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La sosta tariffata è una zavorra: solo rogne e zero utili. Ataf medita di sbolognarla al Comune di Foggia

La bozza di revisione del piano della sosta non convince in Commissione Bilancio, ma senza aumenti l'azienda non riuscirà a far quadrare i conti a lungo. E anche l'amministrazione sarà chiamata a valutare l'eventuale opportunità di esternalizzare il servizio

La sosta tariffata è una zavorra per l'Ataf. Solo rogne e zero utili. E così mediterebbe di scaricarla al Comune di Foggia. Soprattutto se non si procedesse alla razionalizzazione dei costi prevista dal nuovo piano della sosta, ancora in versione di bozza. E viste le prime resistenze incontrate in commissione Bilancio, potrebbe avere una gestazione piuttosto travagliata. Ribaltando il discorso, il Comune potrebbe anche rendersi conto che mantenere il servizio in house non conviene.

"La proprietà, o meglio, il concedente, deve fare una valutazione di convenienza del servizio a fronte della esternalizzazione. Anche per il concessionario vi deve essere una convenienza, con un bilanciamento degli interessi reciproci", per usare le parole del presidente Giandonato La Salandra. Oggi il Comune incassa qualcosa come il 4%, percentuale che con tutta probabilità dovrà rivedere.

Basta guardare il dettaglio mensile dei proventi e dei costi e fare due calcoli alla femminina per rendersi conto che le strisce blu non producono utili all'azienda del trasporto pubblico locale e, anzi, li erodono. I contratti con Apcoa, la società incaricata del controllo delle aree di sosta a pagamento con gli ausiliari del traffico, e Cosmopol, che si occupa dei servizi di trasporto valori e dello svuotamento dei parcometri, costano più di 147mila euro al mese. A gennaio, Ataf ha incassato dalla sosta poco più di 142mila euro, e già le è andata bene, perché nel 2020 gli incassi, com'era ipotizzabile vista la pandemia, sono stati i più bassi degli ultimi 9 anni: 1.300.000 euro circa, che diviso 12 fa 108mila euro circa. L'anno prima avevano superato i 2 milioni, e mediamente si viaggia su questa cifra.

Peraltro, se nei parcheggi interrati e coperti Ataf utilizzasse il proprio personale non idoneo alla guida ma adibito alle attività di guardiania e custodia del patrimonio aziendale non dovrebbe pagare Apcoa.

L'affidamento quinquennale della gestione della sosta a pagamento è scaduto a dicembre e prosegue in regime di proroga fino al 30 aprile. Ma se è per questo, non si sa nemmeno che ne sarà del servizio dei trasporti, se resterà o meno in house.

Negli ultimi 3-4 anni la città ha subito una serie di modificazioni. Ataf ha perso qualcosa come 3mila stalli, senza che fosse applicato il principio di compensazione. Basti pensare all'area dell'ospedale ceduta al Policlinico, alle piste ciclabili che hanno cancellato i parcheggi e all'isola pedonale.

E intanto cambia anche il mondo e la rivoluzione ibrida arriva a Foggia: solo nell'ultimo anno sarebbero stati venduti 500 veicoli in più con questa tecnologia. La sosta è gratuita per gli autoveicoli elettrici e quelli ibridi. L'Ataf per quelle auto rilascia un permesso gratuito di durata annuale. E ci rimette, perché quel talloncino le costa quasi 5 euro.

Da via di Motta della Regina è partita una prima bozza di revisione complessiva del piano della sosta. Il presidente Giandonato La Salandra è stato chiamato ad illustrarla nel corso di un'audizione, sollecitata dal consigliere Pasquale Rignanese, in seconda Commissione, il 17 febbraio scorso.

È proprio da una frase pronunciata in quella sede che si evince come farebbe volentieri a meno di quel servizio: "Io non sono innamorato della gestione della sosta, sono un'azienda che produce chilometri e non strisce blu", ha detto lapidario.

Nel documento trasmesso all'Ufficio Partecipate con annessa cartografia, si propone, prima di tutto, di ampliare le aree della sosta tariffata. La Salandra ha mappato alcune strade per le nuove strisce blu. È in attesa di un riscontro tecnico per stilare un business plan. In termini di produttività, il numero uno di Ataf sa bene che le nuove strisce non frutteranno mai quanto quelle perse in centro.

È stata immaginata anche una riforma dei costi. "È una razionalizzazione dei costi sul modello delle altre città, e in linea con la filosofia del trasporto pubblico che prova a disincentivare l'utilizzo del mezzo privato nelle aree centrali". La tariffa oraria aumenterebbe da 1 a 1,50 euro in centro, e sarebbe ridotta a 70 centesimi nelle aree dei servizi, come quella del tribunale. Il permesso per la prima auto, oggi a 25 euro ("una miseria") passerebbe a 75 euro. È compreso anche un costo di gestione della pratica per le macchine ibride. "Non sono numeri dogmatici", ha precisato il presidente La Salandra. Ma già non piacciono a una prima lettura di alcuni consiglieri della Commissione.

"Noi nel nostro programma - ha osservato il consigliere Rignanese riferendosi a quello del centrodestra - avevamo detto ben altro". Intende che si era parlato di abbassare i costi e non di mettere ulteriormente le mani nelle tasche dei cittadini. "Bisognerà rivedere questo piano, studiarlo meglio, non si devono prevedere assolutamente questi aumenti". Irricevibile per lui un rincaro del triplo del costo della prima auto.

"Penso che quando si fa l'amministratore bisogna avere anche la maturità e la consapevolezza di adeguare le esigenze dell'amministrazione ai tempi che corrono", ha replicato La Salandra un po' piccato. Porta l'esempio di Bari, come aveva già fatto in passato: in centro il parcheggio si paga due euro, nella zona del tribunale 50 centesimi.

"Se non c'è la convenienza economica - dirà poi - i primi a bocciare la concessione all'Ataf probabilmente saranno i revisori dei conti". Il dibattito si è un po' animato quando il consigliere Rignanese ha suggerito di puntare sul telecontrollo dei parcometri per ottimizzare gli incassi e ha rievocato i tempi di Mazzamurro, amministratore unico ai tempi di Mongelli, ricordando che nel 2012 l'Ataf registrò un incasso notevole. Apriti cielo. "La domanda sarebbe: come mai è venuto meno il modello Mazamurro?", ha replicato La Salandra. Osservando la discussione, viene da pensare che rifletta anche le relazioni politiche tra i due: La Salandra, che in questo caso si esprime da manager e non da politico, è anche il coordinatore provinciale di Fratelli d'Italia, Rignanese appartiene al nuovo gruppo dei Popolari Pugliesi, e non è un mistero che ultimamente i rapporti politici non siano poi così distesi e idilliaci.   

L'impressione, comunque, è che perverranno diverse osservazioni alla bozza e che potrebbe essere pesantemente rimaneggiata. A guardare i conti, però, la sosta tariffata non sembra un business ma un'altra bella gatta da pelare. 

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