rotate-mobile
Economia

Fuoco di fila dei sindacati dei dirigenti contro i commissari: “Rivisitazione della macrostruttura illogica”

Le organizzazioni abbandonano il negoziato sul contratto decentrato della dirigenza del Comune di Foggia

Sarebbero volate parole grosse durante l’ultimo incontro del negoziato per la definizione del contratto decentrato della dirigenza del Comune di Foggia. I sindacati avrebbero letteralmente sbattuto i pugni sul tavolo. Hanno consegnato un documento al vetriolo al segretario generale Maria Giuseppina D’Ambrosio, presidente della delegazione trattante di parte pubblica - in nome dell’ente - per l'area Dirigenza, alla commissione straordinaria e al prefetto.

Direl Puglia e la Funzione Pubblica di Cgil, Cisl e Uil abbandonano il tavolo del negoziato, sospeso ufficialmente, “constatata la chiusura al dialogo perseguita da un ente che, evidentemente, privilegia agire in piena solitudine, ignorando le più elementari logiche di confronto, dettando tempi e modalità di una trattativa che è disciplinata dalla legge come in ogni ente pubblico”. Parlano di una “scelta dolorosa” ma obbligata e di procedure “sempre più distanti e lontane, quel che è più sconcertante, dalla missione del servizio pubblico”.

All’indomani, hanno indetto in tutta fretta una conferenza stampa in campo neutro, a Palazzo Dogana. È partito il fuoco di fila incrociato contro l’amministrazione di Micky de Finis, segretario regionale Direl Puglia, e dei segretari generali di Fp Cgil Mario La Vecchia, Fp Cisl Marcello Perulli e Uil Fpl Luigi Giorgione. Non si limitano a riferire di una classica condotta antisindacale. Sventolano una serie di atti per inchiodare i commissari agli obblighi di legge. Nessuna norma giustificherebbe la chiusura. Nel bel mezzo di una contrattazione, hanno proceduto alla riorganizzazione dell’assetto organizzativo, approvando una nuova macrostruttura il 7 giugno scorso.

“Si è creato un clima di incomunicabilità che non riusciamo a valicare”, afferma oggi il segretario regionale Direl Puglia de Finis, che si domanda dove siano finite tutte le belle parole sulle buone prassi e il benessere aziendale. Il copione ricalca quello delle scuole comunali dell’infanzia: a cose fatte, ai sindacati è pervenuta solo un’informativa. È un problema di metodo. Alla vigilia della seduta convocata per il 22 giugno scorso, allora, hanno chiesto un rinvio, con riserva di notifica delle controdeduzioni, “alla luce dell’intervenuta modifica della macrostruttura, attuata in aperto contrasto con le clausole di informazione preventiva”. La risposta piccata da Palazzo di Città non ha contribuito certo a distendere le relazioni sindacali. Il segretario generale D’Ambrosio, “seppur non condividendo le motivazioni manifestate”, ha accolto la richiesta fissando l’incontro a ieri, mercoledì 29 giugno, “quale ultima data disponibile alla contrattazione”. Si precisava, poi, che non sarebbero stati presi in considerazione ulteriori rinvii. Se non si fossero presentati, il Comune avrebbe tirato dritto.

Nell’ultimo documento sindacale unitario se ne parla come di “una scolastica nota dai toni perentori”: il diniego ad un supplemento di riflessione è stato interpretato come un “chiaro segnale della ricerca di un conflitto e non di un’intesa”. Riavvolgendo il nastro, lo scorso 9 giugno, con una lettera dai toni collaborativi, il segretario regionale Direl Puglia si era rivolto alla componente della commissione straordinaria Marilisa Magno per chiederle, anche nell’ottica del miglioramento dei servizi resi alla comunità, un supplemento di riflessione sull’ipotesi di rivisitazione degli incarichi dirigenziali che aveva avuto modo di visionare. Aveva riscontrato “un’impostazione lontana dall’ottimizzazione del lavoro”. Già allora, lamentava la mancanza di dialogo e condivisione e ricordava all’ex prefetta che la discussione sull’organizzazione del lavoro rientra tra le buone prassi formulate in sede Aran, Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni che rappresenta le Pa nella contrattazione collettiva nazionale di lavoro. Le faceva notare che una modifica degli incarichi dirigenziali che incide sull’organizzazione dei servizi necessita di un preliminare esame con gli agenti contrattuali. Ma non sono state ascoltate “né le parti in causa, vale a dire i dirigenti, né tantomeno le parti sociali”, come evidenzia oggi anche il segretario generale Cisl Fp Marcello Perulli, e dopo un paio di incontri, il confronto avviato da quasi un mese, è saltato. E ora i sindacati alzano il tiro.

