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Economia

La nuova sfida Maurizio, il 33enne tornato a Foggia per rilanciarsi con 'Bosco Ecopet': "Produco articoli per cani ricavati dal riciclo della mela"

Maurizio Mazzocchi è un ragazzo foggiano di 33 anni. Ha aperto una start-up, Bosco Ecopet, che produce articoli per cani ricavati dal riciclo della mela realizzati a Foggia e venduti on line

"I tre mesi di lockdown hanno rappresentato la spinta per tornare nella mia città. Erano anni che pensavo di rientrare, ma senza un progetto da coltivare, sarebbe stato più complesso. Tornato a Foggia, ho avuto modo di ragionare sul progetto e svilupparlo". Maurizio Mazzocchi è un ragazzo foggiano di 33 anni.

Trasferitosi a Milano subito dopo la maturità, si è laureato in scienze del turismo e sviluppo del territorio locale. In dodici anni ha riempito il curriculum e la propria esistenza di competenze ed esperienze, tra stage in aziende di lusso, un anno di Erasmus in Spagna, quattro mesi a San Francisco per perfezionare la lingua inglese, master in economia e management e un ruolo di assistente manager presso un ristorante milanese. "Ma la pandemia mi ha tagliato le gambe, ho perso il lavoro e ho dovuto reinventarmi. Tuttavia, non tutti i mali vengono per nuocere". 

Ed è proprio così. I tre mesi di chiusura forzata in compagnia del suo cane sono stati determinanti e hanno spinto Maurizio a decidere di fare il passo decisivo. Ovvero, aprire una start up, Bosco Ecopet, che produce articoli per cani ricavati dal riciclo della mela: "La pandemia ci ha lanciato un segnale, ci ha fatto capire che c'è qualcosa che non va nel modo in cui viviamo e in cui produciamo. Ho pensato di fare qualcosa di innovativo che riguardasse il mondo del pet, anche perché i numeri nel mercato sono in continua espansione, soprattutto negli Stati Uniti. Numeri che, di conseguenza, arriveranno presto anche in Europa e in Italia. Mi sono domandato: quanto inquina il mercato degli animali domestici? La risposta è "tanto". Dal food agli accessori, molti sono fatti ancora in pelle di animale, altri in ecopelle o nylon, prodotti sì vegani, ma non tutti sostenibili. Un prodotto di origine non animale può andare bene solo se è sostenibile. Il nylon, per esempio non lo è". 

La riflessione ha condotto il giovane foggiano a fare ricerche sull'economia circolare e sulla possibilità di ridar vita a prodotti ormai finiti: "Ho iniziato a vedere che c'è un mercato nuovo, in crescita e soprattutto sostenibile, che è quello degli accessori per gli esseri umani (borse, scarpe). E ho pensato che si potesse fare qualcosa di simile per il mondo animale. Ho scelto la mela, perché il progetto circolare prevede il recupero della buccia dagli scarti utilizzati per fare i succhi di frutta. Anziché smaltirli, viene data loro una nuova vita. Ed è così che nasce la pelle di mela".

Dalla pelle di mela sono nati i primi articoli dedicati agli animali domestici, dai collari ai portasacchetti fino ai portabiscotti: "Per ora sono pensati solo per i cani di taglia piccola. Sono in corso dei test in laboratorio sulla forza-peso per poter realizzare collari, guinzagli e altri accessori anche per i cani più grandi. Più avanti penseremo ad articoli più grandi, come gli zaini. Ovviamente è tutto realizzato a mano, qui a Foggia".

A fare in modo che l'idea di Maurizio si abbracciasse alla concretezzza, è stato un artigiano foggiano, Giandonato Totaro. L'accoppiamento di idee e competenze ha generato anche l'unione di un lavoro tradizionale con l'innovazione: "Solo così siamo riusciti a creare questa collezione. Questo progetto è anche un modo per ricreare il punto di vista dell’artigianato, settore che negli ultimi tempi è stato un po' accantonato. Anche il fatto stesso di riprendere una tradizione artigianale con una innovazione del genere è stato il plus che ci ha spinto e ha accelerato l’uscita sul mercato. Devo ringraziarlo perché ha avuto il coraggio di sposare un progetto così particolare. Quella di mela è una pelle nuova che va conosciuta in tutti i suoi particolari, ha degli aspetti diversi rispetto alla pelle tradizionale", spiega Mazzocchi a FoggiaToday. 

