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I piccoli comuni al collasso. Dai Monti Dauni parte la rivoluzione: "Chiudiamo per tagli"

Il 2 ottobre i municipi di Biccari, Alberona, Casalvecchio di Puglia, Castelnuovo della Daunia, Castelluccio Valmaggiore, Celle di San Vito, Faeto, Motta Montecorvino, Panni e Roseto Valfortore, chiudono per i tagli del Governo

Una protesta per tutelare i territori più piccoli, vessati da tasse, paralizzate dai tagli. A guidarla, il sindaco di Biccari Gianfilippo Mignogna, che ha annunciato per venerdì 2 ottobre la chiusura del Municipio. Non l’azione estemporanea di un singolo amministratore, ma un’iniziativa alla quale hanno aderito anche i sindaci di altri dei Monti Dauni: Alberona, Casalvecchio di Puglia, Castelnuovo della Daunia, Castelluccio Valmaggiore, Celle di San Vito, Faeto, Motta Montecorvino, Panni e Roseto Valfortore. Una protesta nel segno dell’hashtag #chiusopertagli che coinvolge anche altri piccoli comuni della Penisola.

Gli amministratori si sono riuniti questa mattina a Palazzo Dogana per spiegare i dettagli della singolare protesta. All’origine ci sono i tagli dei trasferimenti statali, l’introduzione di Tasi e Imu Agricola che costringono gli enti a fare salti mortali con conseguenze per la popolazione vessata dalle tasse. Tasse salate a cui non corrispondono i necessari servizi.

“Blocco dei tagli ai comuni, ripristino dei trasferimenti erogati prima del 2011, eliminazione del patto di stabilità dal 2016, e in subordine utilizzo dell’avanzo di bilancio per la messa in sicurezza del territorio per tutti i comuni virtuosi”. Sono alcune delle proposte della delibera sostenuta da Tonino Fucci, sindaco di Alberona, comune vittima di 60mila euro di tagli, una cifra ingente per un piccolo comune.

Proposte fattibili, che non rendano la protesta un evento fine a se stesso. “Siamo in restrizione economica, la spending review è necessaria e non la vogliamo eludere, ma tagli e riduzioni vanno fatte altrove, non nei piccoli comuni”, ha dichiarato Noè Andreano, sindaco di Casalvecchio.

I temi su cui dibattono principalmente sono sempre quelli delle infrastrutture e viabilità, che coinvolgono quasi tutte le realtà dei Monti Dauni. Piccoli gioielli spesso marginalizzati proprio dalle difficoltà che si incontrano nel raggiungere i centri del subappennino. “Siamo uno dei borghi più belli d’Italia, ma in pochi ci conoscono – denuncia Maria De Rosa, vice sindaco di Roseto Valfortore – e chi arriva, se ne scappa.

Le fa eco Rocco Grilli, vicesindaco di Castelluccio Valmaggiore e primo cittadino per dieci anni: “Siamo spesso tacciati di essere la palla al piede dello stivale, quando invece sono proprio i piccoli centri dove si mantiene alta la qualità della vita, dove si rispetta l’ambiente, i paesaggi, la storia, la cultura e la tradizione. Non incidiamo sui costi della politica; la nostra protesta deve essere presa in considerazione perché in Italia non si perseveri nella distruzione di quel poco di buono che abbiamo. I nostri comuni non sperperano, cercano fondi per garantire servizi essenziali per la popolazione”.

Monti Dauni, municipi chiusi per tagli: foto conferenza stampa

Ma i tagli non coinvolgono solo i piccoli centri, se si pensa che il Comune di Lucera, negli ultimi dieci anni ha subito un taglio dei trasferimenti statali di oltre 6 milioni di euro (dagli oltre 7 milioni del 2005 al milione e trecentomila euro del 2015). Eppure le competenze, le spese del personale, i servizi da dare sono sempre gli stessi”, evidenzia il sindaco di Lucera Tutolo che poi fa una proposta ai colleghi: “L’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani, ndr) non ci rappresenta come dovrebbe. Tutti i comuni che si sentono penalizzati dovrebbero uscire dall’Anci e costituire una nuova associazione, alternativa ma libera”. Poi lancia una provocazione: “Sarebbe già una piccola rivoluzione se il Governo decidesse di equiparare i contratti dei pubblici dipendenti a quelli dei privati. Queste sono le riforme necessarie, non massacrare i comuni tagliando i trasferimenti statali del 90%”.

Tutolo poi sveste i panni di sindaco di Lucera, assumendo quelli di consigliere provinciale: “350 dipendenti che dovevano essere trasferiti ad altri enti, hanno ricevuto un nuovo incarico in Provincia, che per pagare questi stipendi ha finora speso 10 milioni e mezzo di euro. Fondi che il Governo non garantisce più, e che sarebbero serviti per altre finalità, come la manutenzione delle strade. Se si vogliono eliminare le province, bisogna avere il coraggio di farlo. Non si possono lasciare le competenze togliendo i soldi. La nostra principale funziona è quella di restituire in servizi i soldi che i cittadini versano in tasse. Ma attualmente è impossibile. E’ mortificante spiegare a un cittadino che non ci sono in bilancio 1500 euro per sostituire un lampione marcio”.

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