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Energas: ecco la risposta della Commissione Europea

Il riscontro ricevuto dalla Commissione Europea Ambiente sulla questione Energas, oggetto di un referendum che ha visto trionfare il ‘no’ all’impianto Gpl, apre all’introduzione di specifiche misure di tutela delle ZSC. Questa la nota inviata dal Comune di Manfredonia

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di FoggiaToday

C’è stato un momento, sul finire dello scorso novembre, durante il quale la nostra città è tornata a parlare della vicenda che la veda contrapposta al progetto di insediamento, in loco, del più grosso deposito di GPL in Europa. La ragione del rinnovato interesse risiedeva nel viaggio verso Bruxelles del sindaco Angelo Riccardi e del dirigente Antonello Antonicelli, per consegnare una denuncia, di presunta violazione delle norme comunitarie (Direttiva 92/43/CEE), alla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea.

La denuncia ha fatto sorridere qualcuno che lamentava l’esiguità, in termini di pagine, della segnalazione effettuata. Se costoro si fossero informati, avrebbero scoperto che esistono modalità precise per presentare denuncia alla Commissione Europea ed esiste un modulo di denuncia standard, che occorre utilizzare per spiegare il problema e non per mostrare quanto si è bravi a scrivere.

La scarsa cognizione di causa di taluni, quindi, ha portato a congetture astruse, forzate ed inverosimili. Sarebbe opportuno riprendere le fila di una questione che è ancora in divenire e che si è arricchita del riscontro fornito da Ion Codescu, capo dell’Unità 1 – Implementazione Ambientale. Sul finire del dicembre scorso, Angelo Riccardi ha ricevuto una prima, importante, risposta al riguardo della presunta violazione della Direttiva Habitat segnalata dal nostro Comune.

La comunicazione della Città di Manfredonia indirizzata alla Commissione Europea, con riferimento Ares(2016)6531403, è stata analizzata con cura e, nella nota inviata il 19 dicembre scorso alla municipalità sipontina, si approfondisce il merito della questione, sia esso procedimentale che di merito. Per quanto concerne la ‘questione regolamentare’, la Commissione, nel dare atto che il Comune ha alimentato la propria contrarietà con ricorso al TAR di Bari, si riporta ad una regola procedurale secondo la quale si archiviano le indagini quando vi è un ricorso pendente.

La ‘questione di merito’, invece, vede già un dialogo attivo, tra la Commissione Europea e le autorità nazionali, circa le misure di protezione della Rete Natura 2000. In tale contesto, il SIC “Valloni e steppe pedegarganiche” risulta coperto dalla procedura di infrazione comunitaria n. 2015/2163, per la quale risulta necessario utilizzare tutte le misure di conservazione degli habitat naturali che la Commissione si riserva di adottare.

E’ da evidenziare, innanzitutto, l’immediatezza del riscontro della Commissione, che palesa l’attenzione che l’Unione Europea rivolge agli Stati membri ed alle Amministrazioni periferiche. Il riscontro sancisce, inoltre, che il caso è all’attenzione giuridica ed amministrativa delle massime autorità, perciò ogni passo successivo dovrà essere valutato in tale ottica. Sotto il profilo procedimentale, occorre prendere atto dell’impossibilità di interventi da parte della Commissione, riservandosi, però, ogni ulteriore valutazione all’esito dei contenziosi promossi dalla Città di Manfredonia e dalla LIPU.

E’ rilevante, sotto il profilo del merito, il fatto che Ion Codescu scriva che la Commissione è al corrente del fatto che ci sono varie lacune e inefficienze nel sistema per la protezione della Rete Natura 2000 e, pertanto, abbiamo già inviato una serie di raccomandazioni all’Italia”.

Concludendo, la Commissione apre alla possibilità che vengano introdotte specifiche misure di tutela degli habitat esistenti, nell’ambito del procedimento di designazione delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC), rimettendo alla Regione Puglia “l’elaborazione delle misure di conservazione del sito (Santo Spiriticchio, NdR), considerando gli impatti pregressi, presenti e futuri sulle attività ricadenti nel SIC, nonché l’eventuale degrado/sottrazione degli habitat naturali e degli habitat di specie causato da tali attività”. Una possibilità che appare concreta e immediata, ancor più alla luce della procedura di infrazione comunitaria summenzionata, che impone all’Italia di agire con celerità alla definizione delle ZSC. Si attende, perciò, la Conferenza di servizi decisoria al Ministero dello Sviluppo Economico.

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