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Economia

“Gravi speculazioni” sul prezzo del grano, gli stoccatori foggiani si difendono: “Siamo vittime anche noi”

Il mercato segna un andamento in diminuzione, con ribassi che oscillano tra i 18 e i 23 euro in meno a tonnellata

“Non riusciamo a comprendere perché veniamo visti come dei nemici dagli altri attori del sistema. Siamo anche noi vittime di un mercato sicuramente preda delle speculazioni”. A parlare è il presidente dell’Unione stoccatori di materie prime di Confcommercio Foggia, Lello Vocale, che difende la categoria. “Rivendichiamo con orgoglio il nostro ruolo, difficile e oneroso, ma sicuramente strategico per il funzionamento corretto della filiera della pasta 100% italiana”.

L’ultimo listino settimanale dei prezzi all’ingrosso della Borsa Merci di Foggia del 6 luglio ha generato fibrillazioni. Il mercato evidenzia un andamento in diminuzione. Il prezzo è andato giù con una variazione che oscilla tra i 18 e i 23 euro in meno a tonnellata. Quella della Capitanata è una delle principali piazze di riferimento.

All’indomani della mercuriale, i produttori cerealicoli di Cia Capitanata, insieme all’altra declinazione provinciale della confederazione agricoltori di Bari e della Bat, avevano denunciato “gravi speculazioni in atto sul prezzo del grano duro”. In merito al ribasso, avevano parlato di “un deprezzamento pesante, tenuto conto sia degli insostenibili aumenti dei costi di produzione che vanno dalla prima aratura alla trebbiatura, sia del decremento quantitativo delle rese per ettaro, a causa della persistente siccità, la più prolungata degli ultimi anni”.

Secondo le stime dell’organizzazione agricola, i costi di produzione sono già aumentati dal 30 al 40%: coltivare e, soprattutto, raccogliere un ettaro di grano, prima della pandemia aveva un costo che oscillava fra i 700 e i 750 euro, mentre oggi occorrono ben più di 1000 euro. La trebbiatura, ad esempio, risente dell’aumento del prezzo del gasolio.

“Ci si sta anche approfittando delle esigenze degli agricoltori di incassare qualcosa per poter onorare gli impegni assunti - hanno denunciato Cia Levante e Cia Capitanata - nonostante la crescente richiesta di grano italiano certificato, la cui produzione si è contratta di circa il 35-40%. Gli imprenditori agricoli reclamano il giusto prezzo, altrimenti per le aziende che non riusciranno a coprire i costi di produzione sarà davvero difficile seminare nuovamente grano in autunno”. Cia evidenzia che l'andamento del mercato dimostra che l’aumento dei prezzi dei prodotti finali ai consumatori, come pane, pasta, farine, biscotti, non dipende dai prezzi dei prodotti agricoli.

Dal canto loro, gli stoccatori provano a fare chiarezza sul loro ruolo nella filiera: “Con le nostre strutture e i nostri investimenti, con le nostre organizzazioni e con le risorse umane e finanziarie messe in campo, presidiamo da generazioni i territori anche quelli più remoti del granaio d’Italia, offrendo alla parte agricola, possibilità di coltivare il grano e non solo – spiega il presidente dell’Unione stoccatori di materie prime di Confcommercio Foggia, Lello Vocale - Offriamo pianificazione, mezzi tecnici e finanziari, assistenza alla produzione, forniamo magazzini in conto deposito per i raccolti che, in seguito, selezioniamo, puliamo, sanifichiamo per renderli quindi commerciabili per l’industria di trasformazione. Il nostro ruolo ci impone di acquistare il grano degli agricoltori solo quando questi ultimi ce ne fanno richiesta e, di conseguenza, lo rivendiamo quando l’industria ce lo chiede, e questo gioco gli stoccatori lo subiscono al pari della parte produttiva. Non è certo che ci sarà un aumento della produzione del grano duro americano (potremo con certezza saperlo solo a ottobre) come lasciano intendere alcuni media, ma quello che è certo - conclude Vocale - è che in Italia la produzione di grano duro non basterà a soddisfare il fabbisogno per la realizzazione della pasta 100% italiana”.

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