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Rigenerazione urbana, 11 milioni per 8 progetti nel Foggiano. Nulla ai Monti Dauni: "Così ci uccidete"

Ammessi a finanziamento i progetti presentati dai Comuni di San Severo, Zapponeta e Manfredonia

Ammontano a oltre 11 milioni di euro, per la precisione 11.341.056 euro, i fondi assegnati dal ministero dell’Interno per interventi di rigenerazione urbana nel Foggiano. Sono tre i comuni beneficiari: Zapponeta, San Severo e Manfredonia. Dei 201 progetti ammessi al finanziamento nei limiti delle risorse stanziate dalla legge di bilancio, 8 sono interventi che saranno realizzati in Capitanata.

“Felicissimo” il sindaco di San Severo Francesco Miglio: il suo Comune, dopo l’aggiornamento dei dati Istat, ha potuto chiedere la ‘differenza’ e quindi i 5 milioni residui, per arrivare alla somma di dieci milioni che spettano ad un comune con popolazione superiore ai 50mila abitanti. L’importo più alto, pari a 2.817.499 euro, è destinato al restauro e alla messa a norma dell’ex Teatro Real Borbone. Due interventi rappresentano altrettanti lotti della riqualificazione della rete di connessione tra i beni culturali della Città Antica mediante il rifacimento del basolato: si tratta del IV lotto funzionale che comprende via San Severino, via Angelo Fraccacreta, via Zannotti, vico Vescovado, vico Mustacci e via De Girolamo (903.665 euro), e del I lotto funzionale che comprende corso Vittorio Emanuele, corso Garibaldi (fino al Teatro comunale), via Santa Lucia, via Daunia e via Roma (928.836 euro). Infine, 350mila euro sono destinati al completamento dell’adeguamento alle norme di prevenzione incendi e al restauro della sala concerti e delle sale polivalenti del Teatro comunale Giuseppe Verdi.

Il Comune di Manfredonia aveva già ricevuto un contributo 4.988.944 euro nel 2021, sempre nell’ambito dei finanziamenti sulla rigenerazione urbana, rispetto ai 10 milioni che poteva richiedere e, per l’annualità 2022, aveva la facoltà di presentare domanda per gli altri 5.011.056. Ha presentato, allora, un progetto per la realizzazione di un nuovo palazzetto dello sport in zona Scaloria, previa demolizione della struttura abbandonata esistente.

Il Comune di Zapponeta ha presentato 7 progetti in forma associata con il Comune di Trinitapoli, in quanto la popolazione è inferiore a 15mila abitanti. Sono tre gli interventi destinati alla cittadina della provincia di Foggia, per un totale di 1.330.000: miglioramento e riqualificazione di corso Manfredonia e delle aree di accesso alla città (560mila euro); rifunzionalizzazione delle aree degradate con la realizzazione di due campi da paddle e uno da tennis nell’area urbana di via Giosuè Carducci (222mila euro); rifunzionalizzazione e potenziamento dello stadio comunale ‘Saverio De Martino’ (548mila euro).

I comuni beneficiari del contributo dovranno affidare i lavori entro 15 mesi per le opere il cui costo è inferiore o pari a 2.500.000 euro ed entro 20 mesi per importi superiori. Nel caso di mancato rispetto dei termini, il contributo sarà revocato.

Non ce la fanno il Comune di Lucera e il Comune di Orta Nova, e niente da fare per i progetti presentati in forma associata dai Comuni capofila di Apricena, Cagnano Varano, Mattinata, Pietramontecorvino (ben 12 progetti), San Nicandro Garganico, Troia, Vico del Gargano, Vieste, Unione dei Cinque Reali Siti e Unione dei Comuni dei Monti Dauni che aveva presentato 10 progetti. A incidere nell’attribuzione delle risorse disponibili, quando, come in questo caso, le richieste superano l’ammontare delle risorse disponibili, è il valore più elevato dell’indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm) calcolato dall’Istat. Nel caso di forme associate viene calcolata la media semplice dell’Ivsm.

La graduatoria “dimostra ancora una volta che se la politica vuole davvero aiutare i piccoli comuni ad avere un futuro deve avere il coraggio di fare di più e diversamente”, ha commentato sui social il sindaco di Biccari Gianfilippo Mignogna, in una nota dal titolo emblematico: Il ‘banditismo’ uccide i piccoli comuni. “Mettere tutto a bando deresponsabilizza chi governa che, decidendo di non scegliere i beneficiari, innesca competizioni tra territori diversissimi, chiamati a gareggiare (anche molto frettolosamente) senza un’adeguata preparazione e senza neanche la possibilità di poter partire tutti dallo stesso punto”, osserva il sindaco.

Lo stesso vale per il Pnrr. Il suo timore è che, di questo passo, aumenti il divario tra aree interne e urbane, tra montagna e pianura, tra paesi e città. La logica dei bandi, secondo il suo punto di vista, sta innescando un meccanismo perverso: “Se per l’ottenimento dei fondi si impostano procedure altamente competitive e concorrenziali, il rischio è di finire con il penalizzare i comuni più piccoli, più fragili, con maggiori difficoltà (economiche e di personale) e, alla fine, di escludere proprio quelli che avrebbero più bisogno delle straordinarie risorse del Piano. Non basta la buona volontà dei tanti sindaci, amministratori e dipendenti chiamati a provarci sempre. E anche qualche vittoria sporadica, isolata e a volte anche casuale, che di tanto in tanto arriva, servirà a poco e non sarà mai risolutiva in territori complicati e caratterizzati da problematiche profonde. Prima di continuare a fare spesa ‘tanto per’ – conclude Mignogna -, avremmo bisogno di un Piano che veda i luoghi, che li sappia leggere, che possa cogliere criticità e diseguaglianze territoriali per poter intervenire a ragion veduta e dove c’è più bisogno”.

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