Avrebbero voluto presentare osservazioni sull’informativa preventiva, “loro invece ci hanno consegnato l’informativa a posteriori rispetto alla delibera della nuova organizzazione”, aggiunge il sindacalista. Sul nodo del contratto, le trattative si erano già incagliate in un precedente incontro, quando il Comune aveva praticamente bocciato la piattaforma presentata dai sindacati, quella che di norma viene discussa. Peraltro la piattaforma ricalcava un contratto che aveva già passato il vaglio dell’Aran.

Ma lo scontro si è consumato quando è saltata fuori la riorganizzazione della macrostruttura e le organizzazioni hanno chiesto di includerla nel confronto. Fino al’ultimatum di ieri: senza un’apertura al dialogo sull’assetto della tecnostruttura oltre che da un punto di vista contrattuale, e dunque un approccio completamente diverso, il negoziato non sarebbe andato avanti. Dopo aver incassato una serie di colpi, il segretario generale ha provato a recuperare e ha concluso che si riservava di parlare con l’amministrazione.

All’indomani, i sindacati hanno elencato tutte le doglianze. Contestano lo spacchettamento dei settori, organizzazione che si ripercuote inevitabilmente sui servizi. Non trovano una logica nella separazione dell’aspetto giuridico da quello economico per il Personale: “Non accade da nessuna parte”, evidenzia Perulli. Sulle funzioni relative al randagismo e alla tutela degli animali affidate al comandante della Polizia Locale (ad interim, ndr), scorporate dalle Politiche Sociali, si sono domandati quali fossero le risorse strumentali ed economiche, per poi scoprire che “c’è solo una dipendente incardinata anche nei Servizi Sociali che starà con un piede in un servizio che non c’entra nulla”. Senza contare che alcune scelte generano “un danno d’immagine”, come accaduto alle scuole comunali dell’infanzia.

Ma a ruggire è soprattutto il sindacato Direl. Critica aspramente la scelta di confermare i due incarichi dirigenziali conferiti ai sensi dell’articolo 110 del Tuel, intuitu personae, senza procedura concorsuale, a Silvana Salvemini e Maria Concetta Valentino: “Andavano tutte e due dichiarate decadute”, ripete il segretario Micky de Finis. Il caso è finito anche sulla scrivania del prefetto Carmine Esposito. Risulta, peraltro, un esposto all’Anac, presentato da Giuseppe Mainiero del comitato ‘Resto a Foggia’.

È passato direttamente nelle mani dei legali del sindacato, inoltre, il concorso per un posto da dirigente alle Politiche Sociali: il requisito della laurea in Psicologia per poi ricoprire un ruolo amministrativo e lavorare, per esempio, ai Piani Sociali di Zona li ha convinti ad impugnare il bando. Ormai sindacati dei dirigenti e commissione straordinaria sono ai ferri corti e le organizzazioni si domandano pure quali compiti siano affidati ai sovraordinati, arrivati a nove. In pratica, dietro ogni dirigente ci sono due sovraordinati, proprio come avviene nei seggi di gara.

Finisce male tra sindacati e Comune, e lo si legge a chiare lettere nel documento unitario: “Una partecipazione consapevole, costruita sul dialogo e sulla reciproca considerazione dei rispettivi diritti ed obblighi, avrebbe potuto e dovuto impedire una rivisitazione della macrostruttura, calata dall’alto e di tutta fretta in una cornice illogica, inspiegabile e personalistica. E invece ha prevalso la scelta del netto rigetto al confronto, manifestando forme inaccettabili di intolleranza oltre che una visione burocratica ed abnorme in un Ente che già paga un prezzo pesante a causa dello scioglimento degli organi di governo e di democrazia diretta - determinato dal Viminale per infiltrazioni mafiose -  in cui si dovrebbe aver cura di attuare il vantaggio degli utenti e dei cittadini con gli interessi dei lavoratori impegnati, posto che un’organizzazione non rispondente a criteri di ottimizzazione dei servizi può solo determinare pregiudizi alle collettività”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Fuoco di fila dei sindacati dei dirigenti contro i commissari: “Rivisitazione della macrostruttura illogica”

FoggiaToday è in caricamento