rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

La Campania cambia i connotati all'oro rosso foggiano: sì del ministero all'Igp di Napoli, la Puglia ha due mesi per opporsi

Il disciplinare è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Le Regioni e chiunque abbia un interesse legittimo possono opporsi alla domanda di registrazione entro 60 giorni. La richiesta era già stata rispedita al mittente tre anni fa

La Campania sta per cambiare i connotati al pomodoro lungo foggiano. L'allarme lanciato un mese fa dal direttore di Coldiretti Foggia Marino Pilati si è materializzato nella Gazzetta Ufficiale del 13 marzo. Il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha valutato positivamente la domanda di registrazione dell'Igp Pomodoro pelato di Napoli.

Dopo tre anni la storia si ripete. La richiesta di riconoscimento come indicazione geografica protetta è stata presentata dal Comitato promotore Igp Pomodoro pelato Napoli, che nel 2017 aveva avviato la stessa trafila, e già allora la Puglia gli aveva messo i bastoni tra le ruote.

A seguito dell'istruttoria  ministeriale, si è pervenuti ad una stesura finale del disciplinare di produzione della indicazione geografica protetta 'Pomodoro pelato di Napoli'. Consta di 8 articoli. Magra consolazione, nel disciplinare si riconosce il know how dei produttori, "maestranze abili ed altamente specializzate". La sviolinata sul "saper  fare  degli  operatori  delle  regioni  dell'area di produzione", però, non indora la pillola.

Foggia, dove si concentra quasi il 90% della produzione nazionale del pomodoro lungo, e la Puglia avranno due mesi di tempo per impedire la registrazione. Causa emergenza epidemiologica da Covid19, con il decreto Mipaaf dell'8 giugno 2020 (n. 6291) è stata temporaneamente modificata la disciplina per proporre opposizione: in caso di valutazione positiva di una domanda di registrazione, il Ministero trasmette alle Regioni interessate e al richiedente il disciplinare di produzione e provvede alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, affinché chiunque abbia un interesse legittimo possa fare opposizione alla domanda di registrazione entro 60 giorni (termine differito rispetto ai precedenti 30 giorni).

Non ci fosse stata la pandemia, il ministero avrebbe convocato, d'intesa con le Regioni interessate, la riunione di pubblico accertamento per "verificare la rispondenza della disciplina  proposta ai metodi leali e costanti previsti dal regolamento Ue 1151/2012", da svolgersi nell'area di produzione.

Le eventuali osservazioni, adeguatamente motivate, presentate al Mipaaf, costituiranno "oggetto di opportuna valutazione",  prima della trasmissione della richiesta di riconoscimento alla Commissione europea.

Le Regioni interessate, oltre a Campania e Puglia, sono la Basilicata, il Molise e l'Abruzzo.

"Noi abbiamo già avuto un incontro con l'assessore regionale all'Agricoltura Donato Pentassuglia - fa sapere il direttore di Coldiretti Foggia Marino Pilati - Ha preso l'impegno di valutare anche con i colleghi della Campania quelle che sono le attività da mettere in campo e di presentare, eventualmente, una controproposta che abbiamo lanciato noi: quella di valorizzare il pomodoro foggiano".

La Regione Puglia, insomma, anche questa volta sarebbe pronta a mettersi di traverso. L'assessore regionale ha preso in seria considerazione la preoccupazione di Coldiretti sulle barricate, intenzionata a rilanciare con una Dop Puglia.

Cosa prevede il disciplinare di produzione

L'indicazione geografica protetta (Igp) Pomodoro pelato di Napoli è riservata alle conserve di pomodori allungati, interi, privati della buccia e che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione. All'articolo 2 sono indicate le caratteristiche chimico fisiche del prodotto e al successivo si parla della zona di produzione: "La zona di trasformazione e confezionamento dell'indicazione geografica protetta (Igp) 'Pomodoro  pelato  di  Napoli' include il territorio amministrativo delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise e Puglia".

Il pomodoro, secondo quanto sancisce l'articolo 5 del disciplinare ('Metodo di ottenimento'), deve essere coltivato "seguendo i metodi di produzione integrata e/o biologica" e deve avere una lunghezza variabile tra 50 e 88 mm. La lavorazione deve avvenire entro 24 ore dallo stoccaggio nei piazzali dello stabilimento. I parametri qualitativi sono più restrittivi rispetto a quelli disciplinati per i pomodori pelati standard: il contenuto di bucce, ad esempio, è ridotto rispetto alla norma vigente.

L'articolo 6 ('Legame con la zona geografica') è emblematico della beffa per i produttori del Foggiano e delle altre regioni: "Tra i fattori essenziali che distinguono il 'Pomodoro pelato di Napoli' dagli altri derivati e dagli altri pomodori pelati, un ruolo fondamentale è assunto dal  knowhow aziendale, tipico dell'area di produzione, dove è possibile trovare maestranze abili ed altamente specializzate". Si legge pure che "proprio per le sue caratteristiche fisiche e organolettiche, la materia prima utilizzata per la produzione di 'Pomodoro pelato di Napoli', ha un prezzo maggiore rispetto alle altre varietà".

Poi viene tutto il procedimento per mantenere intatte le caratteristiche morfologiche e organolettiche iniziali. "Le valutazioni chimico-fisiche della materia prima impiegata e del prodotto  finito ottenuto ci dimostrano che, con un adeguato processo di trasformazione, i valori restano molto vicini a quelli del pomodoro non trasformato". È a questo punto che si specifica il "forte legame con Napoli", inquadrandolo storicamente: "Questo legame si evidenzia nell'uso consolidato nel tempo di tale denominazione come dimostrato da etichette storiche utilizzate da diversi produttori su scatole spesso spedite oltre Oceano (Pianeta Rosso, 1997 e 1999 - Giovanni Pacifico editore) e da etichette attualmente in uso. Infatti, è a Napoli che, dalla seconda  metà del 1700, si diffuse tra la  popolazione l'utilizzo del pomodoro pelato nelle preparazioni culinarie. Ovviamente Napoli è da intendersi non solo come città ma come simbolo del Mezzogiorno d'Italia e delle potenzialità che esso racchiude e come una filosofia e uno stile di vita tipico delle regioni del bacino del Centro Sud. Basti  pensare che dovunque nel mondo, volendo parlare del Mezzogiorno d'Italia, si fa riferimento a Napoli".

L'opposizione deve essere adeguatamente documentata e comprovare chiaramente una tesi. Può dimostrare la mancata osservanza delle condizioni sancite dall'Unione Europea e che ad esempio l'Igp in questione non soddisfi i requisiti in materia di origine del prodotto o risulti troppo generico. L'opposizione è ricevibile anche nel caso dimostri che la registrazione del nome  proposto danneggia l'esistenza di un nome omonimo o parzialmente omonimo o di un marchio, oppure l'esistenza di prodotti che si trovano legalmente sul mercato da almeno cinque anni. È sufficiente anche fornire "elementi sulla cui base si può concludere che il nome di cui si chiede la registrazione è un termine generico".

Genericità e storicità potrebbero essere il tallone d'Achille della domanda, assieme al vulnus della provenienza: "Da quello che è stato pubblicato come Coldiretti Foggia e Puglia - conclude Pilati - scopriamo che hanno fatto un Igp del pomodoro pelato ma da quello che noi vediamo nessuno si è preso la briga di capire da dove arriva questo pomodoro".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La Campania cambia i connotati all'oro rosso foggiano: sì del ministero all'Igp di Napoli, la Puglia ha due mesi per opporsi

FoggiaToday è in caricamento