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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Igiene ambientale, lavoratori foggiani aderiscono allo sciopero dell'8 novembre. Amiu invita i cittadini a limitare eventuali disagi

Sit-in in Corso Garibaldi e consegna del documento al Prefetto di Foggia. Lo sciopero nazionale sarà per l’intera giornata dell’8 novembre 2021 e riguarderà tutti i turni di lavoro con inizio nella medesima giornata.

Le lavoratrici e i lavoratori iscritti a Fp Cgil, Fit Cisl, Uil Trasporti e Fiadel, aderiranno allo sciopero nazionale indetto dalle organizzazioni sindacali per il mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro dei Servizi Ambientali, indetto per lunedì 8 novembre, per l'intera giornata e per tutti i turni di lavoro.

Dalle 10 alle 12 le sigle sindacali hanno indetto un sit-in in Corso Garibaldi, nel corso del quale consegneranno un documento contenente le loro proposte al prefetto, che a sua volta lo inoltrerà al ministro del Lavoro e al presidente del Consiglio.

Per quanto riguarda la raccolta rifiuti, l'Amiu informa che come previsto dalla citata legge del 1990, nonché dall'accordo nazionale del 1° marzo 2001 tra associazioni datoriali e organizzazioni sindacali del settore, a Foggia saranno garantiti i servizi ritenuti indispensabili dalla norma, vale a dire la raccolta e il trasporto dei rifiuti solidi urbani pertinenti a utenze scolastiche, mense di enti assistenziali, ospedali, case di cura, hub vaccinali, comunità terapeutiche, ospizi, centri di accoglienza, orfanotrofi, stazioni ferroviarie, caserme e carceri, nonché lo spazzamento, la raccolta dei rifiuti ed il lavaggio dei mercati, ed infine lo spazzamento delle aree di sosta attrezzate e delle aree di grande interesse turistico museale del centro storico. "Si invitano i cittadini alla collaborazione per evitare/limitare eventuali disagi"

“Dopo oltre 27 mesi di trattative per il rinnovo dei Ccnl del comparto dell’igiene ambientale le stesse si sono interrotte bruscamente”, si legge nel comunicato stampa congiunto diramato dalle organizzazioni sindacali. “Tale decisione è scaturita dalla profonda insoddisfazione per l’andamento del negoziato, sia nel merito che per i tempi che lo stesso sta avendo. Negli ultimi mesi, abbiamo tenacemente provato a sviluppare i temi della piattaforma sindacale e i bisogni dei lavoratori, affinché si potesse sottoscrivere un rinnovo contrattuale di prospettiva, più coerente con l’indispensabile sviluppo industriale delle aziende, ma soprattutto come necessario strumento rinnovato nelle regole e nelle tutele per lavoratrici e lavoratori. Le associazioni datoriali sia pubbliche che private, nonostante il senso di responsabilità mostrato dai lavoratori del comparto durante tutta la fase pandemica, in questi mesi hanno mantenuto degli atteggiamenti spesso ondivaghi e con pregiudiziali varie, che hanno poco a che vedere con il rinnovo del Ccnl se non nella logica di abbattimento del costo del lavoro. Evidentemente, si ha anche la necessità di perdere tempo e di condurre delle battaglie ideologiche senza considerare i reali bisogni delle imprese e dei lavoratori.

La rottura delle trattative, oltre al grave ritardo di 27 mesi di mancato rinnovo, si è consumata - come più volte ricordato – sulle mancate risposte alle istanze presentate dal sindacato e su delle proposte datoriali che noi riteniamo inaccettabili: flessibilità estrema sull’organizzazione del lavoro attraverso il sistema degli orari; ridimensionamento del sistema delle relazioni industriali per privare i lavoratori della rappresentanza e della partecipazione all’interno dell’azienda; precarizzare i rapporti di lavoro soprattutto per lavoratori part/time; eliminare totalmente il limite massimo dei lavoratori part/time presenti in azienda; parte economica esclusivamente legata agli indici inflattivi e alle dinamiche del corrispettivo economico del committente all’azienda; mancato riconoscimento delle professionalità dei lavoratori addetti agli impianti. La conclusione del rinnovo contrattuale non può prescindere da obiettivi come: Ccnl unico e di filiera attraverso l’allargamento del campo di applicazione verso gli impianti di riciclo; rafforzamento delle relazioni industriali attraverso un sistema maggiormente partecipativo dei lavoratori; evoluzione delle condizioni di lavoro per tutelare la salute degli operatori; sviluppo delle norme sul mercato di lavoro; sviluppo dei processi di formazione continua; miglioramento in maniera armonica della classificazione del personale; perfezionamento degli articoli contrattuali relativi ai lavoratori degli impianti ed esigibilità contrattuale della clausola sociale.

Accordo economico che non tenga conto solo delle percentuali inflattive e che sviluppi maggiormente il welfare contrattuale e le varie indennità. Il Sindacato non torna più indietro, perché la sfida alla modernizzazione del settore, anche attraverso le risorse dal Pnrr, è solo una: ciclo integrato dei rifiuti e crescita dimensionale delle aziende, qualità ambientale a tariffe contenute per i cittadini, economia industriale e nuove tutele contrattuali per lavoratrici e lavoratori in un rinnovato contratto unico del lavoro. Non vogliamo e non possiamo davvero pensare che il contratto nazionale possa essere immaginato come strumento di precarizzazione e flessibilità senza regole, capace di concorrere solo con delle brutte pratiche che accadono sempre più spesso in alcune aree del Paese. Non possiamo permettere che si mettano in discussione le tutele per lavoratrici e lavoratori, il sistema di relazioni industriali e la rappresentanza sindacale, che non si condividano strumenti contrattuali per migliorare le condizioni e i carichi di lavoro, ma che si voglia la precarizzazione e lo sfruttamento di lavoratrici e lavoratori come unico modello per competere. La mobilitazione sarà lunga e dura certi che il rinnovo contrattuale, come sempre, sarà frutto delle idee e della determinazione di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori”.

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