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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

“Il nostro grano duro non vale meno di quello canadese”

Il senatore di Forza Italia Saverio De Bonis ha incontrato a Foggia i cerealicoltori di Puglia e Basilicata

“Il prezzo del grano duro italiano, proprio in concomitanza con il periodo della trebbiatura, è sceso di circa il trenta per cento. Nello stesso tempo continuiamo a comprare grano canadese, con caratteristiche simili ma di qualità inferiore al nostro, ad un prezzo che resta più alto. Per fare due numeri: non si capisce perché se il canadese viene quotato 58 euro al quintale i nostri produttori lo debbano invece vendere al di sotto dei 50 euro”. A osservarlo è il senatore di Forza Italia Saverio De Bonis, componente della commissione Agricoltura e relatore dell’Affare sulle problematiche riguardanti aspetti di mercato e tossicologici della filiera del grano duro, che ha incontrato a Foggia, “cuore della migliore produzione di grano”, una delegazione di cerealicoltori di Puglia e Basilicata ed altri attori della filiera.

“Il prezzo del grano duro – afferma il parlamentare azzurro - sta diventando un problema nazionale che pesa sempre di più sui consumatori e i produttori”. Condivide le crescenti preoccupazioni dei produttori della zona. Questa settimana il grano non è stato quotato a Foggia: le organizzazioni agricole hanno disertato la Borsa merci, per evitare altri ribassi. Influiscono sulle attuali incertezze, tra le altre cose, la crisi internazionale e “alcuni strumenti finanziari”.

Secondo il senatore De Bonis, “il vero prodotto internazionale con cui comparare quello italiano di qualità è il Desert Durum che costa oggi il 30% in più del canadese di prima. Il mondo agricolo del meridione può reagire in un modo compatto anche grazie alla Cun, che deve diventare effettiva subito per contribuire alla formazione di un prezzo equo e trasparente, che tenga conto di tutte le dinamiche di mercato oltre che dei costi e dei rincari di tutte le materie prime necessarie, dal gasolio al fertilizzante, agli agrofarmaci, alla manodopera. Ora qualcuno minaccia di inondare il mercato con grano canadese a settembre per indurre i produttori a vendere subito e a vendere a poco. Alcune testimonianze hanno tirato in ballo la questione di alcune vendite, perfettamente legali, di fatto allo scoperto, che condizionano il mercato in modo negativo. Anche perché chi ha venduto a 60 euro al quintale a inizio anno con consegna a giugno, non avendo il prodotto, conta di comprarlo oggi a meno per farci il suo margine. Perché non si tiene conto anche di questi contratti nelle commissioni?”, conclude De Bonis.

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