo stesso operatore per svolgere attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, quali petrolio e gas naturale.

Tuttavia, gli stati membri sono tenuti a garantire un accesso non discriminatorio a tali attività a tutti gli operatori pubblici e privati, indipendentemente dalla loro nazionalità, e possono imporre condizioni e requisiti per l'esercizio di dette attività ai fini della protezione dell'ambiente.

Queste le conclusioni dell'avvocato generale della Corte di Giustizia Europea Gerard Hogan suggerite al Consiglio di Stato italiano in merito alla controversia tra la Regione Puglia e la Global Petroleum, società australiana attiva nel settore degli idrocarburi offshore, che aveva presentato quattro distinte richieste alle autorità italiane per ottenere altrettanti permessi di ricerca di idrocarburi in aree tra loro adiacenti e localizzate nel mare Adriatico, al largo della costa pugliese.

Ciascuna di un'area di superficie di poco inferiore ai 750 km2. La normativa italiana stabilisce infatti che l'area oggetto di un permesso di ricerca non possa superare i 750 km2.

Quando cinque e quattro anni fa le autorità italiane hanno dato l'ok alla società petrolifera dichiarandone la compatibilità ambientale, la Regione Puglia ha proposto vari ricorsi dinanzi ai giudici italiani al fine di impedire, in sostanza, alla Global Petroleum di sfruttare un'area complessiva di fondali marini di circa 3 000 km2. Secondo la Regione Puglia limite di 750 km2 dovrebbe essere applicato non soltanto al singolo permesso, ma anche al singolo operatore.

I permessi fanno riferimento a richieste di trivellazioni che vanno dalla costa Barese a quella Brindisi. Ci sono state altre 12 richieste nelle vicinanze da due multinazionali presumibilmente collegate alla Global Petroleum.

Da qui la richiesta del Consiglio di Stato di una domanda di pronuncia pregiudiziale, rispetto alla quale Hogan ha sostenuto che la direttiva non osta a che una normativa nazionale consenta il rilascio di più permessi (anche per zone contigue) allo stesso operatore, anche se i permessi coprono un'area complessivamente più estesa (e abbiano una durata superiore) rispetto ai limiti fissati da tale normativa per un singolo permesso.

L'avvocato generale sottolinea che gli Stati membri mantengono il diritto di determinare quali aree del loro territorio sono disponibili per l'esercizio di attività di E&P. 

Secondo l'avvocato generale della Corte di Giustizia, un operatore che sia già titolare di un'autorizzazione per attività di E&P in una determinata area potrebbe trovarsi in una posizione migliore per ottenere altre autorizzazioni in aree vicine. La posizione dominante raggiunta non comporterebbe una violazione della normativa dell'Unione, poiché detta posizione sarebbe raggiunta per effetto delle prestazioni sul mercato e non in conseguenza ad una concentrazione.

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