Voucher per i servizi educativi non attivati: senza le rette alle strutture, operatrici a rischio licenziamento
Le associazioni chiedono un tavolo tecnico di partenariato al presidente Emiliano e agli assessori al Welfare e all'Istruzione: "Le famiglie non potrebbero accedere ai servizi dovendo sostenere l'importo intero delle rette. Inoltre, è da mettere in conto la crisi occupazionale"
“L’eventuale scelta politica di non attivare per l’anno educativo 22/23 i voucher di conciliazione comporterebbe una enorme emergenza educativa e sociale. Infatti, le famiglie si troveranno nell’impossibilità di accedere ai servizi educativi dovendo sostenere l’intero importo delle rette. Si ricorda che l’offerta privata non profit garantisce oltre il 95% della frequenza. Inoltre, è da mettere in conto anche la grave crisi occupazionale che si verrà a creare con le Strutture Educative costrette a licenziare migliaia di operatrici”. È quanto dichiarano in una nota congiunta Fism Puglia, Legacoop Sociali, Confcooperative Federsolidarietà Foggia, Welfare Levante, Forum Terzo Settore e Acsemi, inviata al presidente della Regione Emiliano, agli assessori al Welfare e all’Istruzione Barone e Leo, ai dirigenti dei relativi dipartimenti. Oggetto della missiva, una richiesta di convocazione di tavolo tecnico di partenariato per i voucher conciliazione per l’anno educativo 2022/23. Le associazioni avevano già formulato all'assessorato al Welfare una richiesta di incontro lo scorso 19 gennaio, che non fu accolta, in quanto, spiegò l'assessorato, "solo a esito della definizione del quadro della nuova programmazione comunitaria 21/27 sarà possibile un confronto sui contenuti del nuovo avviso per le famiglie". "È prevedibile - hanno aggiunto - che i fondi della prossima programmazione non saranno disponibili per il nuovo anno educativo, pertanto riteniamo necessario un confronto su quali risorse si dovranno attivare per scongiurare il mancato accesso ai servizi educativi per la prima infanzia e l’adolescenza da parte delle famiglie pugliesi".
Sulla vicenda, si è pronunciato anche il consigliere regionale Giannicola De Leonardis, che ha rilanciato l'istanza delle associazioni e definito “necessario un confronto immediato con le associazioni su quali risorse si dovranno attivare per scongiurare il mancato accesso ai servizi educativi per la prima infanzia e l’adolescenza da parte delle famiglie pugliesi”. L’esponente di Fratelli d’Italia ha anche presentato una interrogazione che sarà discussa nel corso del prossimo Consiglio Regionale.
Nello specifico, il ‘voucher conciliazione’ è un titolo di acquisti di servizi per la frequenza di bambini e bambine, ragazzi e ragazze presso le unità di offerta iscritte al catalogo telematico (centro socio-educativo diurno, asili nido, micro nido, nido aziendale, sezione primavera, ludoteche, centro ludico per l’infanzia, servizi socio-educativi innovativi e sperimentali per la prima infanzia, art. 103 del regolamento - servizi educativi e per il tempo libero, centro aperto polivalente per minori). In base all'Isee il voucher consente la frequenza presso una delle unità scelte, con il pagamento parziale della tariffa applicata, in proporzione all'Isee.
Nel 2021, la Regione attivò, per l’anno educativo in corso, risorse finanziarie pari a 50 milioni di euro. Sul prossimo, resta un punto interrogativo piuttosto preoccupante anche perché i tempi sono sempre più ristretti. Ad alimentare le tensioni anche l’ipotesi (per ora non suffragata da atti normativi) che le competenze riguardanti la fascia di età 0-6 anni passino all’assessorato all’Istruzione: “È una ipotesi che genera uno stato di agitazione, non perché non si possa o debba effettuare, ma perché il trasferimento delle competenze potrebbe richiedere tempo ulteriore per l’organizzazione dei servizi. In dieci anni l’assessorato al Welfare ha stabilito un tipo di struttura e non è detto che l’assessorato alla Pubblica istruzione mutuerà il complesso di normative. Speriamo di sì, ma le eventuali modifiche richiederebbero ulteriore tempo per la formazione e l’informazione. Abbiamo bisogno di ricevere notizie, è fondamentale essere ascoltati durante queste fasi di passaggio. Per questo, chiediamo di sederci a un tavolo e di sapere come dovremo affrontare il prossimo anno scolastico”, commenta a FoggiaToday Carla Calabrese, presidente di Confcooperative Foggia.
