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Economia Lesina

Il relitto della nave Eden V a Marina di Lesina: è lì da 34 anni, per rimuoverlo servono altri 200mila euro

Il quadro economico di progetto rimodulato sulla scorta delle prescrizioni è superiore all'importo già stanziato cinque anni fa. Servono quasi 200 mila euro in più per portare via quello che resta

I 560mila euro già stanziati dalla Regione Puglia nel 2017 per la demolizione e la rimozione del relitto della nave Eden V non bastano, servono quasi 200mila euro in più, e a Bari, negli uffici della Sezione Ciclo Rifiuti e Bonifiche, dietro sollecitazione del Comune di Lesina che prova ad accelerare, cercano di rastrellare altre risorse.

La somma inizialmente destinata all’intervento era pari all’importo stimato nella progettazione di fattibilità tecnica ed economica presentata dal Comune sei anni fa, ma già nel 2019, quando la Giunta allora guidata da Pasquale Tucci ha provveduto alla presa d’atto del progetto esecutivo, il quadro economico era passato a 736.017,65 euro, sforando il finanziamento.

Il relitto, sventrato dall’ultimo tentativo di demolizione, affiora a riva sulla spiaggia di Marina di Lesina, in località contrada Morella, davanti alle dune del Bosco Isola.

Lo scorso 10 febbraio, è stata convocata una riunione tecnica con la partecipazione dell’ingegnere Raffaele Bramante, responsabile dei Servizi Urbanistica e Lavori Pubblici del Comune di Lesina, del progettista Giuseppe Cincavalli (Studio Cincavalli-De Pascali ingegneri associati di Bari), della dirigente della Sezione Ciclo Rifiuti e Bonifiche Antonietta Riccio e della referente Rosa Marrone.

Il Comune di Lesina, oggi guidato da Primiano Di Mauro, per procedere all’approvazione del progetto esecutivo, così come rimodulato, all’esito della conferenza di servizi e recepite le prescrizioni, necessita della copertura finanziaria, perché l’intera spesa è a carico della Regione Puglia e non si tratta di un co-finanziamento.

È proprio l’ingegner Bramante a spiegare come siano aumentati i costi: sono subentrate una serie di prescrizioni, soprattutto quelle espresse da parte della Capitaneria di Porto, vincoli da rispettare che hanno richiesto un adeguamento del progetto, che ora presenta un quadro economico superiore rispetto al finanziamento concesso. La dirigente Riccio si è impegnata a contattare il ministero per inserire l’intervento nella programmazione e a effettuare una ricognizione tra i capitoli di bilancio per cercare somme a disposizione utili a coprire la somma rimanente.  

Scartata l’ipotesi di procedere a stralci e, dunque, di suddividere l’appalto in lotti perché le fasi sono interdipendenti e sarebbe impossibile stabilire un ordine di priorità, senza contare il rischio di ulteriori sversamenti. Non si può rimuovere a ‘puntate’.

Era intenzione dell’amministrazione comunale rimuovere il relitto prima dell’estate, quando i bagnanti raggiungono anche a piedi per una passeggiata quello che resta della nave Eden V dopo 34 anni dal naufragio. Dalla sabbia e dall'acqua spunta ferraglia arrugginita non segnalata, come testimoniano le foto scattate ad agosto del 2021. L’area non è mai stata messa in sicurezza, nonostante negli ultimi anni la carcassa sia stata risucchiata sempre più giù.  

L’intervento di demolizione e rimozione del relitto navale Eden è stato inserito nel programma triennale dei lavori pubblici per gli anni 2022-2024 e nell’elenco annuale dei lavori da realizzare nell’anno 2022, con livello di priorità 1, ma questo non è un dettaglio dirimente, perché compariva ormai ciclicamente.  

Questa volta, considerati i precedenti, dovrà essere necessariamente “un’operazione chirurgica”, come la definisce l’ingegner Bramante, probabilmente circoscrivendo l’area con barriere atte ad evitare la dispersione di eventuali oli o altri inquinanti.

La nave Eden V si è incagliata sulla spiaggia di Marina di Lesina il 16 dicembre 1988. Diverse interrogazioni parlamentari hanno provato ad appurare quale fosse la natura del carico e si parlò addirittura di “sacchi colmi di scorie tossiche”. Nel 2005, l’allora ministro dell’Ambiente Altero Matteoli, in risposta ad una interrogazione presentata da Mauro Bulgarelli, riferì le informazioni trasmesse dalla Capitaneria di Porto di Manfredonia. Dagli atti della Guardia Costiera, “risulta che la nave fosse priva di carico al momento del sinistro”. Dai primi accertamenti si trattava di una nave maltese (di costruzione giapponese, in origine si chiamava ‘Etsuyo Naru’) proveniente da Beirut e diretta a Ploce. Successivi sopralluoghi sulla nave portarono ad accertare che i documenti di bordo erano falsi.

Proprio il ministro, 17 anni fa, comunicava che le analisi effettuate nel 1997 dall’Usl Fg/8 avevano riscontrato “l'assenza di idrocarburi e di altre sostanze tossiche nelle acque e nella sabbia nelle vicinanze della nave”, e aveva affermato che il rischio di inquinamento ambientale era stato sempre escluso in quanto le ispezioni eseguite non avevano evidenziato questo pericolo. Ma da lì a poco, durante le operazioni di rottamazione ad opera di una ditta privata, uno sversamento di idrocarburi provenienti dal serbatoio avrebbe determinato uno stop ai lavori mai completati.

La presenza della nave ha generato l’apertura del Caso Eu Pilot 6508/14ENVI da parte della Commissione Europea, fase antecedente alla procedura di infrazione. Proprio per risolvere le criticità, nel 2016 la Regione Puglia si era resa disponibile a individuare le risorse per scongiurare una sanzione comunitaria.

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