Grano sempre più giù: "Calo della semola segnale positivo, ora si abbassi il prezzo della pasta”
Le organizzazioni agricole si presentano alla Borsa merci di Foggia: "Abbiamo provato a fornire una fotografia reale del mercato"
Occhi puntati sulla Borsa merci di Foggia oggi, dopo la seduta precedente disertata dalle organizzazioni agricole e la mancata quotazione del grano duro. Coldiretti, Cia e Confagricoltura si sono presentate alla Camera di Commercio. Il listino segna tra i 50,5 euro e i 51 euro al quintale per il fino, più o meno in linea con la piazza di Bari che, nella rilevazione di ieri, continuava ad evidenziare un trend negativo, per quanto la variazione fosse meno significativa rispetto alla settimana precedente, quando il grano duro aveva perso 4,5 euro al quintale. L’ulteriore ribasso di un euro ha fatto scendere il prezzo a un massimo di 51,5 euro al quintale. Anche grano duro canadese e spagnolo sono in calo, ma reggono ancora, rispettivamente fino a 55,1 euro e 57,5 euro al quintale.
Rispetto a due settimane fa, il prezzo che arriva dalla Cittadella dell’economia del capoluogo dauno, nel cuore del granaio d’Italia, crolla di oltre 5 euro. “Il listino risponde, più o meno, al prezzo di mercato. Era chiaro che la quotazione sarebbe scesa – afferma il presidente di Cia Capitanata, Angelo Miano – La cosa che non capiscono, purtroppo, soprattutto i mugnai, è che se vogliamo mantenere la filiera del grano duro italiano, dobbiamo mantenere anche il prezzo, perché se ammazziamo gli agricoltori e compriamo il grano spagnolo a 57,50 forse qualcosa non funziona. Significa voler fare speculazione sul grano italiano, che è quello che dà l’etichetta e la tracciabilità, perché ora con la Cun e la registrazione all’ingresso e all’uscita dei grani italiani avranno qualche problemino a nazionalizzare i grani esteri”. Nel caso non si fossero presentate le organizzazioni di categoria, l’Osservatorio prezzi avrebbe proceduto ugualmente alla rilevazione, come prevede il regolamento. I vertici nazionale della Cia erano d’accordo su un’eventuale ulteriore astensione, “perché non si può demolire così il prodotto italiano”, conclude Miano.
Prezzo sempre più basso “rispetto ai costi sostenuti quest’anno, inizia a non rendere giustizia”, afferma il presidente di Confagricoltura Foggia Filippo Schiavone. “Visto anche quello che è accaduto sulle altre Borse, scese anche più di noi, abbiamo fornito una fotografia reale del mercato. Non c’erano spiragli, evidentemente, per fare di meglio”. Le contrattazioni della settimana sono quelle e non ci sono margini.
“C’è un segnale positivo che è la diminuzione della semola”, osserva il direttore provinciale Coldiretti Foggia, Marino Pilati. “A questo punto, chiediamo anche che diminuisca il prezzo della pasta per i consumatori, perché a cascata l’andamento deve essere proporzionale all’interno di tutta la filiera”. L’interrogativo della parte agricola è molto semplice: “Perché c’è la disponibilità a pagare il grano straniero fino a 58 euro e non c’è disponibilità a pagare il grano italiano più di 51 euro? Questa è la domanda che ci poniamo – afferma Pilati - Sicuramente, così, non copriamo i costi di produzione. L’unica soluzione per ovviare a questi andamenti altalenanti del mercato è rappresentata dai contratti di filiera – conclude - È lì la chiave di tutto”.