Ma i motivi di preoccupazione sono molteplici, a cominciare dai fondi erogati per l’anno educativo in corso, una parte dei quali ancora non messi a disposizione delle unità di offerta: “A settembre del 2021 solo la metà dei genitori che avevano fatto richiesta di voucher è entrata in graduatoria poiché mancavano i fondi per coprire tutte le richieste. La Regione, attraverso l’assessora Barone, si impegnò a incrementare la somma (poi giunta a 50 milioni, ndr) che dovrebbe coprire tutti i voucher richiesti. Ma noi operatori ancora non abbiamo visto i contratti relativi a questi ulteriori fondi. Una metà dei voucher a cui abbiamo diritto è sicura, i contratti sono stati stipulati e stiamo fatturando, ma per l’altra metà siamo ancora in attesa”, fa sapere la Calabrese. “Sappiamo che i fondi sono arrivati agli ambiti, ma ancora non ci sono i contratti, il che vuol dire non poter ricevere i soldi fino al prossimo luglio”.
A oggi, regna la totale incertezza su quel che potrà accadere nei prossimi mesi: “Siamo a metà marzo e la Regione non è in grado di dirci che tipo di finanziamenti stanzierà. Tra un po’ i genitori chiederanno di poter iscrivere i propri figli negli asili nido, nei centri educativi e nelle ludoteche. Quando sapranno se avranno diritto o meno al voucher?”. Ma la preoccupazione riguarda anche gli operatori impiegati nelle strutture: “Si rischia un collasso economico-finanziario, perché le unità di offerta sono ancora in attesa dei soldi dell’anno in corso e non sanno se ce ne saranno per il 2022/23”.
In ottemperanza a un regolamento regionale, infatti, le strutture sono obbligate a mantenere il personale assunto: “Da soli, i contributi delle famiglie non sono sufficienti, parliamo di persone con Isee piuttosto bassi. Le garanzie della Regione non bastano, perché non abbiamo certezza sugli introiti, ma gli stipendi al personale dobbiamo pagarli. I genitori coprono le rette soltanto in parte, fino a 300 euro per gli isee più alti, ma ci sono famiglie che corrispondono una quota di 80 euro o addirittura di zero euro per le fasce non protette. Così è difficile pagare gli stipendi a tutto il personale che la Regione ci chiede di tenere assunto. Per tacere degli altri costi, come quelli per le utenze, che peraltro sono aumentati”.
Attualmente sono circa tremila le persone impiegate nelle unità di offerta pugliesi: “A settembre è fondamentale per noi avere contezza di chi dovrà contribuire al pagamento degli stipendi, se la Regione con i voucher o i genitori. Ma parliamo di una retta mensile di 650 euro che nella città di Foggia nessuna famiglia è in grado di sostenere interamente. E c’è anche chi sostiene siano rette troppo alte, non considerando evidentemente i costi. Un bambino deve mangiare, deve essere accudito e deve usufruire dei servizi integrativi”, spiega Calabrese che poi aggiunge: “Da anni si opera nei termini della co-programmazione e della co-progettazione, ovvero che insieme si decide su cosa investire e su quali servizi intervenire. Ma questo deve avvenire tra marzo e aprile, non oltre”.
Si resta, dunque, in attesa di un riscontro dalla Regione: “Noi ora non possiamo fare nulla. Non possiamo abbassare le serrande, comporterebbe l’esclusione dal catalogo presso cui siamo iscritti, ma neanche possiamo chiedere ai genitori di provvedere al pagamento dell’intera retta mensile. Così facendo, il rischio è che le famiglie più in difficoltà si rivolgano a quelle strutture che offrono rette basse, non rispettando tutte le regole”.
“Noi offriamo un servizio utile alla società pugliese – conclude la presidente di Confcooperative Foggia –, per questo abbiamo il diritto di essere trattati un po’ meglio. Riceviamo molte ispezioni, siamo informatizzati su tutte le procedure da seguire, dobbiamo registrare quotidianamente le presenze di bambini e insegnanti, ogni mese dobbiamo redigere un report, tutti compiti a cui ottemperiamo volentieri, perché garantiscono la qualità dell’offerta. Ma a fronte di questo, dovremmo avere una certezza degli introiti finanziari che, invece, a tutt’oggi non c’è assolutamente”.