Al momento, gli articoli possono essere acquistati sul sito di Bosco Ecopet, ma nel futuro c'è anche l'obiettivo di allargarsi alla vendita offline: "Per ora la vendita è solo online. Parliamo di pezzi realizzati a mano, di conseguenza non riusciamo a supportare grossi numeri. Un po' per questo, un po' per rispettare il principio della sostenibilità. Non ha senso sovrapprodurre, ma preferiamo scaglionare piccoli pezzi per dare al cliente la possibilità di preordinari. Dopo di che ricominciamo la produzione". 

Le prime vendite sono partite da poco, ma è sempre più crescente la curiosità delle persone, sia per quel che concerne il principio della sostenibilità, che i risvolti sociali: la piccola azienda, infatti, ha aderito come partner al progetto di riforestazione 'Onetreeplanted': "Per ogni ordine ricevuto, facciamo una piccola donazione per la piantumazione di un albero in California e in Africa". Ma c'è anche dell'altro: "Regaliamo a tutti i clienti una cartolina fatta di carta piantabile, un modo per sopperire all'emissione di Co2 dovuta al trasporto. Chi riceve l'articolo può piantare questa cartolina e vedere crescere un fiore di campo". 

Il progetto di Maurizio ha anche lo scopo di valorizzare l'artigianato e dare una scossa all'economia locale: "È vero, siamo piccolissimi, ma uno dei nostri obiettivi è coinvolgere l'artigianato locale e collaborando con le altre attività. Inizialmente pensiamo di individuare i pet-shop più green, poi proveremo a entrare in un mercato spinoso, ma ambizioso. Perché la gente deve avere la possibilità di scegliere non solo in base al prezzo, ma soprattutto in base alla qualità". 

Accanto agli obiettivi succitati, c'è anche quello di far crescere l'attività: "È normale che tra gli obiettivi ci sia anche quello di far sviluppare l'azienda, in modo tale da poter assumere anche del personale. È uno degli auguri che ci facciamo".

La pandemia ha accelerato i tempi di una scelta, quella di tornare nel proprio territorio di origine, che Maurizio covava da tempo: "La prima cosa che si pensa, una volta terminata la scuola, è andare via. È capitato anche a me. C'è questo retaggio culturale innescato all'interno della generazione precedente alla nostra, che viene tramandata a voce e nei fatti. Ma la realtà è che questo territorio offre tantissimo, il problema è di chi lo gestisce e fa le scelte", puntualizza Mazzocchi. 

"Penso che un periodo fuori sia utile, per fare esperienza, toccare altre realtà con mano, capire certe cose e poi cercare di riprodurle nel proprio territorio. Tuttavia, credo sia fondamentale fare rete, in tutti gli ambiti. Altrimenti perdiamo tutti. Dal turismo all'industria, passando per l'agricoltura e il rapporto università-aziende, se non si fa rete in maniera strutturata e comunicata bene, è normale poi formulare il pensiero che questo territorio non abbia nulla da offrire. Bisognerebbe anche cercare di iniziare a vedere le cose con un occhio diverso, ma qui manca troppo la cultura del rischio. Io ho pensato migliaia di volte ai rischi legati a questo progetto, ma ho deciso di andare avanti per sentirmi vivo. Ho fatto anche lavori da impiegato, con un contratto indeterminato, ma non era appagante. Magari per altri lo è, legittimamante. Ma serve lanciare ai giovani un messaggio di positività, un invito a rischiare".

"Il tuo diploma in fallimento è una laurea per reagire", recita un famoso brano ('Non è per sempre') degli Afterhours. Mai frase è così appropriata per spiegare il punto di vista di Maurizio: "Se fallisci non è per sempre. Il fallimento è un messaggio per ricominciare con le spalle un po' più forti. La vità è così. Il lockdown per me è stata una occasione, ma avrebbe potuto esserlo anche per il Sud. Lo scorso anno si è parlato di South Working, ma che cosa è stato fatto realmente per cercare di trattenere i ragazzi qui? E poi, credo che sia giunto il momento di incentivare l'uso del digitale, che per il nostro territorio è vitale. Attraverso il digitale arrivi in tutto il mondo, non c'è più la scusa di dover per forza andare a Milano per lavorare. Un lavoro lo si può creare anche online. Il digitale è il futuro oltre che già il presente, è un nuovo modo di fare impresa ovunque tu voglia. Esistono un sacco di aziende, per esempio, che palesano difficoltà con la comunicazione online, o con l'uso della lingua inglese. Quanti di noi, attraverso le competenze acquisite, potremmo dare una mano a queste aziende a comunicare e ad arrivare dove si vorrebbe? Purtroppo, però, sembra che il digitale stia passando un po' inosservato". 

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