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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Manfredonia

Suolo pubblico alle stelle, i commercianti inviperiti invocano le dimissioni dell’assessore

A Manfredonia alcune attività pagano il Canone Unico Patrimoniale quasi quanto lo stipendio di un anno di un operaio

Sono pronti a tutto per far valere le loro ragioni i commercianti di Manfredonia, vessati dai tributi. Nel nuovo Bilancio di previsione, le tariffe del Canone Unico Patrimoniale, l’ex Cosap per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche, restano invariate, nonostante le richieste delle imprese del settore e le rassicurazioni del sindaco e dell’assessore al ramo.

Lo hanno appreso nell’ultimo incontro con l’amministrazione comunale, qualche giorno fa. I toni si sono scaldati. L’Unione pubblici esercizi e commercianti di Manfredonia arriva a chiedere le “immediate dimissioni” dell’assessore al Bilancio Antonella Lauriola, alla quale attribuiscono “dichiarazioni offensive e poco consone al ruolo che ricopre”, rese durante il confronto con una nutrita delegazione di commercianti. La accusano, inoltre, di non aver gestito adeguatamente le criticità e le esigenze che le imprese e la città attendono che siano affrontate e risolte.

Dall’arrivo delle cartelle esattoriali del 2022, sono partiti gli incontri con il sindaco e l’assessore al ramo: “Tante promesse ma, ad oggi, nulla è cambiato”, scrive amareggiata l’Unione pubblici esercizi e commercianti. Il canone è aumentato del 330%, “per alcune attività, è quasi pari allo stipendio di un anno di un operaio”, lamentano. E un po’ per tutti si parla di cifre da capogiro.

“L’amministrazione, forse, non si rende conto delle difficoltà delle aziende ‘sopravvissute’ al Covid e attaccate, poi, dagli effetti della guerra – proseguono - con aumenti di energia elettrica, gas e materie prime che hanno gestito con grandi sacrifici, riducendo sin quasi a zero gli utili pur di sopravvivere, come hanno anche fatto le famiglie che hanno rinunciato a tanto. Noi non vogliamo l’impossibile, chiediamo solo di rendere i tributi equi e pagabili come lo erano sino al 2018. Se i tributi sono esagerati non li paga praticamente nessuno. È quello che fino ad oggi è successo”.

I commercianti accusano l’amministrazione di non affrontare i problemi delle imprese e di prendere impegni “puntualmente disattesi”. Rivolgono, dunque, un appello ai consiglieri di maggioranza e di opposizione, affinché chiedano di spostare il Consiglio comunale dedicato al bilancio dal 31 marzo al 30 aprile, per guadagnare tempo nell’interlocuzione con l’amministrazione e trovare una soluzione. “Votare questo bilancio di previsione – avvertono – metterebbe tutti i commercianti in grandi difficoltà, impossibili da gestire”.  

Vogliono contribuire “equamente” e non diventare un “bancomat” per il Comune. Nonostante la crisi, hanno contribuito al decoro di molti angoli della città e ai servizi. “Siamo tra le imprese grazie alle quali questa città vive sotto tutti i punti di vista – affermano - Non siamo degli eroi, siamo piccoli imprenditori che vogliono lavorare e produrre benefici per la comunità. State certi che non molleremo e lavoreremo con proposte e idee fino alla risoluzione di queste problematiche che per noi sono di vitale importanza”.

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